No, il frullatore no
Non può essere vero. E “rimborso frullatore per ministro” è la prova che si tratta di un esercizio retorico à la page, che celebra la moda degli elenchi applicandola ai libri contabili. Le spese segnate nel computer di Diego Anemone sono una di quelle cose scintillanti alla Nick Hornby, corredate da lunghe digressioni sul confronto tra un semplice frullatore e un vero robot da cucina, non vere elargizioni fatte a favore di ministri, cardinali, parenti di ministri, monsignori.
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Non può essere vero. E “rimborso frullatore per ministro” è la prova che si tratta di un esercizio retorico à la page, che celebra la moda degli elenchi applicandola ai libri contabili. Le spese segnate nel computer di Diego Anemone sono una di quelle cose scintillanti alla Nick Hornby, corredate da lunghe digressioni sul confronto tra un semplice frullatore e un vero robot da cucina, non vere elargizioni fatte a favore di ministri, cardinali, parenti di ministri, monsignori, capi della Protezione civile, perché “terra per vasi” non è umanamente concepibile, nemmeno se la terra fosse stata acquistata all'insaputa del vaso, nemmeno se il frullatore fosse stato un regalo di Natale (regalare un frullatore a Natale a chiunque è equivalente in tristezza a impacchettare un ferro da stiro alla moglie per l'anniversario di matrimonio). “Riparazione tivù”, “bollino blu del controllo dei gas di scarico dell'auto”, “bolletta Acea”, “rinnovo patente”, “lavanderia”, “ricarica telefonino” sono elemosine talmente dissennate da essere di certo il frutto di una meticolosa parodia, di uno spirito brillante, di una volontà di rendere omaggio a Fabio Fazio e a “Vieni via con me” e di rendere poetici e interessanti anche noiosi file compilativi. Quella segretaria romanziera, autrice delle liste, butterà Giampaolo Pansa fuori dal primo posto nella classifica dei libri più venduti.
Anche “torta pranzo monsignore” (ventitré euro, quindi nemmeno una gran torta) è evidentemente un richiamo al film di Nanni Moretti, una citazione cinematografica, una riflessione sofisticata sul senso di inadeguatezza di fronte al potere (del resto davanti a “Habemus Papam” molti spettatori attenti si sono tormentati su come avesse fatto Michel Piccoli a pagare l'albergo in cui si era nascosto dopo la fuga: aveva con sé la carta di credito? I contanti? Conosceva Anemone?). E' un elenco talmente pieno di spunti fantasiosi (come è possibile farsi pagare ventitré centesimi di euro di allaccio del gas?) che viene immediatamente voglia di stenderne un altro, liberamente ispirato allo skipass per l'inverno e al frullatore (sempre primo al traguardo dell'incredulità).
Frullatore per ministro, cento euro, centrifuga per viceministro, sessantanove euro, minipimer per sottosegretario, trentasette euro, spremiagrumi per povero usciere, otto euro e cinquanta. Bolletta Acea per capo della Protezione civile, centoquarantotto euro, torcia elettrica per capogruppo, nove euro, set di candele non profumate per semplice onorevole, cinque euro. Vacanze a Marilleva per pezzo grosso, ventimila euro, weekend a Abano Terme per portavoce, trecento euro, gita di un giorno a Volterra con pranzo al sacco e vendita di pentole sul pullman per portaborse, dodici euro (partenza alle sei del mattino fino a esaurimento posti). Multe pagate al braccio destro, trecentocinquantasei euro, gratta e parcheggia al nipote del braccio destro, dieci euro, biglietto del tram al cugino di terzo grado del braccio destro, 1 euro. Conto del meccanico per il cerimoniere, tremiladuecentocinquanta euro, bicicletta di seconda mano per prelato generico, ottanta euro, gioco da tavola “Il Meccano” per il capo dei chierichetti, ventidue euro. Il valore letterario di quella lista è comunque inarrivabile, ma se è vero che la vita supera l'arte, qui si preferirebbe la superasse a nostra insaputa.
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