Il fondatore della musica pirata si ricrede: c'è un futuro per le major
Sean Parker, colui che con Napster ha assassinato dieci anni fa l'industria discografica, si è pentito e adesso vuole salvare le major. Naturalmente facendo soldi. Intervistato dal Financial Times a margine di un incontro dell'EG8 di Parigi – il summit internettiano voluto fortemente da Sarkozy –, Parker racconta che “l'industria discografica ha ormai raggiunto il suo punto più basso, e non c'è settore di mercato che abbia subito una distruzione di valore così ampia negli ultimi dieci anni”.
Sean Parker, colui che con Napster ha assassinato dieci anni fa l'industria discografica, si è pentito e adesso vuole salvare le major. Naturalmente facendo soldi. Intervistato dal Financial Times a margine di un incontro dell'EG8 di Parigi – il summit internettiano voluto fortemente da Sarkozy –, Parker racconta che “l'industria discografica ha ormai raggiunto il suo punto più basso, e non c'è settore di mercato che abbia subito una distruzione di valore così ampia negli ultimi dieci anni”. L'intero business musicale, secondo Parker, varrebbe oggi 12 miliardi di dollari, contro i 45 miliardi di un decennio fa. In parte è proprio colpa sua, perché con l'invenzione di Napster, nel 1999, inflisse un colpo decisivo all'industria del settore. Lui aveva 19 anni (oggi ne ha 32) quando Napster cambiò le regole della musica con un programma “peer to peer” per scambiarsi gratuitamente canzoni in formato mp3. Nel 2001 la magistratura impose la chiusura del sito, ma la musica non fu più la stessa, le vendite di cd crollarono per sempre, la lotta alla pirateria e ai download illegali diventò defatigante almeno come quella ad al Qaida.
L'unico modo di tornare a far soldi con le note è stato iTunes, quello inventato dalla Apple di Steve Jobs. Ma secondo Parker quello di scaricare a pagamento canzoni poi trasferibili su tutta la galassia mobile (cellulari, iPad, iPod e computer) non è la risposta.
Il futuro è altrove: è nel passato. Parker qualche mese fa ha tentato di entrare nella cordata che ha rilevato (per 3,3 miliardi di dollari) Warner Music (l'etichetta di Madonna, ma anche di Phil Collins e dei Red Hot Chili Peppers). Perché, dice, “d'ora in avanti il catalogo è tutto”, e il futuro non è iTunes ma Spotify, l'azienda britannica fondata nel 2006 che permette di ascoltare gratuitamente un catalogo infinito di canzoni, intervallate da interruzioni pubblicitarie, oppure senza pubblicità ma a pagamento (e pagando si può anche trasferire la musica su iPod e dispositivi mobili). Con Spotify (in cui ha investito 15 milioni di dollari tramite la sua holding Founders Fund) adesso Parker dice di voler “terminare il lavoro fatto con Napster”, e cambiare un'altra volta il sistema. Questa volta grazie ai social network.
Secondo la rivista Forbes, entro 15 giorni gli utenti di Facebook potrebbero ritrovarsi l'icona di Spotify sul proprio wall e accedere così alla libreria di 10 milioni di titoli musicali gratuiti. Da ascoltare da soli o in simultanea con gli amici. Il servizio dovrebbe chiamarsi Facebook Music o Spotify on Facebook e sarà attivo in tutti i paesi in cui è presente Spotify (Finlandia, Francia, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia e Gran Bretagna). Con questo sistema Facebook potrebbe spazzare via dal mercato altri siti musicarelli come MySpace e Ping, e infliggere un colpo a You Tube. E per Parker si tratterebbe dell'ennesima nemesi, anche finanziaria.
“Un milione di dollari non è cool, un miliardo è cool” dice il suo personaggio, interpretato da Justin Timberlake, nel film tormentone “The Social Network”, che ha raccontato la saga di Facebook e ha fissato definitivamente Parker nell'immaginario collettivo come genio e sregolatezza (a 14 anni fu arrestato per aver hackerato un sito dell'università, a 19 inventò Napster, nel 2004 diventò azionista e presidente di Facebook, nel 2005 finì in galera per cocaina), avido di denaro e poco incline ai sentimenti. Al Ft adesso dice che il film è una “caricatura, maligna e falsa”. Ma il 22 ottobre scorso al summit dedicato all'hi-tech del Daily Beast, ha spiegato con parole sue il funzionamento di Spotify: “Noi vi diamo gratis tutta la musica che volete. Ma solo sul vostro pc. E quando vi sarete assuefatti, e la vorrete sentire sull'iPod, dovrete pagare. Questa è la soluzione. E a quel punto, we've got you by the balls, vi teniamo per le palle”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano