Che fare, cosa non rifare / 1

Berlusconi ha perso, ma ancora non si sa chi ha vinto

Andrea Marcenaro

Non facciamoci riconoscere, evitiamo di fare la parte dei soliti provinciali. E' successo da noi quello che succede in tutto il mondo, che in tempi di crisi, cioè, i governi le pigliano. Solo che, ecco la nostra amata Italia, il governo qui non c'entra. Non c'è mai entrato. C'entra Berlusconi. Lui. Questo significa che è successo, in effetti, un discreto casino. E' successo che l'unico riferimento certo rimasto agli italiani, ora che Wojtyla non c'è più, e che il presidente della Repubblica è terzo per modo di dire, l'unico rimasto, dicevamo, ha smesso di essere un riferimento.

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    Non facciamoci riconoscere, evitiamo di fare la parte dei soliti provinciali. E' successo da noi quello che succede in tutto il mondo, che in tempi di crisi, cioè, i governi le pigliano. Solo che, ecco la nostra amata Italia, il governo qui non c'entra. Non c'è mai entrato. C'entra Berlusconi. Lui. Questo significa che è successo, in effetti, un discreto casino. E' successo che l'unico riferimento certo rimasto agli italiani, ora che Wojtyla non c'è più, e che il presidente della Repubblica è terzo per modo di dire, l'unico rimasto, dicevamo, ha smesso di essere un riferimento. Per gli italiani, intendo, non solo per noi destri, per tutto il popolo italiano. Anche per chi lo odiava. Due cose erano sicure, da noi. Che non avremmo mai vinto la Champions league e che Berlusconi c'era. La seconda cosa, ora, è saltata. Potevi candidare Einstein a Milano, e Napoleone a Napoli, ma s'è capito (ora) che sarebbe saltata lo stesso. Poi, certo, l'Amor nostro ha dimostrato (anche ora) di non maneggiare la politica e ci si è ficcato con tutte le scarpe, eccetera eccetera. Ma resta un dettaglio. La sostanza è che Berlusconi non solo ha perso, ché di perdere capita a tutti, ma non ci sarà più. Ci sarà forse ancora un presidente del Consiglio più o meno bravo, più o meno abile, e temo il peggio, ma Berlusconi no. E' successo, quindi, che si sa chi ha perso e chi si è perduto, eppure non si sa chi ha vinto. Perché è successo, com'era nell'augurio irresponsabile di qualche deficiente, che l'Italia nostra ultimamente vittoriosa nelle urne sia qualcosa che vagamente ricorda sul serio la piazza Tahrir, o la leggendaria resistenza libica, e peggio mi sento, dove grossi movimenti sono nati e nessuno sa dove porteranno a breve. Tenimme Macario a Milano, 'o Masaniello a Napule, ma nun tenimme ancora 'o compagno Metternìch. L'Italia è orfana e non ne uscirà tanto presto. Non ne uscirà, perché non è facile costruire una nuova classe dirigente affidandosi al nerbo degli ex fascisti, da una parte, e al nerbo degli ex extraparlamentari dall'altra. Si chiama ancora transizione, quella nostra, soltanto con due magagne in più: che si trascina e che sarà peggio di quelle trascorse. Più al ribasso. Pensate, rischiamo di dovercela succhiare con Pier Ferdinando Casini a palazzo Chigi.

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    • Andrea Marcenaro
    • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.