Che fare, cosa non rifare/ 4

Troppe figuracce, doveva finire così. Cambiare canzone

Annalena Benini

Per Milano sono contenta (per Luigi De Magistris è piuttosto difficile essere contenti, anche se, nella confusione dell'entusiasmo, c'è perfino chi lo trova sexy). Era giusto che andasse così: troppe figuracce, troppo spirito di dissoluzione, troppa gente impresentabile, troppo cerone, troppe frasi imbarazzanti sui giudici comunisti e su zingaropoli, e nessun guizzo, un progetto responsabile.

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    Per Milano sono contenta (per Luigi De Magistris è piuttosto difficile essere contenti, anche se, nella confusione dell'entusiasmo, c'è perfino chi lo trova sexy).

    Era giusto che andasse così: troppe figuracce, troppo spirito di dissoluzione, troppa gente impresentabile, troppo cerone, troppe frasi imbarazzanti sui giudici comunisti e su zingaropoli, e nessun guizzo, un progetto responsabile, un sogno, qualcosa di convincente per cui si potesse dire: forza, provate a farcela, non siete così male. Prima c'era gusto nel contrastare, con ironia, l'assalto mediatico, intellettuale, giudiziario, mondano, l'odio antropologico, ci si divertiva a vedere le facce scandalizzate di quelli che annunciavano di lasciare il paese se avesse vinto Berlusconi (Berlusconi vinceva, nessuno partiva), a leggere i commenti sul regime e sulle coscienze addormentate, comprate dalle televisioni, con la certezza che invece stanno tutti con gli occhi aperti e sanno benissimo dove andare.

    Adesso resta poco: un premier rancoroso, che canta sempre la stessa canzone, si fida di se stesso oltre ogni limite ma senza slanci, senza vero coraggio, e una gran quantità di facce sbagliate, rabbiose, arriviste, mostrificate, invecchiate male. Sono andata a sentire Vinicio Capossela all'Auditorium e ho dovuto ascoltare un comizio emotivo prima di ogni canzone, battute da quattro soldi, le solite gravi banalità sul bunga bunga: vorrei poter sentire canzoni ai concerti, vorrei comprare tutti i giornali in edicola senza i commenti feroci di quello dietro di me, vorrei che l'indignazione perenne e l'idea di una resistenza che divide il paese in belli e brutti venisse sostituita da qualcosa di meno idiota.

    Ma non sembra che questo centrodestra (tranne pochi) sia adatto all'impresa. A meno di inventarsi un programma nuovo, gente nuova in grado di stare al mondo, avere un contraddittorio, avere un'idea, comprarsi case col mutuo, non dire cretinate al telefono, non diventare carne da rotocalco. Berlusconi deve cambiare tutto (anche se stesso), perché todo cambia e perché sennò si cambia.

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    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.