Che fare, cosa non rifare/ 17

Una sconfitta figlia di promesse mancate. Giù le imposte, subito

Francesco Forte

Silvio Berlusconi, Pdl e Lega Nord hanno perso perché si sono trovati di fronte a una nuova edizione dell'Ulivo, guidata dal signore coi capelli grigi in doppio petto a Milano e dal giovane belloccio in camicia a Napoli che, pur rappresentando l'ala sinistra sociale estrema e quella giustizialista, danno l'immagine giusta per piacere rispettivamente alle lettrici e ai lettori milanesi del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore e alle mamme e alle giovinette napoletane.

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    Silvio Berlusconi, Pdl e Lega Nord hanno perso perché si sono trovati di fronte a una nuova edizione dell'Ulivo, guidata dal signore coi capelli grigi in doppio petto a Milano e dal giovane belloccio in camicia a Napoli che, pur rappresentando l'ala sinistra sociale estrema e quella giustizialista, danno l'immagine giusta per piacere rispettivamente alle lettrici e ai lettori milanesi del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore e alle mamme e alle giovinette napoletane che gli hanno dato il voto come al cantante prediletto al Festival di Sanremo. Invece il centrodestra ha smesso di far sognare i suoi elettori perché non ha mantenuto le promesse di riduzione delle imposte, smagrimento del governo e deregolamentazione.

    Non basta dire che sindaci come Letizia Moratti, che ha perso il posto immeritatamente (ma poteva essere un po' meno freddina?) non praticherebbero gli aumenti previsti per l'Imu sugli immobili delle aziende, ma il principio che con il federalismo fiscale ci potrebbero essere più tasse locali disorienta. Il fatto che si voti per le province invece che abolirle irrita gli elettori del Pdl ma anche molti della Lega. Il fatto che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, affermi che il tempo attuale è quello della stabilizzazione e del federalismo, e che soltanto nel futuro ci sarà la riforma tributaria, ha disorientato ulteriormente e disamorato l'elettorato. Il pareggio del bilancio al 2014 comporta una deflazione di 5 punti di pil che va controbilanciata con tonici per non deprimere la crescita possibile.

    Un consiglio, dunque: ora smettete di prometterci future riforme tributarie e dei codici fiscali. Tagliate di 5 punti l'aliquota dell'imposta sulle imprese. Abolite l'Irap dividendola in un'addizionale di 4-5 punti all'imposta sulle imprese e in un contributo sanitario, detraibile dall'imponibile di tale tributo. La copertura si può trovare nei numerosi esoneri dell'Iva e nelle pieghe del bilancio. Occorre un segnale sul fronte fiscale, per ridare agli elettori del Pdl e della Lega il sogno d'un paese con meno tasse e d'un governo meno grosso.

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