Che fare, cosa non rifare/ 20
Che serve? Niente candidatura nel 2013 e poi primarie (anche con Fini)
Silvio Berlusconi conosce troppo bene il mondo del calcio per credere davvero che la soluzione migliore per far risorgere una squadra in grossa difficoltà sia quella di mettersi lì a dare una piccola aggiustatina agli schemi di gioco, a spostare un giocatore da una parte all'altra del campo e a urlare ogni giorno ai propri ragazzi che se qui non si vince la colpa è semplicemente dell'arbitro che ha due corna grandi così.
Ogni ora un intervento fogliante e no sulla batosta del Cav.
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Silvio Berlusconi conosce troppo bene il mondo del calcio per credere davvero che la soluzione migliore per far risorgere una squadra in grossa difficoltà sia quella di mettersi lì a dare una piccola aggiustatina agli schemi di gioco, a spostare un giocatore da una parte all'altra del campo e a urlare ogni giorno ai propri ragazzi che se qui non si vince la colpa è semplicemente dell'arbitro che ha due corna grandi così. Certo: quando si perde una partita importante, e soprattutto quando la si perde molto male, è importante dare subito l'impressione di aver capito con prontezza che qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto, e in alcuni casi, è ovvio, può essere anche utile metterci una pezza pescando dal mercato un nuovo centravanti o piazzando in panchina un nuovo allenatore.
Ma alla fine, si sa, se non si prova a fare una vera rivoluzione, e se non si offrono ai propri giocatori le giuste motivazioni per raggiungere gli obiettivi desiderati, si potranno pure vincere un paio di facili partite in casa ma alla prima partita in trasferta, senza una tattica giusta, ti ritroverai sempre lì con le mani nei capelli a chiederti ogni giorno come diavolo si fa a risalire quella classifica dannata. E in questo caso, per uscire dalla metafora calcistica e tornare alla politica, una soluzione per non far affossare la maggioranza, per non far collassare il centrodestra e per non far scazzottare ogni giorno i propri compagni di squadra, in teoria, il Cav.. ce l'avrebbe proprio sotto gli occhi. Una soluzione, per capirci, che prevederebbe tre semplici passaggi.
Passaggio numero uno, ovvio: Berlusconi, da qui al 2013, deve impegnarsi a governare e deve, ovviamente, impegnarsi a farlo molto bene. Passaggio numero due, meno ovvio: per evitare che il centrodestra si ritrovi all'ultimo momento senza una buona candidatura da mettere in campo per sfidare nel 2013 – o quando sarà – il centrosinistra, Berlusconi deve spicciarsi a dire che nel 2013 non sarà lui a presentarsi alle elezioni e deve impegnarsi a convocare già nell'autunno del prossimo anno delle vere primarie per eleggere il candidato premier del centrodestra.
Passaggio numero tre, a questo punto inevitabile: dopo aver annunciato la propria non ricandidatura e dopo aver promosso le primarie, il Cav. – per avere la possibilità di ricompattare davvero tutte le forze moderate del paese – dovrebbe rendere contendibile la premiership a tutti coloro che si sentono ancora in qualche modo tasselli importanti nel mosaico del centrodestra italiano e, oltre che esprimere la sua preferenza per il suo candidato preferito alle primarie, dovrebbe insomma offrire la possibilità di presentarsi ai gazebo non soltanto ai Roberto Formigoni, ai Giulio Tremonti, ai Gianni Alemanno, agli Angelino Alfano ma anche ai Pier Ferdinando Casini e, naturalmente, ai Gianfranco Fini.
E' evidente: sarebbe un modo per lasciare in eredità al paese un vero e moderno partito di centrodestra (una specie di Ppe italiano), sarebbe un modo per costruire un happy ending degno della storia di Berlusconi e sarebbe però soprattutto un modo per dimostrare che il Cav. è perfettamente consapevole del fatto che, in queste condizioni, non basta certo metterci una pezza o gridare arbitro cornuto per sperare davvero di tornare a vincere.
Ogni ora un intervento fogliante e no sulla batosta del Cav.
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