Eurocontese

Così Bruxelles rampogna tutti, non soltanto l'Italia

David Carretta

Wolfgang Schäuble, il ministro tedesco delle Finanze, ha ufficialmente chiesto una ristrutturazione morbida del debito della Grecia. Il modo migliore “per impedire la bancarotta”, ha scritto Schäuble in una lettera a Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, “è uno scambio di titoli che conduca a un prolungamento di sette anni (della scadenza) dei bond greci in circolazione”.

    lI rapporto sugli scenari industriali del Centro Studi di Confindustria rileva che: "Il paese rimane ad alta vocazione industriale, ma l'industria italiana è rimasta schiacciata tra recessione violenta e ripresa lenta".

    Bruxelles. Wolfgang Schäuble, il ministro tedesco delle Finanze, ha ufficialmente chiesto una ristrutturazione morbida del debito della Grecia. Il modo migliore “per impedire la bancarotta”, ha scritto Schäuble in una lettera a Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, “è uno scambio di titoli che conduca a un prolungamento di sette anni (della scadenza) dei bond greci in circolazione”. Ancora una volta, quindi, a pochi giorni da un Consiglio europeo, quello del 24 giugno, decisivo per la zona euro, la Germania tenta di forzare la mano dei partner. In primis della Bce, ostile a ogni ipotesi di ristrutturazione perché – ha spiegato ieri Mario Draghi – comporta “gravi rischi finanziari e macroeconomici”. In sostanza, i guai di Atene sono quelli di tutti, visto che le banche tedesche e francesi sono le più esposte al debito greco.

    Non solo: dalle raccomandazioni economiche pubblicate martedì dalla Commissione emerge che nessuno in Europa può considerarsi al riparo dalla crisi attuale e da quelle future. La reprimenda di Bruxelles, infatti, non ha risparmiato quasi nessuno dei Ventisette. Le raccomandazioni sono “cucite su misura” di ogni stato, ha detto il presidente José Manuel Barroso. Germania, Spagna e Belgio devono riformare il settore bancario. L'innalzamento dell'età pensionabile a 62 anni in Francia non basterà a mettersi al sicuro dall'invecchiamento della popolazione. La Danimarca deve liberalizzare i servizi locali e il commercio. L'Austria ha contributi sociali troppo elevati per i lavoratori dipendenti. La Spagna ha previsioni di crescita e di riduzione del deficit eccessivamente ottimistiche. L'Italia, pur avendo un programma di stabilità “credibile” fino al 2012, si è vista rimproverare l'assenza di dettagli sulla manovra 2013-2014 e di una strategia di crescita per superare le “debolezze strutturali antiche esacerbate dalla crisi”.

    Il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, ha spiegato che esistono tre categorie di paesi. Paradossalmente, i più risparmiati dalle sue critiche sono Grecia, Irlanda e Portogallo. I bailout sono accompagnati da programmi pluriennali di austerità e riforme: Atene, Dublino e Lisbona dovranno solo rispettare alla lettera le riforme dettate da Ue e Fmi.

    Nella seconda categoria ricadono i paesi
    cui sono richieste nuove misure di austerità. Innanzitutto la Spagna, perché Madrid rischia un buco di bilancio inaspettato. Le previsioni di crescita sono state esagerate e molte regioni spagnole “hanno superato i loro obiettivi (di deficit) nel 2010”. La lista delle raccomandazioni a Madrid è lunga: completare le riforme delle pensioni e del mercato del lavoro, risolvere “i problemi creati dal ruolo delle autorità locali nella governance delle banche di risparmio”, liberalizzare le professioni. Anche la situazione di bilancio della Francia, secondo Bruxelles, è preoccupante: “Le traiettorie del deficit e del debito sono circondate da rischi, legati alla possibilità che lo scenario sia meno favorevole”. Tra l'altro, è necessario ridurre le esenzioni fiscali e sociali, che rappresentano l'11 per cento del pil. Non sarà un'impresa facile, tanto più che la Francia è in un anno di elezioni presidenziali e legislative.

    Nella terza categoria ci sono i paesi in apparenza sani, ma soggetti a rischi di medio e lungo periodo. Finlandia e Olanda devono legare l'età pensionabile alle aspettative di vita. La Danimarca deve abolire i prepensionamenti. Ma è la Germania, cassaforte e motore economico della zona euro, a stupire di più per le sue criticità. Sulla riduzione del deficit, è “possibile che i risultati siano meno buoni di quanto previsto, perché alcuni risparmi potrebbero non concretizzarsi”. Berlino farebbe bene ad aprire il mercato del lavoro agli immigrati, perché “la penuria di manodopera rischia di diventare preoccupante”. La Commissione chiede alla Germania di liberalizzare le professioni e il settore ferroviario. Ma il timore immediato maggiore è per le banche. Per preservare la stabilità del settore finanziario è necessaria “una nuova riforma del settore bancario, che comprenda una ristrutturazione delle Landesbanken” – le banche regionali piene di titoli a rischio – e una loro ricapitalizzazione.