Ma Tripoli dov'è? / 8

No, il regime non crolla finché Gheddafi gioca bene la sua “wild card”

Toni Capuozzo

Il momento più teso delle ultime ventiquattro ore è stato un incendio in albergo. Il Rixos ha soltanto due piani, dunque non c'è mai stato da preoccuparsi seriamente, se non fosse per il fatto che le urla nei corridoi e un concitato battere alla porta, qui, alle cinque del mattino, ti lasciano per un momento indeciso se aprire o no, per poi attendere nello spiazzo davanti alla hall l'arrivo dei vigili del fuoco, mentre una colonna di fumo saliva dal tetto.

    Secondo quando si apprende da una fonte Nato, intervistata dalla Cnn che preferisce rimanere anonima, l'Alleanza Atlantica ritiene Gheddafi un obiettivo legittimo. Le dichiarazioni spiegherebbero i bombardamenti quasi quotidiani della Nato nei pressi del bunker del rais a Tripoli. 

    Il momento più teso delle ultime ventiquattro ore è stato un incendio in albergo. Il Rixos ha soltanto due piani, dunque non c'è mai stato da preoccuparsi seriamente, se non fosse per il fatto che le urla nei corridoi e un concitato battere alla porta, qui, alle cinque del mattino, ti lasciano per un momento indeciso se aprire o no, per poi attendere nello spiazzo davanti alla hall l'arrivo dei vigili del fuoco, mentre una colonna di fumo saliva dal tetto. “Assolutamente incidentale”, rassicurava il portavoce del governo, che dorme qui, con tutto l'apparato che gestisce l'informazione. Ma il momento più significativo è stato quando è giunta la notizia dell'attacco, poi respinto, dei lealisti su Misurata, da tre lati e con migliaia di uomini.

    C'è da tener presente che i ribelli, a Misurata, fino a poche ore prima, lamentavano che la Nato li trattenesse fermi sulle loro posizioni, impedendogli un'avanzata su truppe date per fiaccate. E' stata quella, molto più che non il discorso di Gheddafi alla televisione, la risposta al martedì nero di Tripoli: siamo più forti dei vostri missili. Il regime tiene – l'ultima defezione è quella, a Ginevra, del ministro del Lavoro – e l'apparato militare non sembra così demoralizzato.

    Quella che è la forza dell'operazione della Nato – la superiorità nei cieli e la precisione chirurgica delle incursioni – è anche la sua debolezza, se il nemico si rintana, e se la prospettiva è doverlo stanare in una città di due milioni di abitanti, senza sporcarsi le mani, e se non c'è un Bruto che faccia il lavoro sporco. E questa tenuta del regime è la sua wild card, la sua chinati junco, la sua scommessa. Perché ogni giorno che passa di sbriciolamento lento rischia di consegnare non più un blocco politico, sociale e tribale che si sieda, pur mozzo del leader, al tavolo, ma una ragnatela di interessi e destini senza rappresentanza, destinati a ripetere un dopoguerra iracheno di bombe o un quadro somalo di conflitti tribali. La città conserva una sua normalità,  soltanto il traffico si è diradato perché adesso la coda ai distributori di benzina dura sette giorni, ma tutto il resto va.

    L'impatto è psicologico, non materiale: chi può va in Tunisia, e si registrano aborti e parti prematuri. Una rumorosa minoranza continua a manifestare. Un'altra minoranza mormora e spera. La maggioranza non ci esibisce rabbia né altra speranza se non quella che tutto finisca, ma sembra più preoccupata all'idea di una totale caduta della sicurezza, senza Gheddafi. Chi ha vissuto da adulto senza il rais, qui, ha 60 anni, il resto non immagina come possa essere, senza di lui. In albergo è tornata la corrente elettrica, tranne che nei corridoi. Non c'era il caffè, e manca l'acqua, ma non è una gran resistenza. Solo che manca Internet. Dunque non so quando vi arriverà questo pezzo. Sì, lo so che in Italia ci sono altre urgenze, e la liquidazione di Santoro interessa più di quella di Gheddafi. Ma, insomma, quando vi arriverà, vorrà dire che è stata ripristinata la connessione.