Salvate Dario Vergassola (e il suo petardino) dalle femminone tv

Stefano Di Michele

Urge comitato, preme girotondo, s'impone manifestazione, con una sola, perentoria parola d'ordine: “Giù le mani da Dario Vergassola!”. Tutti preoccupati per il buco della Tav, e nessuno che si spenda nella difesa del comico di La Spezia, il più tapino tra i tanti tipini televisivi. Uomo, poi: pettorali niente, altezza berlusconiana, calvizie senza scampo, abitucci da mercatino albanese, occhialini da prof. precario, persino de sinistra – e persino a sinistra, come ieri documentavamo, si esigono ormai pettorali scolpiti e chiappe solide.

    Urge comitato, preme girotondo, s'impone manifestazione, con una sola, perentoria parola d'ordine: “Giù le mani da Dario Vergassola!”. Tutti preoccupati per il buco della Tav, e nessuno che si spenda nella difesa del comico di La Spezia, il più tapino tra i tanti tipini televisivi. Uomo, poi: pettorali niente, altezza berlusconiana, calvizie senza scampo, abitucci da mercatino albanese, occhialini da prof. precario, persino de sinistra – e persino a sinistra, come ieri documentavamo, si esigono ormai pettorali scolpiti e chiappe solide.

    E metteteci poi la fissa per la “gnocca” continuamente sbandierata (“Me la darebbe?”, è lo struggente titolo della sua opera letteraria: la domanda è stata ripetuta, la risposta è stata ripetutamente identica), la pratica segaiola debitamente rivendicata, “io al posto del pisello ho un petardino”. Un uomo così andrebbe degnamente accasato presso i “programmi dell'accesso” o a lodare la qualità dei fagiolini (che ben si abbinano con i pisellini) ad “A come agricoltura”.

    Ma tale è la crudeltà dei tempi, tale la perfidia mediatica, che il povero Vergassola, anziché difeso, nelle vasche dei piranha viene in continuazione gettato. Lui – che “io sto alla figa come un diabetico alla Sacher torte” – finisce sempre piazzato, tipo comodino vicino al comò, accanto a qualche femminone televisivo – eccedenti in altezza, eccedenti in chiacchiere, eccedenti (così la faccenda è impostata) in intelligenza rispetto a Dario il Tapino: ieri Serena Dandini a “Parla con me” su Raitre, oggi Veronica Pivetti a “Fratelli e sorelle d'Italia” su La7. Al Foglio nutriamo una certa apprensione per la sorte di Vergassola, soprattutto per la sua meravigliosa battuta che come poche altre ha saputo fotografare pratica e aspirazione del Cav.: “Mente sapendo di smentire”.

    Perciò – esteticamente rigettato a sinistra, dolorosamente avviato verso l'ammassamento terzopolista (lì si va dai ferraristi agli spatentati) – andrebbe più accortamente salvaguardato. Dopo una vita accucciato accanto al divano della Dandini (“Parla con me”: ma se non sta mai zitta?), a beccarsi annotazioni sulla scarsa rapidità intellettuale e sull'ancor più limitata attività amorosa – a ragionar su Pippa Middleton e dunque perennemente costretto a dribblare dalla Pippa quale regale cognata alla pippa quale reale necessità, “io posso farmi tutte le pippe che voglio”. E adesso, già la Pivetti gli rinfaccia, nientemeno, di non capire la gramsciana “connessione sentimentale” tra eletti ed elettori. “Anch'io scodinzolo e abbaio”, ammise il tenero Dario un giorno. Un uomo così, perennemente molestato e continuamente sottostimato, giusto lì a Palazzo Grazioli troverebbe la sospirata comprensione – tanto sull'altezza, quanto sulla calvizie. Sulla Pippa, però, il Cav. resta concentrato su quella blasonata.