Ma Tripoli dov'è? / 10
La Nato bombarda, ma ora si combatte duro a ovest di Tripoli
Sono successe molte cose, tra la fine e l'inizio della settimana. Il fatto più importante è senza dubbio la battaglia di Zawiyah, una cittadina a cinquanta chilometri a ovest di Tripoli, accanto all'unica raffineria in funzione nella Libia di Muammar Gheddafi. Perché attraverso Zawiyah passa la strada che porta in Tunisia, l'unico cordone ombelicale della Libia verso il mondo, attraverso il quale scorrono fuggitivi e pendolari della benzina, merci legali e contrabbando, giornalisti e tutto il resto.
Tripoli. Sono successe molte cose, tra la fine e l'inizio della settimana. Il fatto più importante è senza dubbio la battaglia di Zawiyah, una cittadina a cinquanta chilometri a ovest di Tripoli, accanto all'unica raffineria in funzione nella Libia di Muammar Gheddafi. Perché attraverso Zawiyah passa la strada che porta in Tunisia, l'unico cordone ombelicale della Libia verso il mondo, attraverso il quale scorrono fuggitivi e pendolari della benzina, merci legali e contrabbando, giornalisti e tutto il resto. Sabato quel flusso è rimasto interrotto, perché i ribelli hanno preso parte della cittadina. Lo sappiamo per certo, avendo verificato di persona il tempo impiegato dal pulmino del ministero dell'Informazione che ogni sabato va e torna dalla frontiera: sabato è tornato che era ormai buio, dopo aver compiuto un lungo giro per strade di campagna.
Zawiyah era stata presa dai ribelli a inizio marzo, e persa due settimane dopo. Stavolta la battaglia è stata improvvisa, e inaspettata. Moussa Ibrahim, il portavoce del governo, ha raccontato che un gruppo di ribelli, cacciati dalle montagne di Nafussah, impossibilitati a scendere a sud, verso il deserto, e bloccati dallo schieramento degli eserciti algerino e tunisino alle frontiere, si è diretto verso la costa, attaccando un check point semisguarnito e occupando un sobborgo della cittadina. Quello su cui entrambe le parti concordano è che i governativi hanno ricevuto rinforzi, probabilmente della brigata Khamis, comandata da uno dei figli di Gheddafi. Secondo Moussa Ibrahim i ribelli sono stati sbaragliati, molti di loro uccisi, molti catturati. I ribelli ammettono che la battaglia è costata tredici morti. Secondo al Jazeera sono stati cento i morti tra le forze governative. Il portavoce del governo ha chiamato a testimonianza la visita guidata di una televisione araba – mentre tutto il resto della stampa internazionale veniva portato da tutt'altra parte, in una campagna in cui era caduto un missile Nato in mezzo agli ulivi – che ha girato alcune immagini nella piazza centrale di Zawiyah, deserta e forse ripulita. Quel che è certo è che oggi la costiera è aperta, ma presidiata da check point uno dopo l'altro.
Perché è importante la battaglia di Zawiyah? Perché dimostra che la ribellione cova anche a ovest, e attorno a Tripoli. Ma testimonia anche che è una ribellione che non riesce a vincere. Moussa Ibrahim maramaldeggia (“se avessero l'appoggio della popolazione, com'è che non vincono, pur aiutati dalla Nato? Ci rimproverate di aver distribuito armi alle tribù… vi pare che un regime isolato e impaurito distribuisca armi ai cittadini?”) ma sfiora il cuore del problema. I bombardamenti non hanno avuto ragione del regime, e, così come sono, difficilmente otterranno di più.
Sembra che sia rimasto ferito, in un'incursione su Tripoli, El Khouwildy el Ahmeildy, consuocero del rais, padre della rivoluzione e signore dell'ovest del paese.
Diciamo che è stato preso un cavallo, nella partita con il rais, che è riapparso in tivù mentre incontrava il presidente russo della federazione internazionale scacchistica. Ma, a meno di uno strike più preciso, o di un colpo di mano interno, c'è una sola escalation possibile dall'alto: bloccare la strada verso la Tunisia e mettere fuori uso l'unica raffineria del paese. Soffocare il regime, ma con esso la sua capitale, e sperare che questo accenda la ribellione. E c'è un solo disimpegno onorevole: rinunciare alle precondizioni, cessate il fuoco ed elezioni con osservatori. Sant'Antonio, protettore anche dei naufraghi, pensaci tu, perché la rotta è persa.
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