La Thailandia scopre la sorella di Thaksin, buona come i “kanom”

Massimo Morello

La signora in rosso indossa un tailleur nero e una camicetta bianca – così appare su Facebook e sui manifesti con scritto: “Pronta a servire il popolo”. Ai comizi si presenta con una t-shirt bianca, dove l'unica nota rossa è un grande 1. Segno che lei, Yingluck Shinawatra, è la candidata numero uno del Pheu Thai Party, “Per i Thai”, alle elezioni thailandesi del 3 luglio. E' la rappresentante di quel movimento dei “rossi” che nel maggio 2010 occuparono il centro di Bangkok nelle manifestazioni concluse con l'intervento dell'esercito e quasi cento morti.

    Bangkok. La signora in rosso indossa un tailleur nero e una camicetta bianca – così appare su Facebook e sui manifesti con scritto: “Pronta a servire il popolo”. Ai comizi si presenta con una t-shirt bianca, dove l'unica nota rossa è un grande 1. Segno che lei, Yingluck Shinawatra, è la candidata numero uno del Pheu Thai Party, “Per i Thai”, alle elezioni thailandesi del 3 luglio. E' la rappresentante di quel movimento dei “rossi” che nel maggio 2010 occuparono il centro di Bangkok nelle manifestazioni concluse con l'intervento dell'esercito e quasi cento morti. Yingluck, soprattutto, è la più giovane degli otto fratelli e sorelle di Thaksin Shinawatra, l'ex premier deposto da un colpo di stato nel 2006, esule a Dubai da dove continua a dirigere e finanziare il partito e il movimento. “Qualcuno dice che l'ho nominata io. Non è vero. Ma si può dire che Yingluck è il mio clone”, ha dichiarato Thaksin. Il termine “clone” in occidente è ambiguo, sinonimo di marionetta. In Asia ha una sfumatura diversa: il senso di Avatar, incarnazione, un essere che ha un corpo diverso ma gli stessi pensieri. Yingluck, quindi, è la sola persona di cui Thaksin può fidarsi come se stesso, l'unica in grado di riportarlo in patria, con un'amnistia che cancellerebbe la condanna per corruzione e le accuse di lesa maestà e terrorismo quale istigatore della rivolta rossa.

    E' Yingluck, 44 anni il 21 giugno,
    sexy in modo discreto, look semplice, con una pettinatura liscia che le incornicia il volto, ben diversa da quella delle dame thai, rappresentanti degli ammart, gli aristocratici, che i rossi considerano naturali avversari. Non è però la “ragazza della porta accanto”, sarebbe un messaggio poco efficace in una cultura pervasa dal principio dell'autorità. Con il suo staff tutto al femminile, sembra piuttosto un'attrice da soap opera nella parte della donna moderna, gentile e forte al tempo stesso, che non nega la sua femminilità, ma non è sottomessa. Non è un caso che Yingluck, sposata e con un figlio, abbia mantenuto il cognome da nubile. “Userò la mia femminilità per lavorare al servizio del popolo”, ripete Yingluck, sottolineando che, se sarà il primo capo di governo donna in Thailandia, il suo essere donna la faciliterà nel compito di riconciliazione nazionale.
    Laureata in scienze politiche, con un master in Amministrazione pubblica negli Stati Uniti, si è fatta strada nelle società dell'impero di Thaksin. Dal 2002 al 2005 è stata presidente della compagnia di telefonia mobile fondata dal fratello, la cui vendita alla Temasek Holdings di Singapore è stata all'origine delle prime proteste contro l'allora primo ministro, accusato di aver frodato il fisco. Quindi è passata a dirigere la SC Asset Corporation, società di sviluppo immobiliare, facendo aumentare il valore delle azioni del 101 per cento, una delle migliori performance del mercato asiatico. Lo stesso successo lo sta ottenendo nei mercati teatro della sua campagna elettorale. Come quello di Ying Charoen, alla periferia di Bangkok. “Ginglà numero uno”, grida la folla che le si accalca attorno in un abbraccio inestricabile, offrendole rose rosse, pronunciando il suo nome nel modo canonizzato dal popolo. Nonostante il caldo, l'umidità, la stanchezza, ha un gesto per tutti e una gestualità perfetta, alternando il wai (segno di saluto e rispetto unendo le mani di fronte al viso) al braccio alzato e le dita aperte nel segno della vittoria. Promette quella lotta alla povertà che aveva trasformato Thaksin nel campione dei diseredati, con metodi che avevano aumentato del 46 per cento il reddito della popolazione più povera ma messo in crisi il bilancio dello stato. Promette quella lotta alla droga che ne aveva ridotto del 25 per cento il traffico, ma causato 2.275 uccisioni extragiudiziarie.

    Il successo di Yingluck ha sorpreso tutti, avversari ed esponenti del suo partito. Alcuni e autorevoli, infatti, erano contrari alla sua candidatura: troppo inesperta, dicevano. Lo stesso Thaksin aveva manifestato qualche dubbio, affermando che, pur capolista, non necessariamente sarebbe stata il premier designato. “Ho paura per lei”, aveva detto, precisando che la posizione di primo ministro l'avrebbe sottoposta a prove feroci e pensando a un'alternativa che potesse soddisfare i “rossi” più accesi. Visti i risultati dei primi sondaggi, si è ricreduto. “Yingluck è buona come i kanom”, dice al Foglio un sorridente sostenitore, riferendosi ai dolcetti di riso adorati dai thai.