Mamme disperate messe alla prova da campi estivi fatti dai Tea Party

Paola Peduzzi

L'estate è l'incubo dei genitori che lavorano, è il momento in cui una madre scopre di essere stata una cretina a riempirsi la bocca con dichiarazioni lette chissà dove sulla bontà delle liberalizzazioni e il-mercato-quanto-è-bello-signora-mia. D'estate una madre è statalista senza se e senza ma, va dicendo che bisogna aumentare le tasse e subito, entro la fine di giugno, perché altrimenti come faranno i comuni, le regioni, lo stato (qualunque cosa voglia dire) a predisporre campi estivi in città?

    L'estate è l'incubo dei genitori che lavorano, è il momento in cui una madre scopre di essere stata una cretina a riempirsi la bocca con dichiarazioni lette chissà dove sulla bontà delle liberalizzazioni e il-mercato-quanto-è-bello-signora-mia. D'estate una madre è statalista senza se e senza ma, va dicendo che bisogna aumentare le tasse e subito, entro la fine di giugno, perché altrimenti come faranno i comuni, le regioni, lo stato (qualunque cosa voglia dire) a predisporre campi estivi in città con piscine e scivoli e campetti da calcio – rigorosamente all'ombra e disinfestati dalle zanzare – per intrattenere i bambini che non partono per le vacanze perché i loro genitori non hanno tre mesi di ferie arretrate? L'alternativa sarebbe che lo stato fornisse case al mare, ma poi ci sarebbero dispute sull'attribuzione dei costi della tata (una casa al mare senza un adulto che ci possa andare con i bimbi è inutile, anche i nonni sono un lusso), e il Tar finirebbe per chiudere.

    Poiché ideologia e vita pratica non sono mai compagne di letto – altrimenti il radicalchicchismo non esisterebbe – succede che a organizzare i campi estivi siano i libertari dei Tea Party, a costi non eccessivi. Ovviamente accade in America e non qui, a Tampa, Florida, ma comunque la domanda è: approfitti del “summer camp” anche se metterà a dura prova il tuo statalismo o segui l'istinto materno che bisbiglia “anche un campo estivo organizzato da Erode andrebbe bene, piuttosto che le giornate vuote in città”? L'esperienza alla “Tampa Liberty School” per bambini tra gli otto e i dodici anni potrebbe essere definitiva.
    Insegnamenti base, secondo quanto riportato dal St. Petersburg Times: “L'America è un gran paese”; “Ho lavorato duro per avere quello che ho e lo condividerò con chi voglio io. Il governo non può forzarmi a essere caritatevole”. I giochi: il primo giorno i bambini vinceranno delle caramelle che saranno la moneta di scambio per andare nei negozi del campo (è la versione per bambini dell'oro).

    Il secondo giorno, il “banchiere” fornirà invece le banconote, che si rovineranno, si strapperanno, saranno molto meno richieste dell'altra moneta di scambio, così i bambini capiranno subito che il valore vero sta nelle caramelle (cioè nell'oro). Poi c'è il gioco per comprendere la frattura transatlantica: i bambini partono da una stanza spoglia, dove devono stare seduti e fermi e zitti (questa è l'Europa), poi potranno scegliere di attraversare un percorso a ostacoli per raggiungere un salone tutto decorato e luminoso, che è ovviamente il nuovo mondo. E naturalmente c'è l'esperienza diretta con il socialismo: una grande bacinella di acqua e sapone per fare le bolle e ogni bambino che deve fare le bolle per il suo vicino. I bimbi devono tenere il conto di quante bolle riescono a soffiare. Dopodiché ognuno ha il suo contenitore di acqua e sapone e fa le bolle per se stesso, e le conta – l'individualismo ovviamente vince.

    Ultima lezione: prima si colorano i confetti di rosso bianco e blu (patriottismo sempre e comunque), poi però bisogna ripulirli tutti, perché libertà significa responsabilità.
    Un'esperienza così ti segna per sempre. I bimbi diventati grandi o scapperanno in un paese in cui vige il socialismo reale o chiederanno l'abolizione della Federal reserve. E le madri che volevano soltanto impegnare i figli annoiati s'inventeranno ogni genere di giustificazione: non può essere stato quello, era solo intrattenimento, cosa vuoi che sia, anch'io a giugno sono statalista, ma poi arriva settembre, riaprono le scuole, le caramelle non sono nulla rispetto alla fine dell'estate, finalmente.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi