Per giudizi equanimi sul Cav., rivolgersi a sinistra ma anche a destra

Nicoletta Tiliacos

Nel caso dello scrittore Francesco Piccolo, l'invito a riflettere in modo il più possibile equanime su quello che la presenza di Berlusconi sulla scena politica italiana ha rappresentato può sembrare superfluo. Nel suo spazio settimanale sull'Unità, Piccolo ha scelto di sottoporre a “terapia” (è il titolo della rubrica) soprattutto i malati cronici di antiberlusconismo, e certo non perché a lui Berlusconi piaccia.

Leggi Auguri di una salutare crisi di Michele Serra - Leggi Berlusconi, cercansi giudizi equanimi - Leggi Formidabili giudizi ed equanimi sulla parabola del Cav.

    Nel caso dello scrittore Francesco Piccolo, l'invito a riflettere in modo il più possibile equanime su quello che la presenza di Berlusconi sulla scena politica italiana ha rappresentato può sembrare superfluo. Nel suo spazio settimanale sull'Unità, Piccolo ha scelto di sottoporre a “terapia” (è il titolo della rubrica) soprattutto i malati cronici di antiberlusconismo, e certo non perché a lui Berlusconi piaccia. Ma quell'invito partito dal direttore del Foglio e rivolto soprattutto alla sinistra, perché non si ripetano, nel caso dell'Italia di Berlusconi, gli errori che hanno a lungo compromesso una giusta valutazione del fascismo, secondo Piccolo “significa proprio fare quell'errore che si chiede all'altra parte politica di non fare. Invece di ragionare sugli errori della propria parte, si chiede agli altri di ragionare sui loro errori. Chiedere agli altri di valutare con freddezza ed equanimità l'azione dell'avversario politico va benissimo, ma prima tocca a Giuliano Ferrara e ad altri ragionare su che cosa è stato il berlusconismo. Un passaggio che per ora mi sembra sia stato saltato con troppa fretta. Non può essere una cosa rapida, da liquidare in cinque minuti, per arrivare subito a chiedere agli altri di fare una riflessione equanime”.

    Riflessione che, aggiunge Piccolo, “naturalmente dovrà esserci e dovrà essere complessa e a sua volta non sommaria. Ma continuo a essere convinto che uno dei compiti che ci tocca per i prossimi tempi sia quello di ragionare moltissimo sui progetti della propria parte. E' un compito che tocca agli intellettuali di destra e di sinistra (lo dico perché sono gli intellettuali a essere chiamati in causa dalla sollecitazione di Ferrara). E per quanto riguarda la mia parte, la sinistra, penso che il suo più grande errore, insieme politico e intellettuale, di questi anni, sia stato quello di concentrarsi esclusivamente su Berlusconi. Anche per questo, se veramente siamo alla fine del berlusconismo, mi pare che ci arriviamo, anche a sinistra, piuttosto impreparati. In più, vorrei dire che finché non lo vedo non ci credo. Sono scettico, e non per pessimismo, ma perché la fine del berlusconismo comincerò a considerarla dal giorno dopo, non dal giorno prima. Nell'aria questa fine c'è, è vero, ma c'è già stata almeno altre due volte in diciotto anni. Stavolta sarà vero, ma parliamone quando sarà. Io aspetterei a ragionare sulla fine quando la fine sarà certificata, cioè quando la sinistra vincerà le elezioni politiche”.

    Lo storico Giovanni Sabbatucci, che anche come allievo di Renzo De Felice ha approfondito i temi della memoria storica inibita dalle rimozioni frettolose, non pensa che “nel caso del post Berlusconi accadrà come dopo il '45. Magari ci sarà pure una forma di damnatio memoriae, ma non avverrà dopo un passaggio cruento e una guerra. Credo piuttosto che la questione del giudizio rimarrà controversa, sia pure con modalità accanite. Certo, non è ancora finita, e se dovesse finire come immagina Moretti nel ‘Caimano', allora forse si potrebbe pensare a una delegittimazione totale sia del personaggio sia di tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui. Ma se, come spero, la fine prenderà la forma di un risultato elettorale negativo, Berlusconi non diventerà l'intoccabile, e se ne discuterà all'interno di una polarità che non comprenderà né Hitler – tutto da buttare – né Cavour – l'assunzione in un pantheon – ma che potrà oscillare da Giolitti a Perón (personaggio magari non molto stimato, anche se in Argentina ci sono ancora peronisti al governo). In questo arco, di Berlusconi si continuerà a discutere a lungo, e non è da escludere che tra quarant'anni qualcuno dirà, con le dovute riserve, che non era poi così male”.

    Quella su Berlusconi sarà quindi
    una memoria “normalmente” controversa, prevede Sabbatucci, “sempre che non si arrivi alla fine cruenta prima ipotizzata. Questo è ancora da vedere, e naturalmente è auspicabile che non avvenga, ma che la fine sia legata ai meccanismi della democrazia, alle elezioni. In caso contrario, una spassionata valutazione del berlusconismo diventerebbe difficile. E' assai complicato spiegare come un'esperienza oggetto di damnatio sia stata a suo tempo vincente ed egemone, e per dare qualche ragione diventa necessario raccontare un sacco di balle. Diventa necessario (per usare l'esempio fascista) dire che gli italiani erano tutti lì come un sol uomo che volevano spezzare le loro catene. Applicando questo schema a Berlusconi, si direbbe che gli italiani lo hanno votato perché ipnotizzati dalle sue tv e dalle televendite. E allora sarà molto più difficile fare la storia di quello che è davvero accaduto”.

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    Auguri di una salutare crisi

    Caro Giuliano Ferrara, il tuo invito a discutere dell'evo politico appena trascorso non merita di essere liquidato con una battuta, ma la battuta, come dire, è implicita nella situazione: Berlusconi è stato affar vostro, delle destre italiane, quelle plaudenti così come quelle dubbiose, che pure lo hanno supportato, credo io, al di là di ogni ragionevole prudenza. [continua a leggere Michele Serra]

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    Berlusconi, cercansi giudizi equanimi

    Con un editoriale Giuliano Ferrara si chiedeva se “è possibile” dare “un giudizio equanime sul berlusconismo” già oggi. Un giudizio sul berlusconismo in crisi è, e sarà, necessario. Abbiamo chiesto a un po' di blogger di provare a rispondere – in poche righe – alla domanda dell'editoriale del Foglio. Ecco i loro contributi. [continua a leggere]

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    L'Italia non è in rovina, e la mia non è stata indulgenza ma piena e leale corresponsabilità

    Caro Luca, l'Italia non è in rovina. E' stata governata un po' da Berlusconi e un po' dalla sinistra ulivista e unionista, a parte i due anni Dini-Scalfaro. E' la solita Italia, bene e male intrecciati. Le rivoluzioni liberali le promettono tutti, D'Alema non fece eccezione, e tutti se le rimangiano, et pour cause. [continua a leggere Giuliano Ferrara]

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    E' possibile un giudizio equanime sul berlusconismo?

    Se c'è ancora, e dovrebbe esserci, una sinistra italiana non televisiva e non manettara, questa sinistra dovrebbe porsi da subito il problema di un giudizio equanime sulla parabola di Berlusconi nella vicenda nazionale. [continua a leggere Giuliano Ferrara]

    Leggi le risposte all'editoriale 

    Io rimanderei (risposta a Giuliano Ferrara sulla fine del berlusconismo) di Luca Sofri dal blog Wittgenstein

    Una risposta indulgente alla risposta di Luca Sofri a Giuliano Ferrara di Christian Rocca dal blog Camillo