Dove sta andando la Lega?

Graziella Balestrieri

Nonostante certe analisi che puntavano a metterla contro Berlusconi, a Pontida la Lega ha indossato ancora l'abito nuovo, non più quello di movimento del nord, ma quello di forza politica di governo nazionale. Secondo Roberto Biorcio, professore di Sociologia e Scienze politiche all'Università di Milano Bicocca, autore del libro “La rivincita del Nord”, “il progetto della Lega è sempre stato quello dell'autonomia delle regioni del Nord, ma questo progetto si è arrestato nel 2006 con la sconfitta sul referendum per la devolution.

Leggi I malumori di Pontida e l'ormai irreversibile funzione nazionale della Lega

    Nonostante certe analisi che puntavano a metterla contro Berlusconi, a Pontida la Lega ha indossato ancora l'abito nuovo, non più quello di movimento del nord, ma quello di forza politica di governo nazionale. Secondo Roberto Biorcio, professore di Sociologia e Scienze politiche all'Università di Milano Bicocca, autore del libro “La rivincita del Nord”, “il progetto della Lega è sempre stato quello dell'autonomia delle regioni del nord, ma questo progetto si è arrestato nel 2006 con la sconfitta sul referendum per la devolution. Si è riavviato negli ultimi anni grazie al potere acquisito dalla Lega nel governo nazionale e di molte amministrazioni comunali e provinciale. Ma il ciclo di espansione avviato nel 2008 è in declino, basti pensare che il Carroccio ha perso un terzo dei voti a Milano. Il netto indebolimento di Berlusconi va di pari passo con quello della Lega, e in questo contesto una rapida ridefinizione della strategia politica sarebbe complicata per la Lega”.

    Non staccherà dunque la spina al governo, anche perché essendone parte integrante una rottura porterebbe soltanto al disfacimento totale, ma soprattutto perché, cosa più importante, i progetti di Bossi convergono con quelli di Berlusconi. “Il senatùr – prosegue Biorcio – ha dedicato gran parte del suo intervento a tenere buoni i suoi, cercando di valorizzare ciò che di positivo si era fatto con il governo Berlusconi e indicando che cosa ancora si può fare insieme. Una rottura porterebbe a elezioni anticipate e non gioverebbe né alla Lega né al Pdl. Il progetto di Bossi di rimandare il più possibile la tornata elettorale si intreccia perfettamente con la volontà di Berlusconi di far durare più a lungo il governo”, una volontà ribadita quest'oggi in Senato durante la verifica.

    Per quanto riguarda lo spostamento dei ministeri al nord, che ha creato così tante polemiche e reazioni, “è puramente una questione simbolica, l'idea è quella di dimostrare che sono ancora vicini alle popolazioni del nord”, spiega Biorcio.

    Non si può negare l'esistenza di attriti, non sono solo nella base ma anche nel partito stesso: la futura leadership non appare così scontata, continua Biorcio: “Con lo slogan ‘Maroni presidente del Consiglio', da una parte i leghisti volevano imprimere una svolta forte al quadro politico attuale, senza temere di mettere in discussione la leadership di Berlusconi; dall'altra la discesa aperta in campo di Maroni ha creato allarmismo nei fedelissimi del Senatur, e questo è destinato a portare non poche frizioni, anche fra le correnti interne al partito”.

    Se dunque la Lega è parte integrante del “sistema partito” romano, “continua ad autodefinirsi movimento per segnalare la propria differenza dalle altre forze politiche: anche nel partito di Bossi ci sono tendenze all'interesse personale, ma la Lega cerca di contenerli. Il Carroccio mantiene tuttora una differenza fondamentale con gli altri partiti: richiede una militanza attiva per i soci ordinari. A questa militanza, nonostante tutto, ancora viene attribuito un valore molto importante anche per le future candidature, cosa che negli altri partiti non esiste più”.

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