Fabrizio & Lele, l'amore carcerario che aspetta un Benigni a Sanremo

Stefano Di Michele

Farà così, Roberto Benigni, quando l'anno prossimo andrà a Sanremo: parlerà dell'amore. Quello omosessuale. Racconterà di due uomini che si amavano e uno finì in carcere, e di una lettera che temerariamente il loro amore elevava di fronte alla sventura. Farà notare una profonda verità: “Di peccato c'è solo la stupidità” – e non potranno che esserci applausi, sia perché così è, sia perché a nessuno piace passare per un sostenitore della stupidità. E dirà poi: “L'amore rassicura più della fede”.

    Farà così, Roberto Benigni, quando l'anno prossimo andrà a Sanremo: parlerà dell'amore. Quello omosessuale. Racconterà di due uomini che si amavano e uno finì in carcere, e di una lettera che temerariamente il loro amore elevava di fronte alla sventura. Farà notare una profonda verità: “Di peccato c'è solo la stupidità” – e non potranno che esserci applausi, sia perché così è, sia perché a nessuno piace passare per un sostenitore della stupidità. E dirà poi: “L'amore rassicura più della fede” – e sarà questa la seconda profonda (e un “De profundis” s'allerta) verità scandita dal palco dell'Ariston. Storia d'amore complice e complicata, quella tra i due uomini di cui Benigni racconterà all'Italia intera: uno più vecchio e l'altro più giovane, però il loro sentimento fu capace di attraversare le mura di un carcere, vincere la riprovazione sociale, manifestarsi lo stesso tra divise di sbirri e svolazzare di toghe di magistrati.

    E' nel momento doloroso della separazione forzata che ciò che sembrava frantumato si ricompone, per mutarsi in rimpianto, “perché al momento del bisogno lui c'era sempre stato, ma quando poi è stato lui a chiedermi aiuto, io non c'ero”. E' nel filtrare faticoso di una voce in una cella, nel vuoto di una sera, che le sensazioni si fanno più nette, “fu subito gentile con me, forse s'innamorò a prima vista. In quel momento lui era il Divino, il Re Assoluto”. E ciò che sembrava normale si fa speciale, illimitato alla memoria, “ha sempre tolto a se stesso per dare agli altri, compreso me… a ogni tipo di problema aveva sempre trovato una soluzione: non aveva limiti”. Dubbi e paure condivise tornano allora a far visita. “Quando io ridendo gli chiedevo: ‘E se poi diventiamo poveri?', lui rispondeva: ‘Non succederà mai, amore mio'… Mi ha dato tutto, mi ha sempre messo al primo posto”. Pure le cose finiscono, “tante umiliazioni e soprattutto tante delusioni… dopo anni di silenzio ecco la sua chiamata, il mio silenzio”, però lo stesso “lui mi è caro”. Ma  il carcere tutto muta. “Oggi non riesco a smettere di pensare a lui, ma non voglio immaginarlo disperato in quella cella…”.

    Così farà Benigni a Sanremo: leggerà la lettera che Fabrizio Corona ha scritto sul Corona Star's (pazienza se non è proprio il “De profundis”) al suo antico amore Lele Mora, arrestato nei giorni scorsi. Come nel 2009, quando recitò la bellissima lettera che Oscar Wilde scrisse dal carcere di Holloway al suo amato Bosie, “questo è per assicurarti del mio amore immortale”. Certo: i due protagonisti attuali sono meno evocativi, di sicuro meno poetici, pure di vaste antipatie. Ma se “l'amore rassicura più della fede”, allora Benigni non starà a fare stupide differenze tra amore e amore.