Numeri e idee per capire chi ha vinto davvero le ultime elezioni con il Web

Claudio Cerasa

In questi giorni ce lo siamo chiesto un po' tutti: ma quanto diavolo hanno pesato i vari blog, i vari Facebook, i vari Twitter, i vari social network sull'esito delle elezioni comunali e delle campagne referendarie? Fino a oggi le risposte si sono basate, per lo più, su impressioni, su suggestioni e su interpretazioni giornalistiche raramente supportate da un attendibile sostegno statistico. Eppure qualche numero interessante per comprendere il ruolo reale avuto dalla rete nel corso dell'ultima tornata elettorale lo si comincia un po' a trovare.

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    In questi giorni ce lo siamo chiesto un po' tutti: ma quanto diavolo hanno pesato i vari blog, i vari Facebook, i vari Twitter, i vari social network sull'esito delle elezioni comunali e delle campagne referendarie? Fino a oggi le risposte si sono basate, per lo più, su impressioni, su suggestioni e su interpretazioni giornalistiche raramente supportate da un attendibile sostegno statistico. Eppure qualche numero interessante per comprendere il ruolo reale avuto dalla rete nel corso dell'ultima tornata elettorale lo si comincia un po' a trovare e in questo senso un piccolo sforzo per fare il punto sul peso della comunicazione 2.0 sulla politica italiana lo hanno fatto a Roma una serie di espertoni tecnologici che, presentando due libri sull'argomento (“Il manuale di comunicazione politica online”, scritto da Stefano Epifani, Alessio Jacona, Roberto Lippi e Magda Paolillo e “Le Reti della Comunicazione Politica”, a cura di Alberto Marinelli ed Elisabetta Cioni), hanno offerto alcuni dati interessanti. Dati, per esempio, come quelli sulla partecipazione dei politici al mondo del Web 2.0.

    Ecco, andiamo con ordine. Primo dato: quanti sono i deputati che utilizzano almeno uno strumento di comunicazione online? Il 60 per cento. Secondo dato: chi è tra centrosinistra e centrodestra che in Parlamento è più attivo sulla rete? I dati dicono centrosinistra (il 68 per cento dei parlamentari di Pd e Idv utilizza un blog o un social network, mentre nel centrodestra la percentuale è del 55 per cento). Terzo dato, sui comuni: chi sono i sindaci pià attivi sul Web? Sono quelli di centrodestra (nelle 109 città più grandi d'Italia il 65 per cento dei primi cittadini di centrodestra utilizza blog o social network, mentre per il centrosinistra la percentuale è del 62 per cento). E infine, ecco il quarto dato: quello sulla presenza dei senatori e dei deputati sulla rete: qui sono circa 200 i parlamentari ad avere un blog o a essere sui social network (due su tre) e di questi il 60 per cento ha un profilo Facebook, il 16 ha un account su YouTube, il 9 usa Flickr, il 6 usa Myspace, il 7 usa Linkedin mentre è il 2 a utilizzare Twitter (praticamente solo il compagno Andrea Sarubbi…).

    Questo per quanto riguarda i dati. Poi esiste una questione più complessa relativa al differente approccio utilizzato dal centrodestra e dal centrosinistra con la rete e in particolare con i social network. A discettare sull'argomento, a Roma a Palazzo Marino, sono intervenuti Antonio Palmieri, responsabile della comunicazione internet del Pdl ed Enrico Letta, vicesegretario del Pd. Ne è venuta fuori una discussione piacevole e ne sono venute fuori due interpretazioni diverse sul rapporto tra mondo della politica e mondo del Web 2.0. Le potremmo riassumere così: Palmieri sostiene che la rete (“che dovremmo cominciare a osservare come se fosse una specie di viagra della politica…”) è destinata a essere sempre più una preziosa cassa di risonanza capace di riflettere tutto quello che accade nel mondo reale ma non ancora matura per avere un ruolo decisivo nello spostare l'elettorato da una parte all'altra. Secondo Letta, invece, il caso Pisapia dimostra che la rete non è solo una cassa di risonanza capace di riflettere in modo trasparente cose che succedono all'esterno del Web ma è anche un luogo in cui si producono dei trend, delle notizie e dei fatti che poi vanno a influenzare direttamente il mondo reale.

    E dunque, sì, dice Letta: “Un tempo le elezioni erano come un treno che si infilava su un binario e che si dirigeva verso una stazione: sapevi dove quel treno sarebbe arrivato e sapevi perfettamente che non avevi possibilità di interferire sul percorso di quel treno. Oggi invece per la prima volta siamo in grado di far cambiare binario al treno e di modificarne la rotta. E dunque bisogna essere sinceri: le elezioni si possono vincere anche utilizzando con intelligenza non solo i blog ma anche il grande mondo dei social network, e prima ci renderemo conto di questo, meglio sarà”.

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    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.