I venezuelani governati da Cuba
La versione ufficiale è che Hugo Chávez è bloccato in ospedale per via di un ascesso pelvico. Un'ipotesi alternativa, neanche detta apertamente ma in qualche modo sospettata, è che sia del tutto fuori combattimento, e che i cubani stiano governando al posto suo. L'ipotesi opposta è che non abbia nulla, e si stia solo riposando in modo da potersi lanciare nella lunga campagna elettorale che si prepara per il voto presidenziale del 2012. L'opposizione sospetta che abbia un cancro.
La versione ufficiale è che Hugo Chávez è bloccato in ospedale per via di un ascesso pelvico. Un'ipotesi alternativa, neanche detta apertamente ma in qualche modo sospettata, è che sia del tutto fuori combattimento, e che i cubani stiano governando al posto suo. L'ipotesi opposta è che non abbia nulla, e si stia solo riposando in modo da potersi lanciare nella lunga campagna elettorale che si prepara per il voto presidenziale del 2012. L'opposizione sospetta che abbia un cancro. Ma c'è pure chi dice che si è semplicemente fatto fare una liposuzione, per risolvere quel problema di crescente pinguedine che è sempre più un bersaglio satirico dei suoi antipatizzanti. “Antes estaba más delgado/ y ahora está más barrigón”, “prima era più magro/ adesso è più panzone”, recita una strofetta che gli avevano dedicato già al tempo del referendum del 2004.
A certe illazioni, il ministro della Difesa, Carlos Mata Figueroa, risponde che Chávez “è più forte che mai”. Il fratello Adán, governatore dello stato di Barinas, ha infine detto che Hugo Chávez starà di ritorno in Venezuela “entro 10 o 12 giorni”. Neanche lui, però, ha spiegato bene che cosa sia successo al presidente “bolivariano”. C'è voluto anzi che la domanda rimbalzasse dai giornali venezuelani a quelli latino-americani e da quelli ai giornali statunitensi e europei, perché arrivasse infine questa parziale risposta. Ma insomma: che sta succedendo a Chávez?
Di recente il presidente venezuelano era stato protagonista di un deciso cambiamento della sua politica internazionale attraverso un riavvicinamento al nuovo presidente colombiano Juan Manuel Santos. La rovinosa guerra economica tra i due paesi così è finita: Santos ha ritirato l'offerta agli Stati Uniti di basi militari che aveva fatto il suo predecessore Álvaro Uribe Vélez e che lo stesso Chávez vedeva come il fumo negli occhi; il Venezuela ha smesso di appoggiare le Farc, estradando addirittura vari leader in Colombia; il Venezuela ha favorito l'elezione dell'ex ministro degli Esteri colombiano Maria Emma Mejia Vélez alla segreteria dell'organizzazione sudamericana Unasur al posto del defunto ex presidente argentino Néstor Kirchner; Colombia e Venezuela assieme hanno infine mediato l'accordo in base al quale il deposto presidente dell'Honduras, Manuel Zelaya, ha potuto tornare in patria senza imputazioni a svolgere attività politica, e l'Honduras è stato riammesso nell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa). Proprio per celebrare questa pacificazione nella grande famiglia latinoamericana aveva programmato dal 9 maggio un viaggio in Brasile, come prima tappa di un tour latinoamericano. Ma all'improvviso si è fatto male a un ginocchio, e i medici gli avevano prescritto un mese di riposo.
Pazienza. A letto ha trascorso il tempo conversando con l'1,6 milioni di fan che lo seguono su Twitter, parlando per telefono con altri presidenti suoi amici e utilizzando anche per bombardare di ordini i suoi sottoposti. “Ci ha fatto diventare matti”, ha confessato il vicepresidente esecutivo Elías Jajua. Il tempo è così trascorso veloce, e il 6 giugno il tour latinoamericano è effettivamente cominciato. Ma a Cuba qualcosa lo ha costretto a un ricovero e a un'operazione di emergenza: il 10 è stato l'intervento; il 12 la sua ultima apparizione in tv, in un'intervista dal letto di ospedale alla emittente da lui promossa Telesur; e addirittura al 4 risale il suo ultimo atto di presenza su Twitter. Il 14 l'opposizione ha chiesto all'Assemblea nazionale di passare in via provvisoria in poteri a Jajua, e la maggioranza ha risposto concedendo al capo dello stato una “licenza” per continuare a governare da Cuba. In questo modo, dicono gli esponenti della sua Amministrazione, ha anche preso alcune decisioni importanti: da un decreto che raddoppia l'indebitamento per questo anno alla costituzione di un “gruppo di lavoro” per risolvere il problema di due carceri che dal 12, lo stesso giorno della sua ultima comparsa in tv, stanno in mano a detenuti in rivolta. Una vicenda che ha già provocato almeno 22 morti.
Chávez, però, nei media venezuelani è praticamente onnipresente. Solo di “cadenas”, le trasmissioni a reti unificate che trasmettono i suoi discorsi, era arrivato dalla elezione allo scorso gennaio a 1440 ore. Due mesi di Chávez ininterrotto in 12 anni, cui bisognerebbe aggiungere anche la sua trasmissione, "Aló Presidente", più altre comparsate in vari programmi tv. Ovvio che siano sconcertati sia i sostenitori, che esorcizzano l'angoscia parlando davanti a sua gigantografie; sia gli oppositori, per cui è “umiliante” che la metafora, “essere governati da Cuba”, sia divenuta una letterale realtà.
Il Foglio sportivo - in corpore sano