Dopo il dopo DSK
"Quando un predatore abituale si scontra con una bugiarda abituale, la bugiarda quasi certamente perde, anche nel raro caso in cui stia dicendo la verità”, ha scritto sul New York Times Maureen Dowd, con un po' di amarezza, a proposito della liberazione di Dominique Strauss-Kahn. La cameriera del Sofitel si è rivelata per molti versi inattendibile, ha raccontato bugie, potrebbe essere una prostituta, la sua credibilità è perduta.
Leggi Il processo a Strauss-Kahn ci insegna la giustizia giusta di Giuliano Ferrara - Strauss-Kahn è accusato anche da una giornalista francese - Leggi Sesso e giustizia, il dossier del Foglio.it
"Quando un predatore abituale si scontra con una bugiarda abituale, la bugiarda quasi certamente perde, anche nel raro caso in cui stia dicendo la verità”, ha scritto sul New York Times Maureen Dowd, con un po' di amarezza, a proposito della liberazione di Dominique Strauss-Kahn. La cameriera del Sofitel si è rivelata per molti versi inattendibile, ha raccontato bugie, potrebbe essere una prostituta, la sua credibilità è perduta, l'impianto accusatorio vacilla e DSK è libero. E' giusto e non si può non essere contenti.
Quell'unica essenziale domanda (lei aveva detto sì o aveva detto no) aspetta ancora una risposta, ma è chiaro che il caso DSK è stato fin da subito molto di più (o molto di meno, perché prescinde dalle manette) di un processo penale. E' stato uno scontro durissimo fra uomini e donne, sulla natura dei rapporti, sulle molestie, sul consenso, sulle aggressioni fatte passare per galanterie. In Francia è stato come aprire di scatto la porta di un armadio in cui si erano stipati tutti i vestiti immettibili e gli oggetti inconfessabili: è uscito di tutto, tutto insieme, tutto sparso sul pavimento. Altre donne hanno confessato molestie subite e più in generale un sistema di comportamenti maschili inaccettabili (compresa l'inopportunità di mandare giornaliste donne, sole, ad intervistare DSK).
DSK è diventato facilmente il simbolo del prevaricatore mondano, l'uomo di potere che non pone limiti alle proprie libertà (ricevendo in cambio, fino a quel momento, risatine, pacche sulle spalle, calici di champagne) e la cameriera Nafissatou, immigrata della Guinea, era la vittima perfetta, vedova, musulmana, eroica nell'incarnare il coraggio della rivolta femminile. Difficile non provare un po' di soddisfazione (non per la prigione, non per la passeggiata ammanettato, non per la mostrificazione planetaria, ma per il principio assoluto del no che significa no, davanti a chiunque, anche al direttore playboy del Fondo monetario, di cui si sta pulendo la stanza), così come è molto difficile adesso, per gli uomini, nascondere il sollievo. Non l'ha stuprata, al massimo ha fatto storie per pagarla. DSK è innocente (non solo innocente, anche specchiato, meritevole di Eliseo), e quella è una isterica, una mitomane, una ladra, una prostituta, la moglie di un trafficante. Il romanzo è finito.
Quelli che avevano detto: c'è un prima e un dopo DSK, adesso fischiettano, vaghi. E' di nuovo tutto come prima. Ora che Tristane Banon, giornalista francese giovane, bella e bionda, figlia di un'esponente socialista che ai tempi le consigliò di tacere, ha deciso di denunciare DSK per tentato stupro (una cosa avvenuta otto anni fa, quando lei, ventenne, andò a intervistarlo e lui cercò di tirarle via i jeans), la risposta è: sì certo, e una volta ha anche tentato di violentare Cappuccetto Rosso nel bosco. Tristane Banon ha dichiarato all'Express che vedere DSK a cena fuori con la moglie e gli amici l'ha fatta star male, e che non ne può più. Gli avvocati di DSK la denunceranno a loro volta. Il romanzo è finito e nessuno le crederà.
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