Il celeste pallido dell'Uruguay e il micidiale 1-2 del Cile in sei minuti
E' finita la prima giornata. Si conferma l'appannamento, chiamiamolo così, delle teste di serie. Dopo Argentina e Brasile, anche l'Uruguay sembra indossare un punto di celeste più pallido del Mondiale 2010 in Sudafrica. Continua la maledizione dei cosiddetti numero uno. Lontano dalle città dove evolvono normalmente e dall'idolatria di tifoserie che scaldano cuore e muscoli per tutto l'anno, balbettano, sono l'ombra di se stessi.
E' finita la prima giornata. Si conferma l'appannamento, chiamiamolo così, delle teste di serie. Dopo Argentina e Brasile, anche l'Uruguay sembra indossare un punto di celeste più pallido del Mondiale 2010 in Sudafrica. Continua la maledizione dei cosiddetti numero uno. Lontano dalle città dove evolvono normalmente e dall'idolatria di tifoserie che scaldano cuore e muscoli per tutto l'anno, balbettano, sono l'ombra di se stessi. E' vero che a volte sono affiancati da compagni non all'altezza o spostati da posizioni e ruoli abituali. Ma tutto questo non può mettere in ginocchio un campione vero. Forse sono stelle a metà, alla carta, secondo avversari momenti e circostanze. Forse hanno una linea di faglia: viziati da quotazioni dissennate che, come ebbe a dire una volta il Cav., solo può permettersi chi i soldi non se li suda.
GRUPPO C. Uruguay-Perù: 1-1. Reti: Guerrero (P) 24' pt, Luis Suérez (U) 46' pt.
Non è stata una vera stecca quella dell'Uruguay. Fatto sta che s'è ritrovata sotto di fronte a una squadra dall'attacco decimato dagli infortuni. La Celeste è un'altra “favorita”, è prima al palmarès della Coppa con quattordici edizioni vinte come l'Argentina. Ha un attacco stellare. Diego Forlan ha un anno di più rispetto al Mondiale ma continua a sfornare assist, calcia sempre punizioni al veleno e brilla ancora per intelligenza. Louis Suaréz è una ventiquattrenne punta centrale di gran talento appena approdata al Liverpool. E poi c'è Cavani-Cavani: i tifosi napoletani lo cantano così, doppio come le sue tante doppiette. Di più, la Celeste è figlia della scienza calcistica forse un po' retrò e malinconica ma certo grande di Oscar Washington Tabarez, maestro di giusta distanza fra i reparti. Che si mettono a ticchettare con disinvoltura per circa mezz'ora. Poi, va' a capire perché, si fanno infilare come tordi nel più fesso dei modi. Dai piedi di Fidel Guevara, ossimoro che gioca nel campionato peruviano, parte un lancio di cinquanta metri a scavalcare centrocampo e difesa, José Paolo Guerrero che gioca in Germania nell'Amburgo e per l'infortunio di Farfan deve fare reparto da solo, aggancia e scatta. Non c'è fuorigioco e non c'è nemmeno il difensore centrale preposto. Diego Lugano è dieci metri più indietro che arranca e sputa polmoni. Guerrero arriva indisturbato in area, aggira il portiere Muslera, cosa non proprio impossibile come ben sanno i laziali, e mette dentro alla porta vuota. L'Uruguay riesce a rimediare alla svelta: allo scadere del primo tempo, Nicolás Lodeiro, ventiduenne dell'Ajax, riceve da Cáceres, ondeggia fino ai limiti dell'area, poi regala un assist che Suárez non può sbagliare e infatti non sbaglia: piattone di destro, palla nell'angolo e pareggio. Guerrero migliore in campo. Edinson Cavani il peggiore: stralunato, inutile. Come dire in linea con il destino fin qui delle stelle.
GRUPPO C. Cile-Messico: 2-1. Reti: Araujo (M) 40' pt, Paredes (C) 22' st, Vidal (C) 28' st.
Alexis Sánchez, el Niño maravilla, re del Friuli con le gambe d'argento, debutta così: al 5' del primo tempo, solo davanti al portiere Michel, cicca malamente a lato. Poco dopo il suo compagno Suazo che è un ligneo armadio spedisce in cielo da un metro. Solo che non ci sono grandi club a contenderselo a botte di decine di milioni. Gol sbagliato ecc. conosciamo la musica, figurarsi se i gol sbagliati sono due: Messico in vantaggio per papera del portiere su un colpo di testa telefonato di Araujo. Baby e rincalzi messicani danno l'anima, disposti a fare da materasso. Ci vorrà un micidiale uno due in sei minuti a metà del secondo tempo per piegarli. Splendido il 2 a 1: stacco d'anticipo, perfetta torsione del collo e inzuccata di Arturo Vidal, centrocampista ventiquattrenne del Bayer Leverkusen, che è sbarcato come ottimo giocatore e ripartirà come una nuova stella. Il Messico avrebbe anche potuto pareggiare verso la fine ma Pacheco è uno di quelli chiamati all'ultimo minuto per sostituire i puttanieri puniti. Sarebbe stata troppa grazia.
Premiata jeanseria Lotito
Da non perdere il portiere della Costarica, Moreira, meglio dell'argentino Romero che qualcuno voleva rifilare alla Roma. Occhio al venezuelano Vizcarrondo. Centrale difensivo, 27 anni, gioca nel suo paese nel Deportivo di Anzoàtegui. Quando c'è da mandare in tribuna manda, quando c'è da legnare legna, se ne frega se di fronte ha Pato o Neymar o Lucas. Potente e imponente, senza fronzoli. Ha salvato risultato e porta a portiere battuto arrivando in scivolata, con il corpo in perfetta coordinazione in modo da intercettare la palla con la spalla e non con il braccio o con la mano come sarebbe capitato a un giocatore normale.
Haute couture Moratti
Da dimenticare questo Banega centrocampista argentino di lotta e di governo che Moratti vuole portar via al Valencia. Ha un che di pretenzioso. Uno che in una situazione di pericolo in area piccola a un metro dalla linea di porta pensa di fare gioco fino e ovviamente toppa, è molto facile, come ha detto Billy Costacurta, che venga legato al palo dai compagni e preso a colpi di ciauscolo.
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