La libertà d'espressione è al sicuro: ecco cosa succede oggi all'Agcom

Giulia Pompili

Dopo la riunione di oggi del consiglio dell'Agcom non ci sarà alcuna decisione finale sulle sorti dello schema di provvedimento che si legge nella delibera n. 668/10, considerata da alcuni “la minaccia della libertà della rete”. La verità è che nel consiglio in programma nelle prossime ore è prevista semplicemente la votazione, da parte dei quattro membri dell'Agcom e del presidente, di una bozza che sarà poi rimessa in consultazione pubblica, per rispondere ai criteri di trasparenza e partecipazione che sono istitutivi dell'Authority.

    Dopo la riunione di oggi del consiglio dell'Agcom non ci sarà alcuna decisione finale sulle sorti dello schema di provvedimento che si legge nella delibera n. 668/10, considerata da alcuni “la minaccia della libertà della rete”. La verità è che nel consiglio in programma nelle prossime ore è prevista semplicemente la votazione, da parte dei quattro membri dell'Agcom e del presidente, di una bozza che sarà poi rimessa in consultazione pubblica, per rispondere ai criteri di trasparenza e partecipazione che sono istitutivi dell'Authority.

    Dopo una preliminare indagine conoscitiva e sette mesi di consultazioni, si è arrivati all'approvazione della prima bozza che intende trovare una soluzione alla pirateria on-line e ai reati in materia di violazione del diritto d'autore. In pratica, un freno al “far west della rete”, spesso invocato da più parti sia a sinistra sia a destra – e anche dal Dipartimento al commercio del governo americano, che nel suo rapporto annuale “Special 301” ha annotato: “Il contrasto alla pirateria in Italia è tutt'ora inadeguato. I regolamenti proposti dall'Agcom potrebbero portare alla via d'uscita dall'illegalità”. Secondo la bozza di provvedimento, il titolare del diritto d'autore potrà rivolgersi all'Autorità in caso di contenuti coperti da copyright e illegittimamente pubblicati (ovunque, non solo sul Web).

    L'Agcom, autorità indipendente e non “politica”, i cui consiglieri sono eletti dal Parlamento e quindi indirettamente dagli elettori, sarà una sorta di arbitro nel “contraddittorio” tra chi viola il diritto d'autore e chi subisce il danno. Secondo lo schema in discussione, ritenuta illegittima la pubblicazione, l'Agcom in via extragiudiziale potrebbe chiedere al sito internet la rimozione del contenuto entro cinque giorni. L'oscuramento, invece, si potrebbe avere nel caso di siti internet che hanno il fine esclusivo della diffusione di contenuti illeciti. Il sistema è quello del “notice and take down” – vale a dire sito avvisato mezzo salvato – ampiamente utilizzato in America. La scelta amministrativa, in sostituzione a quella giudiziaria, è già utilizzata in materia di par condicio e telefonia e aiuterebbe a diminuire il numero di processi civili pendenti per violazione di diritti d'autore. Il tutto, scrive l'Agcom, “garantendo il diritto alla privacy e l'accesso dei cittadini alla cultura e a Internet”.

    Anche Confindustria nei giorni scorsi ha espresso il proprio appoggio al provvedimento dell'Autorità: “Non è censura bloccare alcuni siti che usurpano illegalmente il diritto d'autore, ma incentivo all'investimento e tutela della creatività, della libertà d'espressione e del lavoro di centinaia di migliaia di persone”. Il 28 giugno scorso il sito dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è stato oscurato. Dagli hacker che difendono la libertà d'espressione.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.