La dolce vita della politica

Troppo ottimisti a sinistra, e se le Sturmtruppen del Cav. sopravvivono?

Stefano Di Michele

Il Cetto abbandonato. A sinistra si pecca d'ottimismo. Sul Corriere della Sera, Antonio Albanese annuncia: “Addio Cetto La Qualunque”. Dice, il grandissimo Albanese, che “forse qualcosa nel mio paese sta cambiando davvero”. Però, ecco: per stare “lontano dagli acquascooter” – come ogni persona appena assennata desidera fare – se n'è dovuto migrare sui monti attorno a Brunico. “Forse l'estate del 2011 sarà quella in cui i tanti Cetto La Qualunque cominceranno a uscire di scena”.

    Il Cetto abbandonato. A sinistra si pecca d'ottimismo. Sul Corriere della Sera, Antonio Albanese annuncia: “Addio Cetto La Qualunque”. Dice, il grandissimo Albanese, che “forse qualcosa nel mio paese sta cambiando davvero”. Però, ecco: per stare “lontano dagli acquascooter” – come ogni persona appena assennata desidera fare – se n'è dovuto migrare sui monti attorno a Brunico. “Forse l'estate del 2011 sarà quella in cui i tanti Cetto La Qualunque cominceranno a uscire di scena”. Forse è un azzardo, forse l'aria dei monti – dove i giornali si comprano lasciando i soldi nella cassetta, “come nel New England”, s'intravedono in loco falangi di “popolo, ma non volgo” – dovrebbe indurre a maggiore cautela. Troppo sicuro e felice, Albanese, quasi come quando Cetto vede la sua signora che sfiletta i delfini. E' risaputo che se Parigi avesse il mare di Bari sarebbe piccola copia, così magari a Brunico, avessero un Tirreno, qualche buzzurro tuonante sull'acqua forse si farebbe vedere. E poi, attenti prima di mettere a riposo il grande Cetto: a) il berlusconismo potrebbe sempre sopravvivere, tant'è che l'onorevole Papa s'è subito associato, a vanto e a ragione, al “partito degli onesti”; b) non è detto che Cetto non venga buono a sinistra per qualche amico un po' scapestrato di D'Alema. A occhio e croce, alcuni di quelli sembrano decisamente tipi da acquascooter.

    Sturmtruppen a viale Mazzini. A leggere le ultime intercettazioni – intercettare è brutto, ma pure certe cose che si dicono fanno impressione – si capisce benissimo come il Cav., da viale Mazzini, non abbia mai cavato un ragno dal buco, e anzi spostato a sinistra pure Furia cavallo del West, padre Mariano e Carmencita col Caballero (l'unico Cavaliere soddisfatto in Rai). Con tutto quell'evocare del Führer e di Eva Braun, di “momento di raccoglimento” (che dicevano, il rosario?) e di “raggruppamento”, proponimenti di “impiccare i traditori”, temerari interrogativi, “qualcuno ha sentito il capo, qualcuno ha avuto il coraggio?”, tremebonde aspettative, “facciamo in modo che oggi decidano una roba”, più che il gruppo Delta sembrano le Sturmtruppen del grande Bonvi in azione, “dentro in der kleine kasetta / tu corri supito in fretta / a caricare il tuo fucil!”. Memorabile aforisma di Mimun: “L'informazione deve essere un presidio antiguai”: alla sigla del Tg5 hanno già aggiunto, per sicurezza, un ferro di cavallo e un corno rosso. E una treccia d'aglio al collo del conduttore delle ore 20.

    Qui Jellystone, a voi Padania. E' saltato il pranzo leghista a base di spezzatino d'orso. Ora minacciano il Cav., e l'Obelix padano invita Bossi a rompere con lui: neanche si trattasse di farfalline… Intanto, s'ode per tutta la Padania risuonare una gran pernacchia che giunge da oltreoceano, giusto dal parco di Jellystone: sono quei terroni di Yoghi e di Bubu. Che ai carroccianti che li volevano pappare, come da tradizione hanno persino sfilato il cestino verde del pic-nic.