Quel piccolo giallo nel Pd che rischia di inguaiare Bersani

Claudio Cerasa

Questa storia della battaglia nel Pd sulla legge elettorale sta iniziando a creare alcuni problemi al maggior partito d'opposizione. Per riassumere quanto successo in questi giorni, potremo metterla così. Il Partito democratico si sta interrogando da qualche settimana su quale sia la legge migliore da proporre (anche ai propri alleati) per superare in fretta il Porcellum e arrivare così alle prossime elezioni con un nuovo sistema elettorale e su questo campo ci sono due fronti che hanno iniziato a battagliare con forza.

    Questa storia della battaglia nel Pd sulla legge elettorale sta iniziando a creare alcuni problemi al maggior partito d'opposizione. Per riassumere quanto successo in questi giorni, potremo metterla così. Il Partito democratico si sta interrogando da qualche settimana su quale sia la legge migliore da proporre (anche ai propri alleati) per superare in fretta il Porcellum e arrivare così alle prossime elezioni con un nuovo sistema elettorale e su questo campo ci sono due fronti che hanno iniziato a battagliare con forza: da un lato ci sono gli amanti della legge proporzionale (dalemiani in primis, e fuori dal Pd ci sono anche Casini, Fini, Rutelli e la Lega) che sostengono il referendum Passigli (di cui abbiamo già parlato qui) mentre dall'altro lato ci sono i sostenitori di un nuovo maggioritario corretto (veltroniani, parte degli ex popolari e prodiani) che lunedì prossimi depositeranno in Cassazione un contro referendum per offrire agli elettori una legge dal sapore più maggioritario direttamente ispirata al vecchio Mattarellum.

    La sfida sul referendum elettorale è interessante non solo perché ripropone ancora una volta lo spirito della battaglia tra dalemiani e veltroniani (ancora, dopo vent'anni) ma anche perché in campo sono schierate due visioni sul futuro del partito che più diverse non possono essere: ci sono quelli che credono che l'Italia non possa permettersi di fare a meno di un sistema elettorale capace di garantire il bipolarismo (sono quelli che sostengono il Mattarellum) e ci sono quelli che invece credono che il bipolarismo in Italia non ha ragione d'esistere e che il modo migliore per dare una degna rappresentanza ai nostri elettori è quello di offrire loro un sistema capace di garantire anche ai piccoli partiti una degna rappresentanza. In questa storia, però, rischia di esserci un giallo grande così sul futuro di Bersani. Perché come spiegato qui, su Cerazade, dal senatore del Partito democratico Stefano Ceccanti, “se dovesse avere successo il referendum Passigli a rischio, oltre che il futuro del Pd, c'è proprio il futuro di Pier Luigi Bersani”. Difficile che Bersani sostenga direttamente uno dei due referendum. Probabile invece che alla fine, come accennato oggi dallo stesso segretario, il Pd "affermerà" (sono parole di Bersani) una volta per tutte la sua proposta. Che a occhio e croce, e questo è un dato interessante, sarà più di stampo veltroniano che di stampo dalemiano.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.