Segreti e misteri della donna che sta rivoluzionando Facebook
L'accordo che rivoluzionerà Facebook permettendo di chiamare con Skype ha una mamma: si chiama Sheryl Sandberg, ha 42 anni, è laureata ad Harvard ed è la baby sitter di Mark Zuckerberg. Sul New Yorker di questa settimana un lungo ritratto è dedicato a colei che dal 2008 è chief operating officer (capo operativo) del social network più famoso del mondo, e la sua vita e la sua carriera si intrecciano tra realtà e la fiction del film “The Social Network” di David Fincher, che ha vinto tre premi Oscar.
L'accordo che rivoluzionerà Facebook permettendo di chiamare con Skype ha una mamma: si chiama Sheryl Sandberg, ha 42 anni, è laureata ad Harvard ed è la baby sitter di Mark Zuckerberg. Sul New Yorker di questa settimana un lungo ritratto è dedicato a colei che dal 2008 è chief operating officer (capo operativo) del social network più famoso del mondo, e la sua vita e la sua carriera si intrecciano tra realtà e la fiction del film “The Social Network” di David Fincher, che ha vinto tre premi Oscar. A partire dalla scena (già di culto) in cui l'attore Douglas Urbanski interpreta Lawrence Summers, preside di Harvard fino al 2006, già capo economista di Obama e prima ancora segretario del Tesoro con Clinton.
Nel film, Summers tratta inopinatamente male i Vinklevoss, i due gemelli wasp che accusavano Zuckerberg di aver loro rubato l'idea di Facebook (e che da pochi giorni hanno deciso di rinunciare a fargli causa). Mentre il vero Summers è il mentore cui tutto deve Sheryl Sandberg. Nata nel 1969 da una famiglia ebrea di Washington, con lui si è laureata nel 1991 con una tesi intitolata “Conseguenze delle disuguaglianze economiche sugli abusi familiari”, (perché la Sandberg è femminista, ma non troppo) nella cattedra di Economia pubblica. Lo seguirà nel 1991, quando Summers diventa economista capo della Banca mondiale, e poi nel 1995 (numero due del Tesoro) e nel 1999 (promosso segretario). Quando nel 2000 i democratici perdono la Casa Bianca lei però cambia vita e lascia l'odiata Washington (e il primo marito) e si trasferisce nella Silicon Valley.
Entra in Google, allora piccola società ancora non famosa e non quotata, la fa diventare il motore di ricerca di America Online, allora primo provider internet. La società di Mountain View si impegna a pagare in cambio 150 milioni di dollari l'anno, mentre in cassa ha solo 10 milioni. Ma i soldi li trova, e mette la prima pietra del futuro successo di Google. Ci rimane fino al 2007, con la carica di vicepresidente per le vendite online, ma i ragazzini Larry Page e Sergey Brin non la fanno diventare capo operativo, nonostante lei abbia anche inventato Ad Sense, il sistema di vendita di spazi pubblicitari che porterà poi Google ai soldi veri. Le offrono un ruolo importante al Washington Post, ma di tornare nella capitale non ci pensa nemmeno (nel frattempo si è risposata col suo migliore amico).
Comunque la vocazione di baby sitter rimane: a una festa a Hollywood, a fine 2007, incontra Mark Zuckerberg. I due si piacciono, lui è geniale ma timido e soprattutto con nessuna idea di come far fruttare la sua invenzione, lei invece è esperta nel mettere in riga i cervelloni. Prima di essere assunta come chief operating officer intrattiene lunghe mail con Zuckerberg alle cinque del mattino: l'ora in cui lei si sveglia e lui sta per andare a letto, per i bagordi narrati in “The Social Network”. A Facebook i ragazzi sono un po' impauriti dai modi militari della signora, ma alla fine prevale la paura di “fare la fine di MySpace”, la piattaforma che ha avuto il suo quarto d'ora di celebrità e che adesso è un residuato vintage, ed è stata comprata pochi giorni fa a un prezzo simbolico da Justin Timberlake. Con la cura Sandberg, già nel 2010 l'azienda comincia a fare utili grazie alla pubblicità. Cominciano le valutazioni mirabolanti. Tra qualche mese, forse lo sbarco in Borsa, il più atteso da anni a Wall Street. E due giorni fa, l'accordo con Skype che ridimensiona lo sbarco di Google nelle piattaforme sociali. Si dice che sia una piccola vendetta della bambinaia contro i ragazzini di Mountain View, cui sta portando via anche parecchi manager.
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