Primarie, ovvero l'unica decisiva parola sfuggita al Cav. (ma non ad Alfano)

Claudio Cerasa

L'avevamo detto: Silvio Berlusconi conosce troppo bene il mondo del calcio per poter anche solo lontanamente credere che la soluzione migliore per far risorgere una squadra in difficoltà sia quella di dare una piccola aggiustatina agli schemi di gioco o di spostare qualche giocatore da una parte all'altra del campo.

Leggi Perché la chiacchierata di Berlusconi con Rep. è una lezione anche per Mauro di Pietrangelo Buttafuoco

    L'avevamo detto: Silvio Berlusconi conosce troppo bene il mondo del calcio per poter anche solo lontanamente credere che la soluzione migliore per far risorgere una squadra in difficoltà sia quella di dare una piccola aggiustatina agli schemi di gioco o di spostare qualche giocatore da una parte all'altra del campo. Serviva qualcosa di più: serviva una trovata, serviva un nuovo modulo e serviva un qualcosa di diverso rispetto alle classiche dichiarazioni di rito. E quel qualcosa in più, in effetti, ieri il Cav. l'ha offerto proprio al quotidiano diretto da Ezio Mauro e l'ha offerto semplicemente ammettendo quello che tutti immaginavano e che nessuno però osava dire apertamente: “Alle prossime elezioni il candidato premier del centrodestra non sarò io ma sarà Angelino Alfano”.

    Ecco: a voler però essere sinceri e a voler leggere l'intervista del Cav. senza stare lì soltanto a sbadigliare stiracchiandosi sulla sedia (come fatto più o meno ieri dal segretario del Pd) bisogna dire che l'unico passaggio che manca nella prima intervista con cui Berlusconi per la prima volta fissa la data della fine del berlusconismo è un passaggio che per il futuro del centrodestra rischia di essere cruciale – e che non potrà certo essere ignorato ancora troppo a lungo. Perché una volta ammesso quello che tutti pensavano e che nessuno aveva il coraggio di dire, una volta identificato il nome del possibile erede al trono e una volta individuato il campo sul quale il Pdl dovrà preparare la sua prossima sfida al centrosinistra, resta in giro ancora una carta importante che il centrodestra dovrà giocarsi prima che il Cav. decida davvero di passare la mano. Indovinate un po'? La carta vincente naturalmente si chiama “primarie” ed è una carta che a questo punto dovrà essere Angelino Alfano a sfruttare senza timidezze.

    Perché sì, insomma, pensateci un attimo: se Berlusconi dice che non si ricandiderà alle prossime elezioni, se Berlusconi dice che il centrodestra dovrà trasformarsi in una versione italiana del Ppe e se a queste parole il segretario del Pdl dovesse aggiungere che “il prossimo candidato premier del centrodestra verrà scelto con delle grandi primarie aperte a tutte le anime moderate del nostro paese”, ecco, con quale faccia tutti coloro che in questi mesi hanno lanciato appelli solenni per la nascita di un nuovo grande polo moderato potrebbero rifiutarsi di far parte di questo progetto? Per dirla in modo ancora più semplice: se Angelino Alfano dovesse decidersi di farsi promotore di una rivoluzione democratica all'interno del Pdl – e dovesse davvero convocare le primarie per la selezione della prossima premiership di centrodestra come promesso ieri sera a Mirabello – come farebbero i vari Pier Ferdinando Casini e persino i vari Gianfranco Fini a rispondere soltanto con un semplice no-grazie-non-siamo-interessati? E soprattutto: con quale faccia gli avversari del centrodestra potrebbero limitarsi in futuro ad accogliere questa rivoluzione solo con uno sciatto stiracchiamento o con uno sbadiglio grande così? Difficile che possa andare così e difficile che il centrodestra non decida davvero di imboccare questa direzione. Anche perché questa volta il bello è che sia per Alfano sia per Berlusconi la carta buona da giocare non va cercata chissà dove ma è proprio lì: nel mazzo che oggi si ritrova in mano il nuovo croupier del centrodestra.

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    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.