Anche tu lettore di tabloid sei un ipocrita quando ora invochi la privacy

Paola Peduzzi

Il poliziotto non se l'è passata affatto bene, ieri, davanti alla commissione della Camera dei Comuni britannica che indaga sullo scandalo delle intercettazioni illegali (da oggi in poi “pinging”, così la pratica era chiamata tra i giornalisti) nel gruppo Murdoch. “Anch'io sono stato spiato”, ha detto John Yates, senior officer di Scotland Yard, e nessuno mi ha fornito le informazioni necessarie per portare avanti un'inchiesta fatta bene. “Credevi che chi stava commettendo reati ti desse indizi utili per essere messo in galera”?

    Il poliziotto non se l'è passata affatto bene, ieri, davanti alla commissione della Camera dei Comuni britannica che indaga sullo scandalo delle intercettazioni illegali (da oggi in poi “pinging”, così la pratica era chiamata tra i giornalisti) nel gruppo Murdoch. “Anch'io sono stato spiato”, ha detto John Yates, senior officer di Scotland Yard, e nessuno mi ha fornito le informazioni necessarie per portare avanti un'inchiesta fatta bene. “Credevi che chi stava commettendo reati ti desse indizi utili per essere messo in galera”?, gli hanno chiesto i parlamentari, e Yates è ripartito con la giustificazione-lagna (tanto quel che pensava lo aveva già detto domenica in un'intervista al Telegraph: non riaprire l'inchiesta nel 2009 per rivedere tutti i documenti delle intercettazioni è stato un errore colossale, la polizia ne risulterà danneggiata per sempre). Prima e dopo di lui, altri due superpoliziotti sono stati maltrattati, con una foga che non si era mai vista – e la commissione già gongola, perché ha chiesto che martedì prossimo lì davanti si presentino Rupert Murdoch, la sua “priorità” Rebekah Brooks e il figlio James.

    Mentre molti ora scoprono che il giornalismo anglosassone non è esattamente quella solfa rigorosa che ci vendono i giornalisti dalla suola consumata, la sorpresa aumenta. Prima tutti leggono voracemente notizie disgustose: i tabloid vendono milioni di copie al giorno, ed è ovvio che non sono materiale buono soltanto per le casalinghe illetterate, a noi stranieri impongono il Financial Times ma si sa che bisogna leggere il Sun se si vuol sapere che accade in Inghilterra (è lo stesso fenomeno di quest'estate italiana, e di molte prima di questa: c'è qualcuno che non sappia recitare a memoria stralci delle chiacchierate telefoniche della P4?). Poi tutti si scandalizzano se per ottenere quelle notizie si sono usati metodi illegali. Il paradosso di tutto quest'intreccio di pratiche illegali, media spregiudicati, politici conniventi, poliziotti corrotti è questo: com'è che un paese come il Regno Unito, sedotto dalla privacy e dal politicamente corretto, si ritrova travolto da una violazione costante e istituzionalizzata e criminale della privacy (che tutti i giornali siano coinvolti non è più un mistero, non lo è da tempo a dire il vero)?

    “Sì, caro lettore, anche tu sei un ipocrita”, risponde Christopher Hitchens in un articolo su Slate. L'idea che qualcuno possa aver illegalmente cancellato i messaggi della segreteria telefonica di una ragazzina tredicenne scomparsa fa naturalmente rabbrividire, ma quando si parla dello strapotere dei Murdoch su tutto il sistema, quel che non si dice è che sono i lettori di Murdoch i veri despoti: sono loro che comprano i giornali, sono loro che li comprano se ci sono notizie intrusivissime, sono loro che poi vanno a votare ed è per questo che i commentatori, prima delle elezioni, aspettano l'endorsement del Sun, non quello del Guardian. I giornalisti di Murdoch sono bravissimi a intercettare i desideri dei lettori, e non è un caso che i migliori tra loro – leggi: i più spregiudicati – finiscano per lavorare per i politici, compreso per quell'Ed Miliband che oggi, a capo di un Labour che ha fatto la sua fortuna grazie ai lettori di Murdoch, vuole emanciparsi dallo squalo ma intanto assume i giornalisti cresciuti alla sua scuola. Quali sono i desideri dei lettori di tabloid? “Invasioni della privacy”, scrive Hitchens, “plenty of them”.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi