Solo la Copa America poteva trasformare le loffiette in gol fe-no-me-na-li
Radamel Garcia Zarate, che il padre volle chiamare “Falcao” come il suo idolo, è anche atleta di Cristo: ha come si dice gli agganci giusti. Al 20' disegna una virgola celeste: taglio e finta, movimento a rientrare largo e curvilineo, scatto imprendibile, difesa avversaria lasciata sul posto e lui che si presenta davanti al portiere che nulla può. Un quarticello dopo, galoppata di Armero, uno dei migliori esterni bassi della serie A e della Coppa, dalla difesa fino all'area di rigore.
GRUPPO A. Colombia-Bolivia: 2-0. Reti: Falcao 20' pt, Falcao 33' pt. Arbitro: Chacon (Messico)
Radamel Garcia Zarate, che il padre volle chiamare “Falcao” come il suo idolo, è anche atleta di Cristo: ha come si dice gli agganci giusti. Al 20' disegna una virgola celeste: taglio e finta, movimento a rientrare largo e curvilineo, scatto imprendibile, difesa avversaria lasciata sul posto e lui che si presenta davanti al portiere che nulla può. Un quarticello dopo, galoppata di Armero, uno dei migliori esterni bassi della serie A e della Coppa, dalla difesa fino all'area di rigore: Amador è costretto ad abbatterlo. Rigore solare e gol numero due di Falcao. In mezz'ora la pratica è archiviata. La Bolivia torna a casa e raggiunge Morales che l'ha preceduta di qualche giorno. La Colombia è prima del gruppo. Con il Cile, ha mostrato grande organizzazione e gioco spumeggiante. E' candidata più che legittima alla vittoria finale, cosa che renderebbe radiosa la loro Shakira. Con le partite a eliminazione diretta basta un episodio per vincere o perdere. Ma la Colombia, la sola che abbia interrotto il dominio brasiliano da dieci anni a questa parte, conosce lo spartito. Colombia e Bolivia hanno giocato un giorno prima di Argentina-Costarica: manina al paese ospite. Tu sai chi è, tu sai com'è, tu sai perché, direbbe il grande Guzzanti.
GRUPPO B. Brasile-Paraguay: 2-2. Reti: Jadson (B) 38' pt, Santa Cruz (P) 9' st, Valdez (P) 22' st, Fred (B) 45' st. Arbitro: Roldan (Colombia)
Sono riusciti a resuscitare anche “el puntero”, quel Roque Santa Cruz sempre bello e sempre più dannato ai legamenti, in forza al City di Mancini, rigirato in prestito al Blackburn e che gli sceicchi di Manchester lo venderebbero domattina se solo trovassero un comprator cortese. Sono riusciti a prendere due gol da fessi: neppure la coppia centrale più forte del mondo può bastare alla bisogna quando i laterali si prendono per Garrincha e non rientrano manco a sparargli. Il primo gol, bucato persino dalla telecamera, è da manuale del contropiede: il fenomenale Estigarribia s'invola sull'out sinistro, si beve un paio di tardoni e crossa al centro dove Santa Cruz sbuca e fa secco Julio Cesar con una precisa loffietta. Il secondo è da comica: sono i brasiliani a tenere palla nella loro area, ma a un certo punto vanno in confusione, non sanno più che fare. Un paraguagio tignoso intuisce il tremore delle blasonate gambette, s'infila, ruba palla e passa a Valdez lasciato bellamente solo. Tiro, parata, rimpallo e ribattuta di petto. Passato in vantaggio nel primo tempo con una sberla di Jadson, ras alla corte di Lucescu in Ucraina, il Brasile gioca come un narciso di punta e di tacco. Inesistente Neymar, irritante Dani Alves, affamato Pato che potrebbe chiudere la partita e si sbafa due gol due. Ganso è il solo che vada, al piccolo trotto ma va e mostra una rabona con cui ne fa secchi tre, verticalizzazioni di prima no look e due assist. La classe comunque non basta per vincere contro una squadra tozza che corre, ha tecnica e una “gana”, una voglia di vincere che mette paura. Ci vorrebbero mente fredda e carisma che questo squadrone di giovani merlettaie ancora non ha. Mano Menezes è il coach: educato, visibilmente incapace di leggere le partite ma assistito dallo stellone nei cambi. A sei minuti dalla fine fa entrare il vecchio Fred, uno che si intende non di fronzoli ma di gol: puntuale all'appuntamento con una verticale di Ganso mette rasoterra nell'angolo. I verde oro agguantano il pareggio, e se l'Argentina sta male, anche il Brasile non sta tanto bene.
GRUPPO B. Venezuela-Ecuador: 1-0. Reti: Gonzalez 16' st. Arbitro: Quesada (Costarica)
Il Venezuela ci ha provato per un'ora da tutte le posizioni e in tutti i modi: su azione, su calcio d'angolo, su punizione, da vicino, da lontano. C'è voluta una botta fuori ordinanza di Gonzalez su intelligente suggerimento di Miku per chiudere la partita, conquistare tre punti e portarsi a quota 4, per ora al primo posto del gruppo. Dovesse perdere con il Paraguay e il Brasile vincere con l'Ecuador la squadra color più del mosto che del vino tinto passerà certamente ai quarti come miglior terza.
GRUPPO C. Cile-Uruguay: 1-1. Reti: Alvaro Pereira (U) 8' st, Sánchez (C) 20' st. Arbitro Amarilla (Paraguay)
Un pareggio fra gentiluomini: giocano ma senza infierire, entrambe hanno interesse a che lo scontro risolutivo avvenga in altra sede. Sono due signore squadre, di quelle che sanno che al calcio si gioca in undici. Fra le migliori finora, corsa fantasia e tecnica. Bellissimo il gol di Sánchez “maravilla”, diagonale al volo dopo una serie di scambi di prima da un fronte all'altro. Cile ai quarti, per l'Uruguay manca poco.
GRUPPO C. Perù-Messico: 1-0. Reti: Guerrero 37' st. Arbitro: Pezzotta (Argentina)
Quarantacinque minuti da pennica, con il Perù che potrebbe ma non vuole e il Messico che vorrebbe ma non può, giusto un paio di tentativi sul finire del tempo. Il secondo è quasi interamente di marca peruviana con l'asse Vargas-Guerrero che funziona a meraviglia. Ma bisogna aspettare più di mezz'ora e una papera della difesa messicana che lascia solo in area l'attaccante dell'Amburgo perché il risultato si sblocchi. Perù ai quarti, nella peggiore delle ipotesi come migliore terza. Il Messico per non tornare a casa dovrebbe fare un'impresa da niente: battere l'Uruguay.
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