Fini rompe il silenzio e inizia la campagna elettorale. Ma con chi?

Graziella Balestrieri

Fini ha annunciato in conferenza stampa, durante il battesimo ufficiale della sede nazionale di Futuro e Libertà in via Poli a Roma, che a Mirabello scenderà in campo e inizierà una lunga campagna elettorale in mezzo alla gente. Il tutto dopo le uscite di una parte importante della componente finiana. Urso, Ronchi e Scalia sono tornati sui loro passi cercando il dialogo offerto dalla novità Alfano.

    Fini ha annunciato in conferenza stampa, durante il battesimo ufficiale della sede nazionale di Futuro e Libertà in via Poli a Roma, che a Mirabello scenderà in campo e inizierà una lunga campagna elettorale in mezzo alla gente. Il tutto dopo le uscite di una parte importante della componente finiana. Urso, Ronchi e Scalia sono tornati sui loro passi cercando il dialogo offerto dalla novità Alfano. Fini oggi rompe il silenzio ma non si spingerà oltre quello che è sotto gli occhi di tutti ovvero che a nemmeno un anno dalla fondazione di Fli, nonostante i nastri e nonostante le feste a ricordare la casa del padre (Mirabello) questo partito è già andato in cantiere. E al silenzio ingombrante come mai in passato di Fini, hanno fatto da contro altare le dichiarazioni anche pesanti dei suoi. Tra falchi e colombe non è stato risparmiato nulla. Così l'on. Granata due giorni fa sull'Espresso: "Gianfranco e Tonino sarebbero perfetti per costruire insieme il nuovo partito della nazione e della legalità. Non staremo mai più con il Pdl. Urso e Ronchi? Due infiltrati, meno male che se ne sono andati".

    Da un improbabile Terzo Polo
    a una futura alleanza con Di Pietro cercando in ogni modo di alzare quella percentuale del 2,5 per cento nei sondaggi che li accosta in un testa a testa desolante al movimento di Beppe Grillo. E poi di Alfano che doveva essere la novità del Pdl ma che è stata soprattutto fonte di scontro in Fli. Dichiarazioni del deputato Pdl La Boccetta su Italo Bocchino: “So che Italo cerca un dialogo personale con il Pdl” che Bocchino ha prontamente smentito: “Sono mesi che non lo sento e non lo cerco”, parlando di Berlusconi ma nessun riferimento al nome di Alfano. Dunque a sottolineare ancora una volta che non è la casa del Pdl il reale problema, ma il loro padrone. Colui che li ha “cacciati”. Identificato nel Cav. il male assoluto, basta attendere che questo regno del male finisca e che Alfano prenda realmente potere, solo dopo si potrà cercare di nuovo il dialogo. Non sono mai stati d'accordo su nulla, dalle scelte ai referendum alle decisioni in Parlamento, solo sempre alla ricerca di spiriti vari da riecheggiare “lo spirito irriverente, innovativo, riformista di Bastia Umbria”, ribadisce Granata all'Espresso e gli fanno eco gli altri “a Mirabello per ritrovare lo spirito di un anno fa”.

    E fra tutti questi spiriti alla fine non hanno fatto altro che creare un partito fantasma. A distanza di un anno ha pienamente ragione Berlusconi nel dire che senza di lui Fini non è andato da nessuna parte, perché ritrovarsi a lottare con Grillo dovrebbe essere al di là dei nastri , un segnale veramente preoccupante per il peso politico di Fini. Così mentre tutti attendono la fine del regno berlusconiano, sono i suoi più cari nemici che piano pian perdono i pezzi e che cercano di rientrare da dove sono stati cacciati. Il finale sarà inesorabilmente per quanto assurdo forse il più naturale come il prof. Tarchi ci descrive "per Fli un futuro indipendente è una chimera. L'unica prospettiva realistica è un riavvicinamento al Pdl, facendo passare l'elezione di Alfano come una novità decisiva. Ci vorrà tempo, ma l'uscita di Urso e Ronchi può essere l'avvio del percorso ed in questo caso il gruppo degli antiberlusconiani irriducibili farà da capo espiatorio e verrà sacrificato. Il silenzio di Fini è determinato dalla volontà di non creare eccessivi ostacoli a questo sbocco, anche se indubbiamente non potrà assumere quel ruolo di primo piano che perseguiva".

    Per un solo argomento Fli è stato sempre e solo coeso: “Siamo stati cacciati da Berlusconi”. Ora questo silenzio è solo un modo di attendere il cambio del padrone di casa, una volta accaduto tutti pronti a rientrare ritrovando il dialogo, anche perché in fondo sono stati cacciati ma non volevano andarsene.