L'ira funesta

Marina Berlusconi rilascia interviste solo quando è furiosa

Annalena Benini

La risposta era nel vestito. Marina Berlusconi era andata a una serata di gala, subito dopo la sentenza sul Lodo Mondadori, con un abito lungo e bianco. E' stato lì che la terra ha cominciato a tremare. Lei si veste sempre di nero e corto. Il bianco, nel linguaggio di Marina Berlusconi, significa di certo ira funesta e lutti agli Achei, e infatti ha dichiarato, mentre risaliva in macchina senza modificare il sorriso ma lanciando un fulmine dallo sguardo: “Festeggio perché si deve festeggiare, ma l'arrabbiatura resta, questa cosa è troppo grave”.

    La risposta era nel vestito. Marina Berlusconi era andata a una serata di gala, subito dopo la sentenza sul Lodo Mondadori, con un abito lungo e bianco. E' stato lì che la terra ha cominciato a tremare. Lei si veste sempre di nero e corto. Il bianco, nel linguaggio di Marina Berlusconi, significa di certo ira funesta e lutti agli Achei, e infatti ha dichiarato, mentre risaliva in macchina senza modificare il sorriso ma lanciando un fulmine dallo sguardo: “Festeggio perché si deve festeggiare, ma l'arrabbiatura resta, questa cosa è troppo grave”.

    A essere particolarmente impressionabili, anziani, cardiopatici o rimasti soli a casa perché la moglie è in vacanza, non bisogna leggere di notte le interviste di Marina Berlusconi quando è molto arrabbiata (ma lei in effetti rilascia interviste solo quando è molto arrabbiata): come nei film in 3D, le sue esternazioni lasciano la sensazione che da un momento all'altro esca fuori dai giornali prima una folata di vento gelido, poi un artiglio, o un guantone da boxe, o lo spillo di un tacco a spillo. “Questa sentenza grida vendetta”, ha detto nell'intervista a Panorama (e al Corriere della Sera l'aveva definita “un verdetto indegno di un paese civile”), “come si fa a minimizzare, o addirittura a negare che ci sia un danno, e per giunta un danno gravissimo? No, non è degno di uno stato di diritto che per colpire mio padre si colpiscano le aziende”.

    Marina Berlusconi è furiosa, travolge le domande con le risposte, definisce i 560 milioni di euro “questo esproprio”, e se le fanno notare che forse con il gruppo De Benedetti ha “il dente avvelenato per gli attacchi” quotidiani dei suoi giornali, non le basta: “Ha ragione, ma si sbaglia per difetto. Con tutto quello che ci piove addosso ho molto più del dente avvelenato”. Molto più del dente avvelenato deve significare almeno apocalisse. Marina Berlusconi non si limita alle risposte: “Gliela faccio io una domanda”, dice all'intervistatore, e il lettore tremebondo va in affanno, cerca aiuto, promette a se stesso di studiarsi le 283 pagine di motivazione della sentenza (Marina le ha lette e ha deciso: “In Italia non esiste più lo stato di diritto”). Anche Rupert Murdoch, che nonostante la spavalderia ha ormai una certa età, se non vuole rischiare crisi di insicurezza non dovrebbe leggere il passaggio in cui Marina Berlusconi lo definisce “un'improbabile icona, fino a ieri osannato qui in Italia come un paladino duro e puro: ancora una volta solo per andare contro mio padre”. I commenti su Carlo De Benedetti, invece, sono come la scena della doccia in “Psycho”, ed è meglio chiudere gli occhi o girare la testa. Poi Marina Berlusconi fa l'elenco dei “guastatori”, quelli che costruirebbero il proprio successo sulla guerra quotidiana, e il lettore timido e provato dal caldo si trasforma nell'urlo di Munch: “Pensi a certi magistrati che vivono di pregiudizi, a certi politici più o meno improvvisati che costruiscono il consenso sull'aggressione all'avversario, a certi editori e giornalisti che hanno trasformato l'informazione in un campo di battaglia. Per tutti costoro non ci sono più regole da rispettare, ma solo un nemico da abbattere, in ogni modo, con qualsiasi mezzo e a qualunque costo. Con la calunnia, con il fango, con l'incitamento all'odio”.

    Non basta: “E sbaglia di grosso chi ritiene che questa follia riguardi solo alcune persone, magari famose e importanti: se saltano le regole e le garanzie, se a esse si sostituisce la legge della giungla, prima o poi chiunque è a rischio, prima o poi l'intero paese va alla deriva”. Se nonostante gli avvertimenti il lettore impressionabile sceglie di arrivare fino in fondo all'intervista di Marina Berlusconi e di aprire quella porta, sappia che niente sarà più come prima. Ne uscirà suonato, come da un incontro di boxe. Con un'unica certezza: la dignità femminile non è mai stata così salva.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.