E se Murdoch decidesse di attuare la “nuclear option”?
Dopo che i principali figuranti del clan Murdoch si sono arresi al furore del popolo, gli esperti iniziano a tracciare i possibili futuri scenari per il sistema mediatico britannico. Si fanno sempre più insistenti le voci che prevedono che il vecchio magnate Rupert Murdoch decida di disfarsi di parti rilevanti del suo impero, che vale il 40 per cento del panorama nazionale. Malgrado le smentite al “suo” Wall Street Journal ieri – “non ho la minima intenzione di vendere le mie testate inglesi” – molti analisti mediatici continuano a valutare l'ipotesi.
Leggi Perché Murdoch ha scelto Mockridge di Daniele Raineri
Dopo che i principali figuranti del clan Murdoch si sono arresi al furore del popolo, gli esperti iniziano a tracciare i possibili futuri scenari per il sistema mediatico britannico. Si fanno sempre più insistenti le voci che prevedono che il vecchio magnate Rupert Murdoch decida di disfarsi di parti rilevanti del suo impero, che vale il 40 per cento del panorama nazionale. Malgrado le smentite al “suo” Wall Street Journal ieri – “non ho la minima intenzione di vendere le mie testate inglesi” – molti analisti mediatici continuano a valutare l'ipotesi. Prima di tutto è necessario capire quanto il nuovo capo di News International, Tom Mockridge, voglia seguire l'attaccamento “romantico” del patron alla carta stampata e quanto decida di ascoltare la logica del mercato, che certo non favorisce un futuro roseo per i giornali nel Regno Unito. Mettere in vendita le testate di maggior prestigio – il Times e il Sunday Times, di cui il primo in forte perdita – farebbe piacere agli ultrà della lobby anti Murdoch, dominante nella cronaca, ma getterebbe nello scompiglio la parte più riflessiva e responsabile del complesso mediatico-politico-amministrativo del paese.
In Inghilterra non esistono editori “fit and proper” (come recita l'attuale formula applicata contro i Murdoch per la cattiva gestione di News of the World) che siano in possesso della fortuna necessaria per rilevare simili testate. All'Associated Newspapers del giovane Lord Rothermere (che pubblica Daily Mail e Mail on Sunday) non ci sono abbastanza fondi, mentre il nuovo patron dell'Independent, l'oligarca e figlio di un agente del Kgb russo Aleksandr Lebedev, non è una figura accettata dall'establishment. In più aumentano le voci secondo cui Lebedev starebbe per fare dell'Independent un giornale gratis, come l'Evening Standard, che va a gonfie vele. A soffrirne sarebbe soprattutto il Guardian, di sinistra come l'Independent, il grande regista della crociata anti Murdoch di questi ultimi anni. Non è una questione di passaporto: a essere “cash rich” è anche l'inglesissimo Richard Desmond, editore del Daily Express, che una volta era il massimo quotidiano nazionale. Ma Desmond ha creato la fortuna con la pornografia e ha ridotto l'Express a una giornale orrendo – stessa fine per il Daily Star: al suo confronto il Sun murdocchiano sembra l'Economist. Un analista mediatico fra i più ascoltati, Dan Sabbagh, diceva ieri che il caos che seguirebbe all'eventuale fuoriuscita dei Murdoch è dieci, cento volte più grave di quel rigurgito di sentimentalismo e nostalgia che c'è stato alla chiusura da un giorno all'altro del famigerato “News of the Screws” (notizie scoperecce, come vuole il nomignolo storico di News of the World).
“State attenti a quello che desiderate”, recita la vecchia massima cinese: a Londra sembra che la “mafia anti Murdoch” stia per farsi crollare addosso le mura del tempio. E se Rupert decidesse di mettersi da parte ora, per dedicarsi alla filantropia, come si dice da tempo? Lungimirante come non mai, anche in un momento di massimo sconforto, Murdoch sa pensare in modo strategico molto meglio dei suoi persecutori inglesi, e sa benissimo – come l'atleta di Ju-jitsu – come usare la forza dei suoi avversari contro di loro.
Leggi Perché Murdoch ha scelto Mockridge di Daniele Raineri
Il Foglio sportivo - in corpore sano