Le Banche traghettano il rialzo dei titoli in Borsa

Piazze spiazzanti

Michele Arnese

Si può continuare a inveire contro la speculazione che attacca l'Italia e contesta la manovra. Si potrà pure indagare, come ha preannunciato ieri la procura di Roma oltre a quella di Trani, sugli annunci delle agenzie di rating. E si potrà anche stracciarsi le vesti per la flessione del 3 per cento registrata ieri a Piazza Affari. Ma se si antepongono i fatti agli stati d'animo, o alle dietrologie, la situazione è chiara.

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    La partenza di Piazza Affari è stata positiva: a venti minuti dall'avvio delle negoziazioni l'indice FtseMib ha guadagnato l'1,05 per cento. Bene anche l'All Share (+0,49 per cento) e l'indice Star, in rialzo dello 0,22 per cento. Il differenziale bund btp ha raggiunto i 331 punti a inizio giornata. In tarda mattinata Piazza Affari è salita al 2,08 per cento, superando le altre piazze europee. A trainare sono sopratutto i titoli Unicredit con un +4 per cento,
    Monte Paschi +3,9, Intesa +4, Banco Popolare +3,6 per cento. Rialzi anche per Azimut, Generali e Unipol. Fiat si è posizionata sul +0,8 per cento, Fiat Industrial al +3,2. Pirelli in controtendenza ha perso il 2,8 per cento.

    Si può continuare a inveire contro la speculazione che attacca l'Italia e contesta la manovra. Si potrà pure indagare, come ha preannunciato ieri la procura di Roma oltre a quella di Trani, sugli annunci delle agenzie di rating. E si potrà anche stracciarsi le vesti per la flessione del 3 per cento registrata ieri a Piazza Affari. Ma se si antepongono i fatti agli stati d'animo, o alle dietrologie, la situazione è chiara. Anche ieri gli investitori hanno disinvestito su titoli pubblici e bancari del Vecchio continente, preferendo altri mercati e altri investimenti. La Cina, ad esempio, preferisce comprare consistenti quantità di oro: così ieri il metallo giallo ha superato quota 1.600 dollari l'oncia.

    I rischi sui debiti sovrani, a partire dal caso greco ancora irrisolto, si trasferiscono quindi anche sulle banche, che in portafoglio detengono masse rilevanti di bond statali. Gli effetti sono evidenti. Il listino azionario di Milano è arretrato del 3 per cento, il risultato peggiore in Europa, dove però le altre piazze finanziarie hanno registrato perdite intorno all'1,5 per cento. A pesare sull'andamento sono stati in particolare i titoli bancari, nonostante gli stress test resi noti venerdì scorso siano stati confortanti. Tutta colpa dell'accresciuto rischio percepito sui titoli di stato. Ieri lo spread tra i Btp e il Bund tedesco a dieci anni si è nuovamente impennato oltre i 330 punti base; e quello tra decennali spagnoli e Bund è schizzato a 370 punti, il massimo dal 1997. Di conseguenza, il rendimento dei Btp è arrivato al 6 per cento e quello del decennale spagnolo al 6,35 per cento, entrambi al massimo dalla creazione dell'Eurozona e non lontano da quota 7 per cento, considerata la soglia limite oltre la quale le autorità fanno scattare operazioni di salvataggio. Ieri, comunque, la Bce ha smentito acquisti di titoli avvenuti la scorsa settimana, come ha invece scritto ad esempio il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari.

    L'aumento degli spread è stato favorito anche da un mercato sostanzialmente illiquido, quindi facilmente influenzabile da poche operazioni: “E' inquietante vedere un mercato secondario così fermo”, ha detto un trader.

    “C'è una situazione di calma apparente sul mercato, ma tutti sono in attesa che arrivi un segnale forte dalla politica, magari nel vertice europeo di giovedì prossimo, per risolvere la questione del debito greco ed europeo”, ha aggiunto il trader.

    Nessun allarmismo dal fronte creditizio. I maggiori banchieri italiani hanno incontrato ieri il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel vertice mensile che si svolge a Milano nella sede dell'Agenzia delle entrate. A riprova di un informale patto sistemico tra Tesoro, fondazioni bancarie e gruppi creditizi: il Tesoro ha autorizzato in massa le fondazioni, a sorpresa rispetto alla prassi del passato, a partecipare alle ricapitalizzazioni, per consentire agli istituti di poter comprare anche i titoli di stato che il Tesoro deve emettere, sostenendo così la domanda.

    D'altronde anche sulla manovra economica, al netto degli auspici per una maggiore crescita, i banchieri a partire dal vertice dell'Abi si sono espressi positivamente sul tendenziale pareggio di bilancio da raggiungere entro il 2014. Se le banche hanno dovuto subire un incremento dell'Irap, gli istituti potranno indirettamente beneficiare dell'aumento progressivo della tassa sul deposito titoli che favorirà investimenti alternativi, a partire dai fondi comuni e dai conti correnti on line. Anche i concessionari autostradali e aeroportuali sono stati accontentati: la contestata norma sugli ammortamenti finanziari che avrebbe penalizzato gli investimenti è stata rivista con una mediazione ritenuta positiva dagli operatori.

    A criticare nettamente la manovra sono rimaste le compagnie assicurative per il peso accresciuto dell'Irap. Diversità di vedute nel settore del commercio. Confcommercio mugugna per la liberalizzazione voluta dal ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, apprezzata invece da altre federazioni come Confimprese presieduta da Mario Resca. Mentre la sovrattassa sull'alta velocità non fa felice la Ntv di Luca di Montezemolo la quale chiede però che i servizi così finanziati siano messi a gara.

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