Più che il puritano Watson, potè la rossa chioma

William Ward

Se si esclude il breve interludio della torta lanciata in faccia a Rupert Murdoch, le sedute delle due commissioni parlamentari sullo scandalo del News of the World si sono svolte con una calma e una misura da teatro britannico. Come nella migliore tradizione teatrale londinese, tutti hanno recitato la loro parte con aria compita, a tratti distaccata, quasi fossero contabili intenti a contemplare le possibili opzioni per la festa natalizia aziendale.

    Londra. Se si esclude il breve interludio della torta lanciata in faccia a Rupert Murdoch, le sedute delle due commissioni parlamentari sullo scandalo del News of the World si sono svolte con una calma e una misura da teatro britannico. Come nella migliore tradizione teatrale londinese, tutti hanno recitato la loro parte con aria compita, a tratti distaccata, quasi fossero contabili intenti a contemplare le possibili opzioni per la festa natalizia aziendale. Come in una commedia ironica di Alan Bennett, nessuno dei protagonisti ha detto quello che avrebbe voluto dire realmente, ma tutti si sono intesi benissimo.

    I signori Murdoch hanno puntato tutto su una falsa modestia e una penitenza di circostanza, dagli effetti surreali – come ha notato il Guardian, il figlio James sembrava più un parroco di campagna anglicano, ansioso di riconciliarsi con i fedeli, che il manager sprezzante abituato alle vessazioni che i suoi dipendenti conoscono.

    I membri delle due commissioni hanno faticato molto nel duro compito di fingere distacco, per non risultare trionfali o gongolanti. Per tutti era di certo l'apice della carriera, da giocare sotto gli occhi di milioni di telespettatori in patria e all'estero. Sapevano che non avrebbero mai più avuto a disposizione una giornata intensa e significativa come quella di ieri, ma non potevano certo darlo a intendere, se non volevano risultare triviali o meschini.

    Un contegno del genere sarà risultato quasi impossibile soprattutto a Tom Watson, il deputato laburista paffutello, dall'aria provinciale e vagamente frustrata, che ha dedicato gli ultimi sei anni a perseguitare la famiglia Murdoch. Il presidente della commissione Cultura, media e sport, il thatcheriano John Whittingdale, che ha guidato i lavori con fare notarile, gli ha lasciato molto spazio. Una grande occasione per Watson, stretto in un vestito verde improbabile abbinato a una cafonesca cravatta viola, ma anche una grande pena – fosse stato per lui, avrebbe volentieri messo le mani addosso ai due Murdoch. Watson è uno di quei laburisti che incarnano lo spirito puritano dei labour, eredità per successione diretta degli uomini di Oliver Cromwell che deposero re Carlo I d'Inghilterra, per poi giustiziarlo dopo un processo formale a Banquetting House, nel 1649. La monarchia è stata restaurata nel 1660, ma la mentalità puritana continua ad animare molti inglesi, soprattutto a sinistra. La carriera di Watson, classe 1967, entrato in Parlamento nel 2001, certifica il suo motore interiore puritano – fin dalla sua prima campagna parlamentare, tutta spesa per vietare la vendita dei dischi del “glam rocker” Gary Glitter, notoriamente pedofilo.

    I puritani, ostili al godimento e al piacere, si scontrano con la pacatezza dei cosiddetti cavalier – gli eredi dello spirito degli Stuardi, che continuano ancora oggi a rappresentare la parte più lassista, godereccia e forse incosciente del carattere nazionale.

    Ieri, i cavalier erano in difficoltà, di fronte a un animo puritano incombente fin dall'esterno del Palazzo di Westminster, dove campeggia la grande statua di Oliver Cromwell. Ma poi è arrivata Rebekah Brooks, con la sua magnifica chioma rossa, portata come facevano i cavalieri di una volta – gli uomini di Cromwell, per protesta, tenevano i capelli corti e poco curati. I modi contriti e modesti di Rebekah, la sua voce soave e quasi remissiva, hanno ribaltato la sua fama di “Wicked Witch of Wapping” (la strega cattiva della redazione murdochiana, nel quartiere di Wapping). Ha affrontato le domande di persone che frequenta da anni, in privato o per lavoro, e, più dei suoi due datori di lavoro che l'hanno preceduta, è riuscita a cambiare l'atmosfera in sala. Dopo l'impegno stressante della lunga seduta dei Murdoch, la seduta con Rebekah Brooks ha lasciato tutti i suoi interlocutori quasi ipnotizzati dal suo charme malizioso. Roba da cavalier.