Amy e fa' ciò che vuoi

Stefano Pistolini

Se volete tardivamente conservare un souvenir di Amy Winehouse, la cantante e musicista inglese trovata morta in casa sabato scorso e dunque passata a miglior vita alla solita, fatale età-rock di 27 anni, abbiamo un'indicazione per voi. Andate su YouTube e digitate “Dionne Bromfield sings with Amy Winehouse”. Ci sono tante informazioni utili a farsi un'idea chiara, in quei quattro minuti di filmato, girato tre anni fa. Siamo nel piccolo studio di registrazione casalingo di Pete Doherty, l'unico musicista d'Oltremanica che tiene testa a Amy, quanto a debolezza tossicomane.

Leggi Una birra all'Hawley Arms, il pub che deve tutto ad Amy Winehouse

    Se volete tardivamente conservare un souvenir di Amy Winehouse, la cantante e musicista inglese trovata morta in casa sabato scorso e dunque passata a miglior vita alla solita, fatale età-rock di 27 anni, abbiamo un'indicazione per voi. Andate su YouTube e digitate “Dionne Bromfield sings with Amy Winehouse”. Ci sono tante informazioni utili a farsi un'idea chiara, in quei quattro minuti di filmato, girato tre anni fa. Siamo nel piccolo studio di registrazione casalingo di Pete Doherty, l'unico musicista d'Oltremanica che tiene testa a Amy, quanto a debolezza tossicomane e a ostentazione del rovinoso stile junkie per la quale la Winehouse è divenuta il triste bersaglio prediletto dei rotocalchi. Amy però quel giorno è affilata e in forma.
    Insieme al socio di spaventose bisbocce ha infatti qualcosa di piacevole e urgente da fare: lucidare un diamante grezzo. I due campioni della dissolutezza britannica si sono associati per una questione puramente, magnificamente artistica: dare una mano alla figlioccia di Amy, l'allora dodicenne e timidissima Dionne Bromfield, ragazzina di colore del Kent nelle cui capacità vocali lei crede ciecamente. E allora, rispolverando la vocazione per quell'autarchia produttiva che appartiene al Dna inglese, Pete e Amy, anziché accompagnare la piccoletta da qualche dubitabile discografico, fanno una cosa più mediaticamente raffinata: registrano un austero videoclip fatto in casa in cui Dionne duetta con la madrina e Pete si occupa delle riprese, illuminate solo da un gran faro messo da una parte. Amy ha il controllo della situazione: sistema Dionne davanti a un microfono e poi le si siede accanto, imbracciando una chitarra e a sua volta piazzandosi un microfono di fronte. Il pezzo su cui Amy e Dionne duettano è “If I Ain't Got You” di Alicia Keys ed è davvero convincente: Amy si limita a fare i controcanti, ma la performance della dodicenne è travolgente, seppure ancora acerba.
    Del resto la sua madrina crede in lei, al punto da pagarle un corso intensivo di canto in America durante l'estate, di coccolarla e di provocare un discreto casino quando va ad aspettarla fuori dai cancelli della sua scuola media.

    Dionne la adora. Dice di vedere in Amy quello che tutto il mondo ha scoperto, ovvero le impareggiabili capacità interpretative e la potenza artistica innovativa, spalmata su un repertorio che finalmente rinfresca il concetto di musica sexy. Ma Dionne sa andare oltre, dove la curiosità del pubblico non arriva: vista da vicino, ha imparato ad amare quella donna che ha il doppio dei suoi anni, ma che è comunque una ragazza, debole, pazza e indifesa, che ha già deciso di vivere con abbandono ciò che c'è da vivere perché sa di non avere la forza per invertire il suo destino melodrammatico. Del resto, dopo che il successo la travolge, man mano che sembra palese che non sarà mai possibile dare degno seguito a “Back to Black”, e lei scivola giù a corpo morto nel tunnel della dissoluzione, Amy non smette mai di tenere gli occhi sull'adorata ragazzina e di sostenerla.

    Dopo che il clip su YouTube diventa un caso, il disco d'esordio della Bromfield esce su etichetta Lioness, quella che Amy ha fondato per dar corpo alla sua genuina passione per la musica, la materia che le abita la vita. Va anche a vederla in concerto e la stampa scandalistica strombazza della sera in cui Amy strafatta collassa in platea, dopo essersi agitata troppo davanti all'esibizione della figlioccia. Non dev'essere un caso perciò che tocchi proprio a Dionne, in un misterioso passaggio di testimone, ospitare per l'ultima volta su un palco Amy. Non è vero che l'ultima apparizione della Winehouse sia quel disgraziato concerto in Serbia, in cui lei è troppo devastata per star lì sopra, biascica, cade, viene martirizzata e che la vergogna s'infranga su chi ha permesso che ciò sia successo.

    E' passata qualche settimana, è il 20 luglio, qualche giorno fa. Dionne Bromfield è ospite della rassegna di nuovi talenti organizzata da iTunes al Roundhouse, vetusto locale rock in un vecchio deposito ferroviario di Camden, che è il quartiere dove Amy abita, e dove sono abituati a vederla girare per i marciapiedi con l'aria stralunata. Quando, nel corso del suo set, Dionne intona “Mama Said”, vecchio hit delle Shirelles che è diventato il suo singolo d'esordio, ecco che sul palco arriva Amy.

    Ha l'aria contenta e rilassata. Per una volta ha lasciato a casa il senso d'agonia che ne accompagna le apparizioni. Abbraccia Dionne, si preoccupa di non rubarle la scena, sebbene il suo solo manifestarsi, jeans attillati e maglietta casuale, ribadisce il potere magnetico di questa donna. Lei c'è, non è un fantasma, non è un rottame: ammicca al pubblico, incoraggia la ragazzina, mima i coretti di quella bella canzone. Guardatevela. Del resto Janis Joplin era come lei, coniugava con la medesima rassegnazione la femminilità disperata, l'anima squarciata, la soggezione alle tentazioni e la musica che le scorreva dentro al corpo.
    Vibrante e sorridente, in quella notte di musica a due passi da casa, finalmente senza responsabilità ma vicino a un'anima ispirata come la sua, Amy ha consegnato ai filmatini della rete l'ultimo guizzo. Il resto, come hanno scritto tutti, ha semplicemente seguito il suo corso.

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