Più memoria per tutti. La nuova frontiera dei ricordi è Proust.com

Nicoletta Tiliacos

Il bello dei ricordi è che sono, appunto, ricordi. Oggetti fragili da maneggiare, da rievocare in certe rare e preziose occasioni (cfr. “Canzoni stonate” di Gianni Morandi: “Canto solamente insieme a pochi amici / quando ci troviamo a casa e abbiamo bevuto / non pensare che ti abbiam dimenticato / proprio ieri sera parlavamo di te”). Trafitture dei pensieri che possono affettuosamente e/o malinconicamente aggredire quando meno te l'aspetti, a riaprire archivi interiori e a farti dire a chi è vicino: “Ti ricordi?”. “Sì. E tu ti ricordi…”.

    Il bello dei ricordi è che sono, appunto, ricordi. Oggetti fragili da maneggiare, da rievocare in certe rare e preziose occasioni (cfr. “Canzoni stonate” di Gianni Morandi: “Canto solamente insieme a pochi amici / quando ci troviamo a casa e abbiamo bevuto / non pensare che ti abbiam dimenticato / proprio ieri sera parlavamo di te”). Trafitture dei pensieri che possono affettuosamente e/o malinconicamente aggredire quando meno te l'aspetti, a riaprire archivi interiori e a farti dire a chi è vicino: “Ti ricordi?”. “Sì. E tu ti ricordi…”.

    Finora. Ma ora si cambia. A mettere ordine nella indisciplinata e fuggevole categoria delle rimembranze è arrivato un italoamericano poco più che trentenne, Tom Cortese, ideatore del sito Proust.com, ultimo ritrovato in tema di social network. Quali sono le tue canzoni preferite? Qual era la più bella o il più bello della tua scuola? Quand'è che hai deciso di fidanzarti? E com'era l'anello? Quali sono le parole che ami di più? E il viaggio che avresti voluto fare? Ricordi data e circostanze del tuo primo bacio? Oltre, naturalmente, all'essenziale: quando e dove sei nato? Duecentodiciotto domande divise in sessantasei capitoli, e chi vuole ricordarsi proprio di tutto (oltre che impedire che amici e parenti dimentichino aspetti salienti della sua vita, o ne diano versioni non autorizzate), ora sa cosa fare.

    Perfezionando all'inverosimile
    la vocazione catalogativa (e in fondo investigativa)  di ogni social network degno di tal nome, Proust.com propone –  più che una riedizione ammodernata e corretta del famoso questionario che prende il nome dall'autore della “Recherche” – una specie di interrogatorio poliziesco profumato alle petites madeleines: “Raccontate la vostra storia – intima Proust.com – parlate dei ricordi che vi rendono più felici a ripensarci”.

    Il vantaggio di Proust.com è che nessun maleducato potrà mai stroncare chi gli affida le proprie memorie formato “botta e risposta”. Umiliazione che, invece, toccò  proprio a Marcel Proust. Il lettore incaricato dall'editore Ollendorf di dare un giudizio sull'eventuale pubblicazione di “Alla ricerca del tempo perduto” scrisse infatti nel suo parere: “Sarò particolarmente fesso, ma non riesco a comprendere come questo signore possa impiegare trenta pagine a descrivere come si gira e si rigira nel letto prima di prendere sonno”.

    Sull'affettuoso Proust.com nulla di così sgradevole potrebbe mai accadere. Solo i pochi fortunati congiunti e amici scelti dal ricordante avranno il diritto e la fortuna di poter accedere alle memorie certificate da lui stesso, e impaginate in sobri fogli di album (così sobri da apparire tristanzuoli, in verità, ma comunque appropriati), che alludono alla più rigorosa familiarità. Privacy garantita, promette il fondatore Tom Cortese, e niente pubblicità. Solo la possibilità di mettere in vendita, prima o poi, le raccolte di questionari messi a disposizione dagli utenti meno ritegnosi e più disponibili a condividere con il mondo i loro ricordi personali. Senza contare che il sito offre l'opportunità di tagliar corto con certe oziose chiacchiere da ex compagni di scuola: “Era l'anno in cui Pinco corteggiava Panca”. “Ma che dici, Pinco si era già fidanzato con Pinca”. “Ma sei sicuro? Controlliamo su Proust.com”.