Back to black
Una madre lo sa. Lei lo sapeva, che Amy Winehouse non sarebbe diventata vecchia, né grande, che non le avrebbe chiesto di tenerle i nipotini mentre partiva per il fine settimana con un nuovo fidanzato. “Era una questione di tempo”, ha detto. Significa che ogni nuova notizia poteva essere una cattiva notizia, ogni squillo di telefono poteva essere il sipario che scende.
Leggi Amy e fa' ciò che vuoi di Stefano Pistolini - Leggi Una birra all'Hawley Arms, il pub che deve tutto ad Amy Winehouse
Una madre lo sa. Lei lo sapeva, che Amy Winehouse non sarebbe diventata vecchia, né grande, che non le avrebbe chiesto di tenerle i nipotini mentre partiva per il fine settimana con un nuovo fidanzato. “Era una questione di tempo”, ha detto. Significa che ogni nuova notizia poteva essere una cattiva notizia, ogni squillo di telefono poteva essere il sipario che scende. Quando si incontravano, e Amy era strafatta oppure pulita, non cambia, poteva sempre essere l'ultima volta. Infatti Amy le ha detto, il giorno prima di morire: “Mamma ti voglio bene”.
Loro due lo sapevano. Tutto il resto del mondo piange il genio sciupato, la rockstar maledetta, la ex fidanzata impossibile da salvare, la rivale fuori gioco, la ex moglie fuori di testa, le canzoni che non ascolteremo mai, quei quintali di eye-liner messi con la spatola e gli ombrellini da cocktail sui capelli (anche le tette finte, che era così felice di mostrare). Tutto vero, tutto già lontano. La madre di Amy Winehouse invece piange sua figlia da vicino e da anni: il back to black era ovunque ed era sempre. Non c'erano notti tranquille, non ci sono mai, non passa un giorno senza che una madre spii la faccia della figlia per capire che succede (la voce al telefono, nessuna telefonata, troppe telefonate, poca allegria, molta agitazione, l'assenza, la sensazione che stia galleggiando lontano, un nuovo tatuaggio, resti di coca nelle narici, gli occhi che traballano, quelle pupille come spilli, o come bottoni, e le immagini terribili di Belgrado, quando qualcuno di veramente cattivo l'ha buttata da sola sul palco).
Esistono anche le buone notizie, in queste storie, esistono fortune sfacciate e destini luminosi, di tranquilla decadenza (trascorsi a rimpiangere i bei tempi bui, in cui lui o lei era così perduto e così geniale, mentre adesso è vegetariano e sempre in palestra). Amy Winehouse invece non diventerà una simpatica ex ragazza rock, non pianterà le zucchine nel suo orto biologico, non berrà solo acqua delle fonti purissime del Polo nord. Lei è morta, ma non è vero che l'hanno lasciata sola con tutte quelle schifezze, che è un mondo orribile, che nessuno ha pensato a salvarla. “Era solo una questione di tempo”.
La salvezza può arrivare sempre, ma bisogna afferrarla, lei non c'è riuscita. Nonostante la voce, il talento, il successo, l'istinto, l'amore che quando c'era era meglio. Quando stai nella merda, deve arrivare qualcosa di abbastanza grande da farti dimenticare che sei immerso lì dentro. Qualcosa di più importante, o solo di diverso, che ti faccia distrarre, e mentre ti distrai puoi riuscire a salvarti. Il mondo ai suoi piedi non è bastato. Lei era già da un'altra parte. Russell Brand, conduttore inglese, attore, scrittore, ex tossicodipendente (ha smesso a 27 anni), amico di Amy Winehouse fin da quando “era solo una un po' scema con una giacca di raso rosa che si trascinava per i bar con amici comuni”, ha scritto, in un pezzo citato da Guia Soncini nel suo blog, che la cronaca della sua rovina ha sostituito in fretta il talento senza tempo, ha sporcato tutto. Ma lei “era un fottuto genio”. Tossicodipendente non solo da copertina. E resta un genio, anche se non ha potuto saltare fuori da là, e diventare un po' meno genio. Lei lo sapeva, e la madre con lei.
Leggi Amy e fa' ciò che vuoi di Stefano Pistolini - Leggi Una birra all'Hawley Arms, il pub che deve tutto ad Amy Winehouse
Il Foglio sportivo - in corpore sano