Patrimoniale Spa 2.0

Francesco Forte

Mentre il mercato fa fatica a digerire i titoli del debito pubblico italiano, Giuliano Amato, in un'intervista al Corriere della Sera, torna a proporre la patrimoniale, esattamente come nel dicembre del 2010, allo scopo di risolvere i problemi del debito pubblico. Ciò pur sostenendo che la manovra finanziaria del governo, “giusta o ingiusta che sia, sino al 2014 ci fa stare tranquilli”. Il tortuoso ragionamento per giustificare questo tributo è che i mercati non sanno che cosa accadrà all'Italia dopo il 2014.

    Mentre il mercato fa fatica a digerire i titoli del debito pubblico italiano, Giuliano Amato, in un'intervista al Corriere della Sera, torna a proporre la patrimoniale, esattamente come nel dicembre del 2010, allo scopo di risolvere i problemi del debito pubblico. Ciò pur sostenendo che la manovra finanziaria del governo, “giusta o ingiusta che sia, sino al 2014 ci fa stare tranquilli”. Il tortuoso ragionamento per giustificare questo tributo, che dovrebbe essere di 600 miliardi su un terzo degli italiani, circa 20 milioni, con una media di 30 mila euro a persona (90 mila euro per una famiglia di tre) è che i mercati non sanno che cosa accadrà all'Italia dopo il 2014 e pertanto è ora necessario mettere in sicurezza la nostra finanza pubblica con un tributo che porterebbe all'80 per cento il rapporto debito/pil.

    La ricchezza netta delle famiglie italiane
    è di circa 8 mila miliardi. Assumendo che un terzo di esse ne abbia il 70 per cento, cioè 5 mila miliardi, il tributo medio sul patrimonio sarebbe del 12 per cento. Non è poca cosa, tanto più considerando che il 60 per cento di questa ricchezza è costituito da immobili e quindi per numerose famiglie ci sarebbe un grosso problema di liquidità. E infatti Amato evoca un clima di emergenza e solidarietà nazionale, in cui i due terzi degli italiani dovrebbero tassare l'altro terzo. In attesa che ciò accada, che cosa debbono fare le famiglie che posseggono risparmi: comprare titoli del debito pubblico e altri titoli, o venderli e portare i soldi all'estero o comprare oro? Poiché più della metà dei titoli pubblici è dei risparmiatori italiani, e poiché è ancora maggiore la loro quota di obbligazioni di banche e assicurazioni e di azioni di società quotate nella nostra Borsa, la proposta di Amato contribuisce a creare quel clima d'emergenza finanziaria che vorrebbe combattere. Erroneamente egli evoca a suo conforto i ministri della destra storica Quintino Sella e Luigi Menabrea. La pressione fiscale nell'epoca del Risorgimento era attorno al 10 per cento del pil, e al pareggio la destra storica giunse in modo molto graduale con la politica della lesina per la spesa e con l'aumento della tassazione dei consumi.

    Ma d'altronde che Amato stia disegnando una politica economica dirigista alternativa a quella attuale per una grande coalizione emergenziale lo si desume dalle altre tesi che egli presenta. Definisce come “le solite banalità” le privatizzazioni e le liberalizzazioni. Con riguardo alle prime, si sbarazza dell'argomento facendo l'esempio dei pochi soldi che si potrebbero ricavare vendendo altre quote dell'Enel, mentre è noto che le privatizzazioni che si propongono – non solo per ridurre le emissioni di debito pubblico ma soprattutto per avere più crescita – riguardano specialmente le imprese pubbliche locali e gli immobili. Amato si pronuncia poi contro le liberalizzazioni, con la battuta che abolire l'ordine degli avvocati non fa crescere il pil; ma le liberalizzazioni che interessano riguardano gli orari dei negozi e altri vincoli dirigisti come quelli creati dalle province che lui vorrebbe tenere in vita, oltre che in senso lato la libertà di contrattazione aziendale. Invece lui per i contratti di lavoro propone la convocazione delle parti sociali, a livello nazionale, senza una parola in più per i contratti di produttività a livello aziendale per i quali si è speso Sergio Marchionne. Punire il risparmio, no alle privatizzazioni, no alle liberalizzazioni, sì al mantenimento delle province, ritorno alla concertazione sindacale. Un bel programma pro crescita e pro fiducia.