La religione senza Dio, un'idea decrepita che abbiamo già visto
Nessuna idea è mai abbastanza decrepita e screditata da non poter essere spacciata per attualissima. Ma ci voleva la beata ingenuità dello scrittore svizzero Alain de Botton, per tessere l'elogio della “religione senza un Dio” (lo fa nel suo prossimo libro, anticipato su Repubblica del primo agosto) e per proporre – seriamente – il ritorno alla religione dell'umanità di giacobina memoria.
Nessuna idea è mai abbastanza decrepita e screditata da non poter essere spacciata per attualissima. Ma ci voleva la beata ingenuità dello scrittore svizzero Alain de Botton, per tessere l'elogio della “religione senza un Dio” (lo fa nel suo prossimo libro, anticipato su Repubblica del primo agosto) e per proporre – seriamente – il ritorno alla religione dell'umanità di giacobina memoria.
“Quegli avi più saggi di noi – scrive de Botton, riferendosi ai rivoluzionari francesi – in fondo non volevano rinunciare al miscuglio di interessi che avevano a che fare con l'architettura, l'arte, la natura, il matrimonio, la morte, i rituali e che, guarda un po', sempre si erano accompagnati a un culto religioso. Si applicarono così a una interpretazione del verbo più equilibrata e più avanzata, alla costruzione di un cristianesimo senza Cristo", poco compatibile con le ghigliottine, in effetti, ma molto più avanzato, in compenso.
“Purtroppo – sospira de Botton – quel grandioso esperimento di cui fu alfiere il pittore giacobino Jacques-Louis David (proprio lui, il presidente della sezione interrogatori durante il Terrore, il grande coreografo della festa dell'Essere Supremo, l'8 giugno del 1794, della grande pagliacciata con Robespierre vestito da grande sacerdote con il suo bouquet di fiori ed erbe in mano a benedire la folla) non prese mai veramente piede e fu sommessamente abbandonato, ma rimane un momento straordinario della storia”.
E ora Alain de Botton suggerisce di dare nuovo seguito. Come? Per esempio “attraverso opere d'arte, giardini pubblici e opere architettoniche. Immaginatevi una rete di chiese laiche, grandi spazi alti dove fuggire dalla baraonda della società moderna e concentrarsi su tutto quello che è al di là noi. Non c'è da stupirsi che le persone laiche continuino a trovare interessanti le cattedrali. Ci sentiamo piccoli dentro a una cattedrale e ci accorgiamo di quanto sia importante sentirsi piccoli per conservare l'equilibrio mentale”.
Dopo le cattedrali-case di cura, una religione laica “userebbe tutti gli strumenti dell'arte per creare una propaganda efficace in nome della bontà e della virtù. Invece di vedere l'arte come uno strumento in grado di scioccarci e sorprenderci, una religione laica tornerebbe alla concezione passata di un'arte il cui compito è quello di migliorarci”. L'arte che ha come compito di incitare alla virtù e fare propaganda al bene… Mah. Siamo convinti di averne già sentito parlare (anni Trenta? Cina di Mao?), non proprio in contesti raccomandabili. La religione senza Dio, per ora, può attendere. Almeno che Alain de Botton ripassi un po' di storia.
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