Le ferie Brancaleone tra il cocomero di Letta e le Mille Miglia di Nitto

Stefano Di Michele

Ogni cosa fu tentata, nell'approssimarsi del Ferragosto, per cercare di trattenere in loco (o in loco più vicino allo loco di Roma) il nuovo ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma – fino all'ultimo deciso a planare sulle spiagge della Polinesia (tramite biglietto faticosamente accumulato con le Mille Miglia). “Nitto, ma perché vuoi andare in Polinesia, che è lontana come la Malesia? Per via che ci sono le palme? Piuttosto che la Polinesia meglio la Slesia, sennò passa le ferie in Valsesia…”.

Leggi Vacanze matte di Annalena Benini

    Ogni cosa fu tentata, nell'approssimarsi del Ferragosto, per cercare di trattenere in loco (o in loco più vicino allo loco di Roma) il nuovo ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma – fino all'ultimo deciso a planare sulle spiagge della Polinesia (tramite biglietto faticosamente accumulato con le Mille Miglia). “Nitto, ma perché vuoi andare in Polinesia, che è lontana come la Malesia? Per via che ci sono le palme? Piuttosto che la Polinesia meglio la Slesia, sennò passa le ferie in Valsesia…”.

    Per giorni, Nitto Palma ha tenuto il punto: avendo prenotato il viaggio a gennaio, ad agosto riteneva giusto e opportuno involarsi (anche perché, come ha confidato al Giornale, “prima della nomina ho avuto un lungo colloquio col premier, che non mi ha dato binari”: perciò mica ci poteva andare col treno, in Polinesia), poi ieri l'annuncio ufficiale: cancellato il viaggio, “non sono previsti spostamenti tali da impedire la sua presenza per tutto il tempo e per tutte le necessità che dovessero emergere”: se Nitto vedrà una palma, sarà magari dalle parti di Fregene. Dunque, se il momento politico impone, per dire, il sacrificio di Bora Bora a favore di Terracina, lo si faccia – e così benissimo ha fatto il Signor Ministro a porre fine alle polemiche (per quanto strumentali, e per quanto di suo “rintracciabile con telefoni e tecnologia varia”: bastava uno squillo) che finora hanno reso non del tutto memorabile il suo esordio a via Arenula. Per sciagurata coincidenza, la sospirata trasferta polinesiana (comunque sempre più comprensibile di quella di Fabrizio Cicchitto, che di trasferta ne aveva in mente una coreana) è caduta in un momento tanto economicamente pericoloso quanto mediaticamente allertato.

    Perciò, non solo Nitto Palma è finito sotto i riflettori, ma da qualche giorno imperversa sui quotidiani quasi un nuovo genere giornalistico: “On., dove sei?”. Tutto un trillare di telefonini, un domandare ragguagli sulla precisa lontananza dell'eletto dal Parlamento (dovesse, nel caso, chissà…). Fa bella figura il democratico Giachetti, beccato sul trenino tra Roma e Anzio (un salto e arriva), più problematicamente distanziato il ministro Frattini (a Cornedo all'Isarco, “15 minuti da Bolzano”, è stato cronometrato: manco fosse uno stambecco), dramma familiare per la Lanzillotta, che nel caso dovrà lasciare solo in albergo il marito Franco Bassanini, “e Bassanini detesta restare solo”. Al solito, la migliore figura la fa Gianni Letta: “Resterà sempre a Palazzo Chigi e raggiungerà la moglie solo il giorno di Ferragosto”, rinverdendo radicate convinzioni popolari: agosto, moglie mia non ti conosco.

    Intanto allertati, i meglio cronisti, casomai dovesse venire a D'Alema la stramba idea di posare il piede inciabattato a bordo dell'Ikarus. Così tutti – chi destinato all'arenile di Anzio e chi a trasvolate transoceaniche – figurano come quel personaggio dell'epica di Brancaleone che invocava essere “bisognoso di buono dormire, buono mangiare, buono bevere e niente facere”. Proprio ieri, sul Corriere, Francesco Alberoni annotava: “Tutti in ferie a Ferragosto. Per abitudine (ma non solo)”. Almeno l'abitudine basta (per ora) farsela passare. Del resto, salutata forzatamente la spiaggia e bisognosi comunque di refrigerio, si può sempre fare un salto da Letta a Palazzo Chigi: al solito previdente, un bel cocomero al fresco l'avrà messo di sicuro.

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