Le due agende economiche del Cav.
Le terapie choc resteranno nel cassetto dei tecnici ministeriali che sono già al lavoro, pronte a essere discusse e approvate in caso di un'accelerazione che può essere decisa soltanto dal premier Silvio Berlusconi. E' questa la prospettiva che al Foglio delinea un ministro che chiede di non essere citato, alla vigilia dell'incontro di oggi tra governo e le 35 organizzazioni rappresentative dei lavoratori e delle imprese. L'esecutivo illustrerà in particolare le quattro misure annunciate venerdì scorso in conferenza stampa da Berlusconi, Gianni Letta e Giulio Tremonti.
Le terapie choc resteranno nel cassetto dei tecnici ministeriali che sono già al lavoro, pronte a essere discusse e approvate in caso di un'accelerazione che può essere decisa soltanto dal premier Silvio Berlusconi. E' questa la prospettiva che al Foglio delinea un ministro che chiede di non essere citato, alla vigilia dell'incontro di oggi tra governo e le 35 organizzazioni rappresentative dei lavoratori e delle imprese. L'esecutivo illustrerà in particolare le quattro misure annunciate venerdì scorso in conferenza stampa da Berlusconi, Gianni Letta e Giulio Tremonti: riforma della Costituzione con la previsione del pareggio di bilancio, deficit pubblico anticipato dal 2014 al 2013, modifica costituzionale in senso liberale dell'articolo 41, innovazioni del mercato del lavoro.
Ma oggi, secondo la ricostruzione del Foglio, i rappresentanti del governo si limiteranno ad approfondire questi provvedimenti con le parti sociali e a discutere degli obiettivi per rilanciare la crescita. Uno dei crucci del governo, sottolineano a Palazzo Chigi, è quello di accelerare gli investimenti pubblici nelle infrastrutture già programmati ma non ancora spesi. Così come si sta facendo ricorso a forme di pressanti moral suasion a concessionari e licenziatari per dare corso ai loro piani di investimenti che, secondo ambienti governativi, languono senza motivi chiari. C'è chi nell'esecutivo indica il caso di Telecom e chi di Autostrade. Dal settore privato si replica che da un lato il governo non ha ancora approntato una linea chiara sugli investimenti per la banda larga, e dall'altro lato si biasimano gli ostacoli che Ragioneria generale dello stato e Tesoro pongono alla revisione delle tariffe per i maggiori concessionari aeroportuali.
Al di là delle previsioni della vigilia, e di quanto oggi realmente si diranno gli esponenti del governo e i vertici delle parti sociali, i tecnici ministeriali hanno già abbozzato diverse ipotesi su come trovare le risorse per anticipare la manovra di rientro dei conti pubblici e quindi centrare l'obiettivo del pareggio del bilancio entro il 2013. Nonostante le contrarietà dei sindacati, si profilano interventi sulla previdenza. Si va dal blocco di 12-18 mesi delle pensioni di anzianità (quelle che sono concesse a chi ha 35 anni di contributi solo se ha maturato anche il requisito anagrafico) a un drastico avvicinamento della scalettatura prevista per l'aumento dell'età di vecchiaia delle donne nel settore privato: “Al momento non c'è nulla”, ha però detto ieri Maurizio Sacconi al Tg1.
Al ministero del Lavoro, come ha scritto ieri il Sole 24 Ore, si spinge per un avviso comune sulla bozza di disegno di legge delega sulla riforma del mercato del lavoro inviata lo scorso 11 novembre alle parti sociali. In mancanza dell'avviso, non si esclude un ricorso al decreto legge. In questo eventuale provvedimento confluirebbero anche le norme auspicate per iscritto e a parole dal presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, sulla flessibilità in uscita: ovvero nel rendere meno arduo il licenziamento nelle aziende al di sopra dei 15 dipendenti, come più volte sottolineato pure dalla Banca d'Italia. Ma alla revisione in senso liberista dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori si oppongono Cgil, Cisl e Uil, scettiche o contrarie, secondo le diverse posizioni, anche su interventi secchi sul welfare che non incidano pure su altri settori, come i costi della politica. Piuttosto dai sindacati dei lavoratori giungono posizioni, non ancora convergenti, su una disponibilità verso forme di tassazioni straordinarie del patrimonio: se la Cgil è favorevole, anche la Cisl è pronta a discutere, a patto che non si tocchi la prima casa.
Qualche sondaggio informale con le parti sociali il governo lo ha già fatto. Convincendosi che i sindacati accetterebbero correzioni all'assetto previdenziale solo a fronte di interventi drastici sui costi della politica e le strutture burocratiche dello stato, su cui sta lavorando il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, e sul fisco, con la tassazione delle rendite, l'aumento dell'Iva e la tassazione dei grandi patrimoni. Misure che contraddirebbero lo spirito liberista del governo, ma che in un pacchetto d'emergenza potrebbero bilanciare i nuovi sacrifici sulle pensioni e l'assistenza.
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