Londra sotto attacco si ricorda della musica indipendente
Londra brucia, ma la musica indipendente inglese non se la passa molto meglio. La notte tra lunedì e martedì, intorno alle 4, gli hooligans hanno dato fuoco al magazzino della Sony che ospita il gruppo Pias, l'unico distributore di case discografiche indipendenti d'Inghilterra. Ventimila metri quadrati su tre piani a Enfield, a nord di Londra. Dischi, cd, vinili e dvd di più di duecento etichette discografiche indie sono andati in fumo.
Londra brucia, ma la musica indipendente inglese non se la passa molto meglio. La notte tra lunedì e martedì, intorno alle 4, gli hooligans hanno dato fuoco al magazzino della Sony che ospita il gruppo Pias, l'unico distributore di case discografiche indipendenti d'Inghilterra. Ventimila metri quadrati su tre piani a Enfield, a nord di Londra. Dischi, cd, vinili e dvd di più di duecento etichette discografiche indie sono andati in fumo. Impossibile capire l'entità dei danni perché nessuno è riuscito ancora ad accedere a quel che resta dell'edificio, completamente raso al suolo.
Martin Mills, storico fondatore della Beggars Group ha detto di aver perso almeno 750 mila album. Ma per la Beggars, un consorzio di case discografiche indie tra cui Matador, XL e 4AD e che produce artisti del livello di Adele, The Strokes, Cat Power e Tom York, il danno non è poi così catastrofico. Mills ha detto al giornale on line Pichfork di prevedere dieci giorni per rimpiazzare le copie dei cd andati a fuoco e tre mesi per i vinili, che hanno bisogno di più tempo per l'elaborazione: “Noi abbiamo anche altri magazzini, per fortuna, e possiamo finanziare un'altra produzione. Ma penso alle piccole case discografiche: per loro l'incendio potrebbe essere disastroso”, ha detto il boss della Beggars.
Problemi relativamente contenuti anche per la Domino, l'etichetta che produce – tra gli altri – il gruppo inglese Arctic Monkeys. A Ferragosto sarebbe dovuto uscire il nuovo singolo della band, ma “The Hellcat Spangled Shalalala” sarà disponibile solo sul sito e in edizione limitata, perché nessun negozio lo riceverà a breve. La Domino, in un comunicato, ha scritto: “Siamo sollevati dal fatto che nessuno si sia fatto male”. Così anche la One Little Indian, l'etichetta che da sempre produce i lavori dell'artista islandese Bjork. E un brutto momento deve averlo passato anche Charlie Simpson, giovane musicista inglese molto famoso in patria: le trentamila copie di “Young Pilgrim” sembravano oramai perse tra le fiamme dei saccheggiatori di Londra. L'uscita doveva essere rimandata, ma all'ultimo il cantante ha annunciato una produzione extra dell'album, che quindi verrà regolarmente distribuito. Eppure, tutti si chiedono che ne sarà delle etichette più piccole, come la Loose Music, e quelle storiche, come la Sub Pop (la prima a produrre i Nirvana), che vivono esclusivamente dalla vendita dei cd e del merchandise ai concerti. Rischiano davvero di non sopravvivere?
Tutti gli artisti, in blocco, adesso si scagliano contro “i facinorosi che stanno devastando le strade di Londra”. Il dj Rob Da Bank, per esempio, ha perso tutte le sue ultime produzioni: “Vorrei solo che questa gente capisse che distruggere la musica non aiuta proprio nessuno”. E anche Alex Kapranos, cantante dei Franz Ferdinand, subito dopo aver saputo dell'incendio nel tempio delle indie label ha scritto: “Dove cazzo sono i Bullingdon boys? Interrompereste le vostre vacanze solo se saccheggiassero Fortnum & Mason?”.
Intanto, l'associazione inglese di musica indipendente ha invitato tutti i sostenitori ad acquistare i dischi on line, l'unico modo per sostenere le etichette e i musicisti. Su internet si stanno moltiplicando i siti che propongono playlist da scaricare contro i disordini, “antiriot music”, mentre è Twitter a sostenere la campagna #labellove. Un sito per raccogliere i fondi è raggiungibile a questo indirizzo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano