Il ricatto della vecchia zia vuole infestare Venezia di nuove calatravate

Camillo Langone

Una volta nelle case dei genitori c'erano degli oggetti di pessimo gusto che pur essendo completamente inutili non si potevano buttare in quanto regali di qualche vecchia zia: ventagli incorniciati, arazzi d'imitazione, cani in ceramica, libri massicci rilegati in similcuoio e ancora intonsi, portasigarette metallici per salotti dove nessuno fumava, bottiglie appiccicaticce di liquori preparati in casa, sciropposi e diabetizzanti… Mamma, possiamo eliminare qualcosa che non so dove appoggiare le mie cose?

    Una volta nelle case dei genitori c'erano degli oggetti di pessimo gusto che pur essendo completamente inutili non si potevano buttare in quanto regali di qualche vecchia zia: ventagli incorniciati, arazzi d'imitazione, cani in ceramica, libri massicci rilegati in similcuoio e ancora intonsi, portasigarette metallici per salotti dove nessuno fumava, bottiglie appiccicaticce di liquori preparati in casa, sciropposi e diabetizzanti… Mamma, possiamo eliminare qualcosa che non so dove appoggiare le mie cose? Non ti permettere, i regali non si toccano, se la zia venisse a trovarci e non li vedesse ci resterebbe male! Poi la zia moriva e i regali rimanevano lì, incrostando muri e tavolini, avendo ormai raggiunto lo status di ricordi di famiglia.

     Oggi nelle città ci sono delle opere, dei manufatti, dei volumi che non piacciono a nessuno e non servono a niente ma non si poteva dire di no alla vecchia zia-costruttore, alla vecchia zia-architetto, alla vecchia zia-scultore che ci teneva tanto a fare un regalo alla comunità e a scartarlo coi lucciconi agli occhi insieme al primo cittadino, davanti ai fotografi dei quotidiani locali. Ogni assessore alla Cultura d'Italia è assediato da una foresta di busti di poeti, partigiani, direttori d'orchestra, attori, inventori, benefattori, che non sa dove mettere anche perché bruttissimi, però gratuiti e pertanto graditi al sindaco che sogna di prendere due piccioni (la foto dell'inaugurazione sui giornali e il voto dell'artista alle prossime elezioni) con nessuna fava.

    E' più o meno quello che sta per succedere a Venezia: un ponte sgradevole e superfluo che una pattuglia di vecchie zie vuole assolutamente rifilare alla città, sotto la velenosa forma di gentile omaggio. Al sindaco Giorgio Orsoni piace, e ho detto perché, e alla sovrintendente Renata Codello pure, e vi spiego perché: non esistono più i solidi sovrintendenti maschi di una volta, spiriti indipendenti come un Elio Garzillo o un Antonio Paolucci, negli ultimi anni gli uffici preposti ai beni artistici e architettonici si sono femminilizzati alla stregua di asili o scuole elementari, e la femmina, si sa, è soggetto gregario e fashion victim. Di norma viene seguita la moda penultima, siccome ad accettare regali dalle vecchie zie si diventa un poco vecchie zie e in un contesto gozzaniano l'aggiornamento non può essere fulmineo. Non è che non la conosciamo, la vecchia zia e giovane architetta Giovanna Mar che in uno slancio di generosità vuole regalare ai veneziani e al mondo intero un nuovo Ponte dell'Accademia (dal disegnino intravisto sembra la solita calatravata).

    Per la località aquilana di Onna, siccome alla tragedia del terremoto segue sempre la tragedia della ricostruzione, ha pensato qualcosa di simile alla veteroziesca coperta patchwork che ha funestato molti inverni anni Settanta, composta di riquadri coloratissimi e pacchiani: in Abruzzo l'effetto Frankenstein-lavorato-a-maglia sarebbe garantito da un accrocchio di antichi muri di mattoni e nuove pareti in stile capannone industriale. Insomma una ricostruzione decostruzionista, roba per zie che furono giovani ai tempi di Jacques Derrida e quindi, oggi, morte o decrepite.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).