L'epulone penitente

Montezemolo e la nuova superchic figura sociale dell'estate

Stefano Di Michele

Belli capelli, bella camicia, bel conto in banca, Luca Cordero di Montezemolo, che c'ha pure un bel nome, è il primo gran ricco nostrano a buttare il cuore oltre l'ostacolo: “Meglio varare un'imposta una tantum sui patrimoni superiori ai cinque o dieci milioni di euro, andando a colpire in questo modo anche gli evasori”. Insomma: la vergognosa, orrenda, schifosa patrimoniale – sostenuta, che roba signora mia!, da un tenutario di notevole patrimonio.

    Belli capelli, bella camicia, bel conto in banca, Luca Cordero di Montezemolo, che c'ha pure un bel nome, è il primo gran ricco nostrano a buttare il cuore oltre l'ostacolo: “Meglio varare un'imposta una tantum sui patrimoni superiori ai cinque o dieci milioni di euro, andando a colpire in questo modo anche gli evasori”. Insomma: la vergognosa, orrenda, schifosa patrimoniale – sostenuta, che roba signora mia!, da un tenutario di notevole patrimonio. Prima che LCdM venga passato d'ufficio alla Camusso, sarebbe bene riflettere su questa faccenda.

    Magari L.ecc.ecc. fa così perché vuol lanciarsi in politica, magari dice così perché vuol far venire il torcibudella al Cav. (che si è lamentato, “ho già perso un miliardo” con i crolli recenti: perdere i soldi per perderli, non avrebbe fatto pure lui più bella figura a dire: “Tiè, mano alla grana, comincio io con un miliardino…” – sarebbe diventato più popolare di Evita Perón: “Don't cry for me, Italia!”, altroché, e smetteva persino di sanguinargli il cuore), magari parla solo del più o del meno in attesa sul binario che passi il suo treno di lusso, magari perché c'è fila dal parrucchiere, magari ha solo finito l'ultimo libro di Alain Elkann. Magari. Però, lo stesso tanto di cappello a L.ecc.ecc.

    Sono questi giorni curiosi, quando tocca a un ricco per davvero ricordare che, vabbè, se pure gli danno una tosatina, milione più o milione meno, all'inverno prossimo sopravviverà – skilift a Cortina compreso. Finora, nei dibattiti sulla manovra, a un certo punto entravano sempre in scena gli esperti-economisti-mercatisti (conio liberal&liberista: dalla salvezza del paese al ritorno delle mezze stagioni, come la palla è rotonda il mercato è miracoloso): ghigno feroce quando è il turno dello statale; boccuccia a culo di gallina – sì… ma… beh… i capitali… socialismo reale!… le Borse ci guardano… – accompagnato da tossicchiare confuso e diffuso balbettio al momento di indicare come far sganciare qualche soldo ai danarosi. E mentre lì stanno, prendendo culate a forza di arrampicate sugli specchi, arriva a sorpresa il super ricco per cui tenevano la trincea: scusate, lasciate perdere, più parlate e più ci fate danno… L'Epulone penitente (forse stufo di passare per lo stronzo planetario) sarà la  figura sociale destinata a ribaltare i mesi grami che ci aspettano: o la mano al portafoglio o il didietro ai forconi dei villici?

    Persino Warren Buffett (uno che i treni di L.ecc.ecc. potrebbe comprarserli con tutti i binari) si è meravigliato sul New York Times: “I nostri leader hanno chiesto sacrifici condivisi. Ma quando l'hanno chiesto mi hanno salvato”. Toccherà ora ai ricchi mettersi a fare i mezzi socialisti? Toccherà a loro snidare la filibustiera degli evasori troppo graziati? Mai prendere sottogamba i ricchi: faticano a volte a sapere cos'è un dovere, ma tra una beneficenza e un investimento sanno sempre ben scegliere.