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Galeotto fu il libro e chi lo scrisse. Nel 1995 Monica Lewinsky regalò a Bill Clinton “Vox” di Nicholson Baker (lui le aveva regalato “Foglie d'erba” di Walt Whitman, già donato a Hillary). Sappiamo com'è andata a finire. Era una telefonata erotica lunga 160 pagine, fantasiosa e stuzzicante: tra altri dettagli osceni, ricordava che le macchie di sperma sono difficili da lavare via (anche senza bisogno di tenere il vestito in frigorifero). Qualche anno dopo, Baker scrisse “La pausa”, romanzo che fece coniare la parola “crononanismo”.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse. Nel 1995 Monica Lewinsky regalò a Bill Clinton “Vox” di Nicholson Baker (lui le aveva regalato “Foglie d'erba” di Walt Whitman, già donato a Hillary). Sappiamo com'è andata a finire. Era una telefonata erotica lunga 160 pagine, fantasiosa e stuzzicante: tra altri dettagli osceni, ricordava che le macchie di sperma sono difficili da lavare via (anche senza bisogno di tenere il vestito in frigorifero). Qualche anno dopo, Baker scrisse “La pausa”, romanzo che fece coniare la parola “crononanismo”. Il protagonista ha la capacità di arrestare il tempo, e invece di concedersi gesti supereroici decide di concedersi avventure da supermandrillo. L'ultimo si intitola “House of Holes – A Book of Raunch” (Simon & Schuster): buchi e oscenità avvertono il lettore pudibondo di tenersi alla larga. Nessuno crederà che lo avete comprato per caso.
Non è che Nicholson Baker abbia la mania del sesso. Ha la mania di tutto. Il suo primo libro, “L'ammezzato” (1988), raccontava di un impiegato sulla scala mobile, intento a rimuginare sul punto di rottura delle stringhe delle scarpe. Perché una si rompe sempre prima dell'altra? E perché ne dobbiamo comunque comprare due? Nelle lunghe note a fondo pagina discuteva altri minimi problemi: la forma delle cannucce, il design delle macchine graffettatrici, i distributori di caffè e cioccolata calda. E' capace di dedicare un saggio ai libri intravisti nella pubblicità dei mobili oppure alla storia della punteggiatura, e di commuoversi per le biblioteche che dismettono le collezioni di giornali, sostituite dai microfilm. Attivamente: ha rilevato dalla British Library cinque camion di vecchi quotidiani, sistemati in un magazzino vicino alla sua casa del Maine.
Quando sbaglia bersaglio, come in “Cenere d'uomo” – dove fa il pacifista convinto che si dovesse trattare con Hitler, non muovergli guerra –, è a dir poco detestabile. Quando decide di fare pornografia con le parti noiose tagliate via (dove per parti noiose si intendono quei capitoli artistici che i colleghi intercalano ai capitoli sconci onde salire di grado verso l'erotismo) è irresistibile. “La casa dei buchi” gareggia in sconcezze con certe pagine di Chuck Palahniuk, che però resta intrappolato in un realistico squallore. Nicholson Baker fa ridere fino alle lacrime (anche se non lo si può citare). L'unico che gli sta alla pari – tra quelli che abbiamo letto, almeno, ma in questo campo le notizie fanno presto a girare – è lo spagnolo Eduardo Mendicutti con “Sette contro la Georgia”: travestiti madrileni che non somigliano per niente ai concentrati di femmineo accudimento cari a Piero Marrazzo (son fatti privati, certo, e ognuno ha il diritto di spassarsela come gli garba; ma se poi lo racconta in tre paginate su Repubblica, per stare zitti bisogna mordersi la lingua).
Fa da sfondo un parco giochi per adulti più che consenzienti, con un “Masturboat” e una “Velvet Room”, dove al posto delle geishe ci sono musicisti russi. All'entrata i clienti cedono un braccio (che andrà a sollazzarsi per conto suo) e ricevono in cambio un pene gigante. I nomi del coso sono tanti da fare invidia a Roberto Benigni, quando lasciava in pace Dante. Nicholson Baker ha scritto le scenette di getto, con una tecnica di sua invenzione chiamata speak-typing. In pratica, dettando a se stesso (“serve per non dilettarsi con la bella scrittura”, spiega). La moglie, sua prima lettrice, ha il diritto di strappare le pagine non abbastanza divertenti. Nato nel 1957 a Portland, Baker spera che da grande riuscirà a scrivere un romanzo vero, con una bella trama e tanti personaggi.
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