Borges e gli altri. Consigli di lettura al Cav. per combattere l'era dell'austerità

Umberto Silva

Per scongiurare l'imminente catastrofe è stato messo in scena un dramma economico e umano mai prima visto nel regno del Cavaliere. In coppia con Tremonti, e Draghi tra le quinte, il Cav. ha dato vita a quel che tutti sognavano: il governo tecnico di salvezza nazionale. Lui stesso si è stracciato le vesti e ha grondato sangue, esibendo inedite faccette scolpite nel dolore: una sublime interpretazione dello svenato. I suoi ministri non sono stati da meno, spiazzando un'opposizione che di norma eccelle in quelle tragiche parti.

    Per scongiurare l'imminente catastrofe è stato messo in scena un dramma economico e umano mai prima visto nel regno del Cavaliere. In coppia con Tremonti, e Draghi tra le quinte, il Cav. ha dato vita a quel che tutti sognavano: il governo tecnico di salvezza nazionale. Lui stesso si è stracciato le vesti e ha grondato sangue, esibendo inedite faccette scolpite nel dolore: una sublime interpretazione dello svenato. I suoi ministri non sono stati da meno, spiazzando un'opposizione che di norma eccelle in quelle tragiche parti.

    Il governo ha tagliuzzato qua e là il corpo della Repubblica, lasciando capire che è solo all'inizio e che pagheranno un po' tutti, le province e i comuni, i pubblici e i privati, i ricchi e i poveri. Non ho scritto “pagano” e nemmeno “stanno pagando”; ho scritto “pagheranno”. Pagheranno davvero gli italiani? Ovviamente no, è tutta una brillante messa in scena del Cavaliere all'apice della sua maestria, deciso a beffare gli arroganti antipatici cugini francotedeschi. Si sborseranno solo pochi centesimi tanto per confondere le acque, l'evasione aumenterà, l'assenteismo pure, i malati immaginari continueranno a invadere mutue e ospedali, le province resteranno, i licenziati saranno reintegrati in posti più lucrosi, i politici sbaferanno caviale a un euro, si rimanderà tutto al 2020 e chi vivrà vedrà.

    Prospereranno, come sempre, finanzieri e faccendieri: a essi sarà delegato il compito d'inventare nuovi metodi per lucrare sulle nuove leggine: in Italia le riforme non solo costano più degli sprechi, ma li incentivano. Intanto i ministri avranno il loro daffare nel rassicurare l'Unione europea che la manovra è in atto, e su questa messinscena il popolo italiano si compatterà, padroni e servi, governanti e sudditi, tutti insieme a gabbare la Ue, costi quel che costi. Così impara a costringerci a guerre demenziali; e mica ancora ce l'hanno ridata la Gioconda! In tal modo il nostro paese andrà in malora? Ma no, tra due anni sarà esattamente com'è oggi, una nazione che s'indaffara parecchio ma grazie alle sue leggi, tradizioni, corporazioni, burocrazie ecc. produce e guadagna la metà di quel che potrebbe.

    A questo punto solo un urlo può farci volare più in alto: “Enrichissez-vous!”. Il Cavaliere dovrebbe far suo, agevolandolo con fulminei decreti, il motto del geniale Guizot. Arricchiamoci senza badare a quel che i menagrami vanno dicendo, roba del tipo che la ricchezza porta sfiga, corrompe, rimbecillisce, e il denaro è sterco del demonio, va preso in piccole dosi, non va arraffato in un impeto erotico ma distribuito in pari e mesta misura come una capsula di veleno.

    Ma prima ancora di metterci sopra le nostre lussuriose zampe, arricchiamoci dell'idea che il denaro è tempo e libertà, velocità e simpatia; è un gioco da intraprendere con allegria, un Proteo capace di mille forme, come lo canta uno che di misteri gaudiosi se ne intendeva assai, il sommo Borges: “Il denaro è tempo futuro. Può essere un pomeriggio in campagna o una musica di Brahms; può essere carte geografiche, un gioco di scacchi, un caffè; può essere le parole di Epitteto che insegnano il disprezzo dell'oro…”.