Gli spiccioli del Signore sono infiniti, ma il prete che li butta non lo sa

Stefano Di Michele

Ma è più grave lanciare le monetine addosso al politico ladro (peccato d'orgoglio: né la prima pietra né la prima monetina è il caso di scagliare) o buttarle nel secchio dell'immondizia dopo averle ricevute in offerta dai fedeli (un bel peccatone pure questo sarà). Certo che, ravanando tra navate e sacrestie, ogni tanto ne escono di cose curiose – ed è meglio tenersi alle cose, diciamo così, solo curiose.

    Ma è più grave lanciare le monetine addosso al politico ladro (peccato d'orgoglio: né la prima pietra né la prima monetina è il caso di scagliare) o buttarle nel secchio dell'immondizia dopo averle ricevute in offerta dai fedeli (un bel peccatone pure questo sarà). Certo che, ravanando tra navate e sacrestie, ogni tanto ne escono di cose curiose – ed è meglio tenersi alle cose, diciamo così, solo curiose. Adesso si viene a sapere, grazie a un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, che un parroco lucano, tal padre Bernardino (si potrebbe dire, col salmo: solo di grosso taglio vuole il quattrino), addirittura durante la messa domenicale ha ripreso i suoi fedeli per quelle “inutili monetine di rame” che lasciano nel cestino delle offerte. “Le butto via”, ha aggiunto.

    Non gli è arrivata una divina fulminata tra capo e collo – come pure era lecito attendersi – ma tra lo stupore dei fedeli e lo sghignazzare degli infedeli, la faccenda ha varcato i confini regionali. Il prete che fa fatica a raccogliere le piccole monetine delle offerte, e che una volta raccolte le getta via, è un'altra spettacolare figura su un palcoscenico ecclesiastico – certo sacro, ma pure piuttosto dissacrato – dove molte cose ammirevoli si vedono, e alcune cose disdicevoli si raccontano. Ora, in mano al reverendo, che fine potrebbe fare, tanto per dire, il “granello di senape” evangelico – pragmaticamente forse votato a una già formata melanzana, a uno sviluppato cavolfiore, a un odoroso melone? O i “due spiccioli” – proprio così li chiama il Vangelo di Marco, “due spiccioli”: praticamente due monetine – della vedova al tesoro del Tempio, dove verrebbero scaraventati? E quell'altra donna che nel Vangelo di Luca accende la lucerna e spazza tutta la casa, solo perché “ha dieci dramme e ne perde una”, e che sarà mai!, fa onestamente un po' la figura della perdigiorno, che manco come perpetua sarebbe utile. Ora, c'è da sperare che le intenzioni del parroco fossero le migliori – c'è da crederlo, sennò meglio chiudere bottega (che pure lì, prendi e dai di resto tutte quelle monetine…). Forse voleva alludere a una certa tirchieria dei fedeli: ci sono di quelli che allungano cinque centesimi in chiesa e finita la messa dieci euro al bar per l'aperitivo, ci sono dei furbi che fanno il gesto di metter del denaro, tanto per non passar da avari di fronte agli altri, e si limitano a depositare il meno possibile. O forse, ci sono di quelli che solo di quel denaro dispongono, e quello mettono. Ma comunque sia, donato col cuore o consegnato con furbizia, che il prete dall'altare possa dire di destinare all'immondizia il piccolo denaro è una cosa che lascia a bocca aperta. Fossero pure pochi centesimi, ringraziare e usare per qualche minuscola opera di bene.

    Che ci fai con pochi centesimi? Beh, san Francesco voleva vivere come gli uccellini – un po' di becchime si compra. Magari il prete lucano solo per eccesso di generosità si è lasciato scappare quelle parole sull'altare – anche se, stando sull'altare, c'è già tanto da dire che aggiungere paturnie personali pare di troppo. Magari non è di quei preti perpetuamente contabili, che ogni tanto alzano il capino tra le pagine dei giornali – e quasi sempre in pagine dove non dovrebbero stare: sanno far somma di tutto, e conoscono il valore di (quasi) niente (questo è Oscar Wilde, pochissimo evangelico, ma pure Marco e Luca ne avrebbero apprezzato l'intenzione). Se il Vangelo non basta a salvare gli spiccioli nella canonica lucana, c'è sempre il mirabile esempio di zio Paperone e del suo primo nichelino (altra monetina, reverendo) faticosamente guadagnato: da lì, seguirono felici nuotate nell'oro. Le banche e i cuori sono sempre terreni scivolosi. Quasi come le anime. Quasi.