Gli scheletri nell'armadio del Pd giapponese che cerca il nuovo Kan

Giulia Pompili

Il premier giapponese Naoto Kan aveva annunciato le sue dimissioni a giugno, tre mesi dopo il terremoto, per salvarsi dall'imminente voto di sfiducia della Dieta, il Parlamento giapponese. Kan aveva posto una condizione: meglio aspettare che il paese superi la crisi per evitare traumi. Ma poi la maldestra gestione dell'emergenza ha fatto scendere la popolarità del premier sotto al venti per cento, e a complicare le cose è arrivato il declassamento di Moody's.

    Il premier giapponese Naoto Kan aveva annunciato le sue dimissioni a giugno, tre mesi dopo il terremoto, per salvarsi dall'imminente voto di sfiducia della Dieta, il Parlamento giapponese. Kan aveva posto una condizione: meglio aspettare che il paese superi la crisi per evitare traumi. Ma poi la maldestra gestione dell'emergenza ha fatto scendere la popolarità del premier sotto al venti per cento, e a complicare le cose è arrivato il declassamento di Moody's. Mercoledì l'agenzia ha tagliato il rating di Tokyo a causa della continua crescita del debito pubblico e per le difficoltà a risolvere i problemi politici interni.

    Oggi Kan ha rassegnato le sue dimissioni da primo ministro (negli ultimi quattro anni ne sono cambiati già cinque). Il sistema elettorale giapponese detta tempi rapidi: sabato si aprirà la campagna elettorale e lunedì si voterà per il nuovo leader del partito democratico, il Dpj, al governo da soli due anni. Il nuovo leader dovrà essere confermato premier dalla Dieta il giorno successivo.

    Per gli analisti le divisioni interne al Dpj rendono la situazione politica molto precaria. Trovare un successore a Kan in queste condizioni è un'impresa. L'ex ministro degli Esteri, Seiji Maehara, dimessosi qualche giorno prima del terremoto per aver ricevuto fondi da una cittadina straniera, ha incontrato Ichiro Ozawa, l'eminenza grigia del partito di governo, in un colloquio blindato durato poco più di dieci minuti. Ozawa è l'ex portaborse e poi segretario personale di Kakuei Tanakaera, l'uomo simbolo del Partito liberal-democratico (Ldp) negli anni Ottanta che passò con i democratici nel 2003 diventando prima presidente e poi segretario generale. Gli Ozawa in Giappone sono una famiglia molto potente. Anche Ichiro è una figura controversa: fu allontanato dalla politica nel 2009 per uno scandalo di tangenti; a giugno barattò i suoi voti di fiducia con la promessa delle dimissioni da parte di Kan, e già a settembre, quando Fukushima era lontana, aveva provato a sfidarlo per la leadership del partito, dopo i pessimi risultati delle elezioni di metà mandato.

    Il quarantanovenne Maehara è il favorito dalla stampa ma ha pochi voti tra i membri della Dieta. I 140 parlamentari di Ozawa gli darebbero la vittoria. Il suo sfidante più qualificato è Yoshihiko Noda, attuale ministro delle Finanze. Nella dirigenza del Dpj c'è chi vede nella coalizione tra Noda e Maehara l'unica speranza per la stabilità (e per evitare una vittoria di misura dei liberali, alle prossime elezioni).

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.