Il futuro è Björk

Giulia Pompili

E' la voce di David Attenborough a spiegare al pubblico come sarà il nuovo album di Björk Guoˇmundsdóttir. La quarantaseienne musicista islandese, in attività dal 1976 con diciotto album da solista all'attivo, ha voluto il pioniere dei documentari naturalisti della Bbc, “il mio mito di sempre, la mia rockstar preferita da quando da bambina mi piaceva la scienza e frequentavo solo i ragazzi nerd che giocavano a scacchi”. Una scelta obbligata, perché “Biophilia”, il disco che uscirà ufficialmente il 27 settembre, più che un album è un'avventura scientifica.

    All the modern things
    Have always existed
    They've just been waiting
    To come out
    And multiply
    And take over
    It's their turn now

    (Bjork, “All the modern things”, dall'album Post del 1995)

    E' la voce di David Attenborough
    a spiegare al pubblico come sarà il nuovo album di Björk Guoˇmundsdóttir. La quarantaseienne musicista islandese, in attività dal 1976 con diciotto album da solista all'attivo, ha voluto il pioniere dei documentari naturalisti della Bbc, “il mio mito di sempre, la mia rockstar preferita da quando da bambina mi piaceva la scienza e frequentavo solo i ragazzi nerd che giocavano a scacchi”. Una scelta obbligata, perché “Biophilia”, il disco che uscirà ufficialmente il 27 settembre, più che un album è un'avventura scientifica. Dentro c'è la neurologia, la fisica, le scienze naturali, la pedagogia, la tecnologia ad altissimi livelli. C'è la musica universalis, il concetto della filosofia pitagorica secondo la quale i corpi celesti producono, con i loro movimenti regolari ed esprimibili numericamente, una melodia inafferrabile per l'orecchio umano ma comprensibile solo attraverso lo studio dell'armonia delle sfere.

    Gran parte della natura è nascosta, spiega Attenborough nel video-documentario, e lo fa con quella voce grave e paterna che ha accompagnato l'infanzia della ragazzina nerd di Reykjavík. La ragazzina che da grande non aveva il coraggio di chiedergli di collaborare al progetto. Si sentiva “starstruck”, affascinata e intimorita da ciò che quell'uomo rappresentava nella sua vita: “Conoscevo il testo a memoria, ma quando l'ho sentito leggere dalla sua voce, ho pianto”. Il testo come quasi tutto l'album è scritto da Björk in collaborazione con Sjón, scrittore e poeta islandese, che ha firmato i testi dei più grandi successi della musicista sin dai tempi in cui cantava con i Sugarcubes.

    “Gran parte della natura è nascosta, non possiamo né vederla né toccarla. Proprio come il fenomeno in grado di emozionarci di più nella vita di tutti i giorni: il suono. Il suono composto dagli esseri umani e prodotto con generosità ed emozione è ciò che noi chiamiamo musica. E proprio come usiamo la musica per esprimere parti di noi che altrimenti sarebbero nascoste, così possiamo usare la tecnologia per rendere visibile quello che nel mondo della natura è invisibile. In Biophilia, potrete sperimentare come possono incontrarsi i tre elementi. Natura. Musica. Tecnologia – Ascoltare. Imparare. Creare”.

    E' un viaggio nell'universo, “Biophilia”. Un'esperienza multimediale e interattiva su varie piattaforme. L'applicazione “madre”, che può essere già scaricata su iTunes, rappresenta una galassia tridimensionale.  Ogni brano dell'album, poi, ha la sua applicazione indipendente, che si collega a quella principale. Ci saranno dieci estensioni che corrispondono alle dieci tracce dell'album come dieci nebulose (Moon, Thunderbolt, Virus, Crystalline, Cosmogony, Dark Matter, Hollow, Sacrifice, Mutual Core, Solstice). Come in una casa con varie stanze, all'interno di ogni stanza è possibile suonare, nel significato francese di “jouer” (giocare) con la musica, la musicologia e il tema scientifico del pezzo. Posizionandosi sulla nebulosa “Tunderbolt”, per esempio, sarà possibile ascoltare il pezzo, leggere il testo e la notazione musicale, capire come si generano i fulmini e disegnarli sul touch screen.

    La One Little Indian, l'etichetta indipendente con sede a Londra che ha pubblicato la maggior parte degli album di Björk, ha spiegato però che “Biophilia” non si fermerà al digitale. Il carrozzone di strumenti, collaboratori e tecnologie si sposterà in otto città durante tre anni, rimanendo in ogni città per sei settimane con due concerti alla settimana. Oltre ai concerti, verranno organizzati dei laboratori musicali per bambini, la Biophilia Music School, in collaborazione con le scuole locali. Il sito internet di Björk, björk.com, per l'occasione è stato rivoluzionato nella grafica e nei contenuti. Un film in 3D diretto dal regista francese Michel Gondry permetterà di esplorare il processo di creazione di Biophilia.

    Scott Snibbe è un artista americano e designer di media interattivi. E' famoso per aver sviluppato applicazioni come Gravilux, Bubble Harp e OscilloScoop (un software di musica generativa che permette di creare sequenze di note sfiorando degli elementi grafici) e soprattutto per l'istallazione “Transit” all'aeroporto di Los Angeles (centinaia di silhouette che ballano al terminal arrivi).  Un anno fa Snibbe ha ricevuto una telefonata da Reykjavík: “Björk  mi ha chiesto di collaborare a un ‘app album'”, dice al Foglio Snibbe, “mi ha accompagnato attraverso ogni canzone dell'album e mi ha spiegato le sue idee. Lavora con i suoi collaboratori con intensità e concentrazione, e questo rende il lavoro estremamente stimolante”.

    Per coordinare tutte le collaborazioni (un numero imprecisato di artisti, videomaker, scienziati e musicisti) e spiegare a ognuno il significato del progetto, Björk ha scritto un lungo manifesto: “Tutto è iniziato dall'idea di un tour in una ‘casa' dove ogni stanza rappresenta una canzone”, spiega Snibbe, “le applicazioni finali sono fedeli a quello che aveva in mente in origine”.
    Il primo singolo del nuovo album, pubblicato a quattro anni di distanza da “Volta”, si chiama “Crystalline”. Björk l'ha presentato al pubblico due mesi fa, con un video di trenta secondi caricato sul suo canale YouTube. Nel teaser Björk, stretta in una giacca a vento bianca (“è il mio colore preferito, il bianco vaporoso”), guida una Land Rover lungo un ghiacciato paesaggio islandese ascoltando la sua canzone. Niente di più facile. Chiunque sia stato a casa sua durante la lavorazione di un album la ricorda assorta nell'ascolto della sua musica. Non c'è autoreferenzialità, ma perfezionismo, la ricerca irrefrenabile del suono più vicino all'armonia: “Credo di avere questa missione, che può sembrare un po' stupida: cercare la canzone perfetta. Sarà pure una favola, ma non l'ho ancora trovata. Ho cinquant'anni per cercarla, e sono disposta a fare qualunque cosa”. Anche quando utilizza i social network, Björk non lo fa per promuoversi o elencare i malanni di stagione, ma per dare consigli sull'ascolto: “Vi chiedo un piacere, per favooooreeee!!! Se ascoltate ‘Cosmogony', fatelo con le cuffie. Ha una base che altrimenti non si sente”. Saluta sempre con “warmth”, con calore. Su Facebook segnala il video di Omar Souleyman, il cantante siriano che ha eseguito le cover di due sue canzoni, oppure pubblica il video di Manu Delago, un percussionista che ha voluto con lei nella realizzazione delle musiche di Biophilia e che suona lo hang, uno strumento a forma di Ufo creato in Svizzera undici anni fa.

    Il 30 giugno scorso Björk è arrivata con lo show di “Biophilia” al Campfield Market Hall di Manchester e ha svelato i suoi tre anni di lavoro davanti a milleottocento persone. Sul palco, un coro di ventiquattro ragazze, le Graduale Nobili. Ma se “Biophilia” è un'avventura scientifica e ogni brano ha un corrispondente digitale, anche il live fa parte integrante dell'esperienza educativa. Per questo Björk ha voluto sul palco le bobine di Tesla, che permettono di creare artificialmente dei fulmini per accompagnare la traccia “Thunderbolt”. Ha voluto il Gameleste, uno strumento ibrido ideato da lei e commissionato a un mastro liutaio inglese, Matt Nolan. Sul suo canale di YouTube è possibile addirittura vedere le fasi della creazione: “Abbiamo distrutto il mio vecchio celeste e sostituito le note con delle barre in bronzo compatibili con la registrazione midi. Adesso posso suonarlo in modalità remota da un iPad ovunque io mi trovi”. Ha voluto un pendolo di nove metri in grado di creare suoni come se fosse un'arpa. Ispirata dalla dimostrazione di Foucault e dal testo di Sjón per la canzone “Solstice”, ha commissionato lo strumento all'Istituto di tecnologie del Massachusetts: “Mi piace molto questa idea di una linea di basso che funziona come un pendolo. E' guidato dalla gravità e ha una sorta di regolarità, ma è anche irregolare, allo stesso tempo”. Ovviamente c'è voluto l'aiuto del Museo della scienza e dell'industria di Manchester (il Mosi) per preparare la performance, ma non è nuova a questo genere di cose. Björk è della scuola di chi si sporca le mani per cercare i suoni (in una intervista alle “Invasioni Barbariche” anche il musicista di casa nostra, Marco Castoldi in arte Morgan, mostrò le sue “mani da operaio” a Daria Bignardi, dicendo di aver appena finito di smontare un pianoforte. Anche il prossimo album di Morgan sarà in parte prodotto con l'iPad). Durante il tour di “Vespertine” Björk  si portò sul palco un croupier: il rumore delle carte era perfetto per riprodurre il  suono dei passi sulla neve fresca.

    Il Gameleste è uno strumento che unisce il celeste, il gamelan, ovvero l'orchestra a percussioni di origine indonesiana, e la tecnologia MIDI: “L'elettronica, l'interattività e la matematica sono dei modi per esprimere il modello della natura”, dice Snibbe al Foglio, “e in questo mi sento molto legato a Björk. Anche lei crede che questo sia il modo giusto per sentirsi vicino all'universo e al pianeta”. Perché per Björk “sacrificare la natura per le nuove tecnologie è un concetto obsoleto. Tutto quello che sto facendo non mi sembra sperimentale, è che viviamo in un'epoca di conservatori in cui i Beatles, se pubblicassero oggi il loro primo singolo, verrebbero considerati d'avanguardia. C'è bisogno di buttarsi un po' verso l'ignoto”. Anche secondo Snibbe quello che fa la betulla d'Islanda è del tutto normale: “Intorno agli anni Sessanta abbiamo smesso di far interagire le discipline. Adesso stiamo tornando alle radici e alla natura della musica, che esiste da trentacinquemila anni”. Franco Zanetti, direttore di Rockol e critico musicale, dice al Foglio che “qualsiasi forma di innovazione è da guardare e aspettare con curiosità e non con scetticismo”. Vero è che a volte, alcuni progetti ingegneristici “sembrano fatti apposta per stupire”, soprattutto per quanto riguarda la strumentazione: “Anche Franco Battiato negli anni Settanta suonava con il VCS3. Era convinto del valore sperimentale della sua musica. Eppure se un artista si confina nel mondo della non-comunicazione è fruibile solo per quella porzione di pubblico che è disposto a fare uno sforzo in più”. C'è da aspettare, dunque, e da chiedersi se quella di Björk è una strada nuova, ma per Zanetti “lo sapremo tra vent'anni, se si insegnerà nelle scuole. In ogni caso Biophilia è un gioco, e ha il pregio di avvicinarci alla musica”.

    Intanto Björk ha trascorso gli ultimi tre anni della sua vita a studiare “Biophilia”. Nel suo un attico di duecentottanta metri quadri a Brooklyn Heights adesso vive con il secondo marito, l'artista americano Matthew Barney, e la figlia Isadora che ha nove anni. L'altro figlio, Sindri, ha venticinque anni, fa il giornalista e ogni tanto suona. E' il figlio di Thór Eldon, la storica spalla di Björk ai tempi dei Sugarcubes. E' il figlio del punk e del successo. Björk vorrebbe che la sua casa a Brooklyn Heights somigliasse a una casa di campagna, la fattoria in cui è iniziata la creazione di Biophilia. Non è molto che è tornata a vivere tra New York e Londra restando lontana per lunghi periodi dall'Islanda. E' stato dopo il grande tonfo del 1996: l'aggressione alla giornalista a Bangkok, la fine del suo matrimonio, lo scampato attentato da parte di un fan che prima di inviarle un pacco bomba si era sparato davanti a una videocamera. Il pacco era stato intercettato ma la bomba mediatica era scoppiata, e lei scappò per un po' nella sua Islanda. Eppure nessuno si è mai dimenticato di lei. I suoi occhi è impossibile dimenticarli, ogni pubblicitario vorrebbe lavorare con un volto così caratterizzato, e una voce inconfondibile per tecnica e tonalità (“La voce matura dell'Islanda e il timbro di una bambina”, dice di lei Thom Yorke). Grazie ai suoi occhi ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes del 1999, nel ruolo di attrice protagonista in “Dancer in the Dark” di Lars von Trier.

    Sua madre è Hildur Rúna Hauksdóttir, una ex hippie che nel 1977 aiutò la figlia a produrre il suo primo album, “Björk”, quando aveva solo 11 anni e cantava “I love to love”. Hildur nel 2002 fece tre settimane di sciopero della fame per protestare contro la costruzione della centrale idroelettrica di Kárahnjúkar. Posizionata al centro del secondo polmone verde d'Europa e approvvigionata da uno dei più grandi ghiacciai del mondo, il Vatnajökull, la centrale ha iniziato a produrre energia nel 2008. Il padre di Björk, sindacalista e leader dell'Unione elettricisti islandesi, divorziò dalla moglie poco dopo la nascita della figlia, ma anche lui nel 2005 si scagliò contro la gestione del governo islandese della centrale di Kárahnjúkar, denunciando le precarie condizioni degli operai (per il settanta per cento stranieri) impegnati nella costruzione e gestiti da un'azienda italiana, Impregilo.

    La verve politica Björk l'ha ereditata dai genitori, ma anche no. E' la ricerca dell'equilibrio nella natura, è l'armonia delle sfere a influenzare le sue scelte artistiche, a cominciare dall'album “Homogenic” (una “dichiarazione d'amore per la natura islandese”) e il video di “Jóga”, fino alla presentazione, lo scorso anno, di un'interrogazione parlamentare sull'impatto ambientale che potrebbe avere lo sfruttamento delle risorse naturali islandesi da parte di una compagnia di servizi energetici svedese. Più di recente, dopo la bancarotta del suo paese, è diventata portavoce del movimento che si oppone alla vendita della terza azienda che produce energia in Islanda, la HS Orka, alla società canadese Magma. Ha raccolto oltre ventimila firme in attesa di un referendum: “Molta gente la pensa come me: possiamo continuare a vendere le nostre banche, le nostre case. Ma non possiamo vendere le nostre risorse naturali”. E sono state altrettanto violente le sue prese di posizione per l'indipendenza del Kosovo e del Tibet – nel 2008 le fu cancellata la data di Novi Sad perché aveva dedicato il brano “Declare independence” al Kosovo; stesso destino per le date cinesi dopo che a Hong Kong cantò “Tibet, Tibet, raise your flag!”. Björk è quella che chiede agli haker di mettere le mani sulla sua applicazione e renderla fruibile anche per i possessori di Android (salvo poi raddrizzare il tiro nella parte illegale della richiesta). Björk è quella che litiga con il suo insegnante di musica di Reykjavík perché si suona poco (“tutto questo retrò… Beethoven e Bach rompono il cazzo!”). Avrebbe voluto costruire una scuola per avvicinare i bambini agli strumenti, e ora se n'è fatta una itinerante. Spiega Snibbe: “L'arte è il modo di comunicare il significato di ogni argomento. La scienza è lo strumento per capire la natura della realtà. La musica è il nostro sistema di comunicazione più emozionale. Metti tutto questo insieme e avrai un'emozionante storia sulla natura della realtà”. Biophilia.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.