Affari nostri

Annalena Benini

La protagonista di “I love shopping” cominciò con l'occultare le lettere della banca (“Okay. Niente panico. Niente panico. E' solo un estratto conto della Visa. E' solo un pezzo di carta con qualche numero scritto sopra. Che paura può farmi?”), poi passò a inventarsi gambe rotte e drammi familiari quando le telefonavano per il notevole rosso raggiunto, infine fece passare il direttore della banca, che cercava di recuperare i  soldi spesi in scarpe e biancheria intima (“L'intimo è un diritto umano inalienabile”) per un molestatore sessuale, uno stalker.

    La protagonista di “I love shopping” cominciò con l'occultare le lettere della banca (“Okay. Niente panico. Niente panico. E' solo un estratto conto della Visa. E' solo un pezzo di carta con qualche numero scritto sopra. Che paura può farmi?”), poi passò a inventarsi gambe rotte e drammi familiari quando le telefonavano per il notevole rosso raggiunto, infine fece passare il direttore della banca, che cercava di recuperare i  soldi spesi in scarpe e biancheria intima (“L'intimo è un diritto umano inalienabile”) per un molestatore sessuale, uno stalker. 

    Era un romanzo, anche piuttosto chick lit: ogni capitolo si apriva con le lettere sempre più minacciose dell'istituto di credito, il direttore era un uomo comprensivo e ironico, e comunque nemmeno a una furbissima scrittrice di bestseller allegri sarebbe venuta in mente la coscienza finanziaria preventiva: i funzionari dell'Ukar (società statale inglese che guida la gestione di due banche fallite e ora nazionalizzate) hanno deciso seriamente di verificare le spese dei loro correntisti con mutuo (a interesse variabile), e di telefonare a quelli che spendono troppo in ristoranti, o mutande, o palestre per ricordare loro che hanno un debito molto importante da pagare, e quindi è il caso di risparmiare sulle futilità. Decine di migliaia di tizi, considerati consumatori ad alto rischio, verranno controllati ogni volta che strisciano la carta di credito, monitorati quando fanno shopping online, trattati come cretini bisognosi di un grillo parlante, e terrorizzati con telefonate che spiegano quali sono le priorità, e se non è il caso di rinunciare a quell'abbonamento Sky, o a quella borsetta, e di smetterla di comprare applicazioni per l'iPhone.

    Ora, se telefona Bill Gates per dirmi che ho una gestione sbagliata del mio denaro, che al supermercato non sto attenta alle offerte, che comprare una giraffa impagliata può non essere un buon affare e che i bambini non avevano affatto bisogno di una divisa da hockey, io rispondo: hai ragione, grazie, scusa tanto e salutami Melinda. Ma se una banca fallita, che già effettua rapine quotidiane e sicuramente non vede l'ora di consigliare investimenti sbagliati, vuole anche spiegare quanti libri si possono comprare su Amazon e quanta birra si può bere al tramonto, al nobile fine di far “modificare i comportamenti”, per poter con più serenità recuperare i soldi che ha perso, allora si può davvero denunciarli per stalking (un'alternativa colorita ed estiva può essere quella di ispirarsi all'ultima telefonata intercettata di Silvio Berlusconi: “Vado via da questo paese di merda, non me ne fotte un cazzo”, sostituendo la parola paese con la parola banca e lasciando invece le parolacce al loro posto). Lo shopping, soprattutto quando è completamente inutile, non è sindacabile: meglio essere intercettati a vita che essere chiamati mentre si sta entrando in un negozio, e sentire una vocetta menagrama che dice: non lo fare, pensa alla rata del mutuo, rinuncia a Satana.

    Per le istigazioni al risparmio bastano le mogli, le suocere, le madri, i mariti (con questi ultimi è sufficiente dire: è un vestito vecchissimo, lo vedi che non mi guardi mai, come sono infelice, e di solito ci cascano). Questi atteggiamenti autoritari e invasivi, poi, fanno venire subito una gran voglia di trasgredire, un bisogno immediato di comprare su internet un cammello nano, o un corso intensivo di finlandese, una collezione di bambole di porcellana. “E sentiamo, perché compri?”, “Perché quando compro il mondo diventa migliore. Il mondo è migliore, e subito dopo non lo è più. E io ho bisogno di rifarlo”, diceva Becky piangendo in “I love shopping”. Anche se è una terribile bugia, nessuna avida banca ha il diritto di dirlo.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.