Vendola il ribaldo

Roberto Volpi

Uno lo guarda, lo ascolta parlare, quel modo aulico di gesticolare, di arrotondare le parole, di srotolare un ragionamento come fosse un tappeto dei più pregiati, di folgorare l'uditorio come neppure un solleone estivo, smemorandolo, rincitrullendolo. Lo guarda, dunque, lo ascolta, e se riesce a scansarne la malìa pensa: ma che gran figlio di buona donna.

    Uno lo guarda, lo ascolta parlare, quel modo aulico di gesticolare, di arrotondare le parole, di srotolare un ragionamento come fosse un tappeto dei più pregiati, di folgorare l'uditorio come neppure un solleone estivo, smemorandolo, rincitrullendolo. Lo guarda, dunque, lo ascolta, e se riesce a scansarne la malìa pensa: ma che gran figlio di buona donna.

    Vendola è una figura retorica, in un certo senso. Prima di essere il presidente della Puglia, il segretario del Sel, un politico dall'incerto passato e dal sopravvalutato avvenire, Vendola è il suo alter ego. Vendola in quanto Vendola (è qualcosa più di un sospetto) non esiste. Esiste quella figura ectoplasmaticamente errabonda quanto persistente che si aggira per l'Italia di piazza in piazza, di televisione in televisione, da un uditorio all'altro, da un incontro a un nuovo incontro, da un comizio al successivo, giorno dopo giorno, settimana mese anno dopo settimana, mese, anno. Ma nessuno sa bene perché, a quale scopo, dal momento che nessuno sa cosa farebbe e penserebbe di fare davvero Vendola, se esistesse.

    L'alter ego di Vendola è il governatore della regione Puglia, intanto. Ora, l'alter ego vendoliano sta alla presidenza della Puglia come un venditore d'almanacchi sta al futuro. E' sommamente improbabile che possano giocare un ruolo di qualche rilievo, il rifilatore di almanacchi sulle configurazioni del domani e l'alter ego di Vendola sui destini della Puglia – dove, coerentemente, non lo si trova pressoché mai. Ma del venditore d'almanacchi sappiamo tutto, ne ha parlato perfino Giacomo Leopardi, mentre di Vendola in quanto Vendola niente, dal momento che con molta probabilità non esiste neppure. Una precisazione: semmai Vendola si decidesse a comparire, smentendomi, dimostrando la sua presenza materiale e corposa e dispensatrice di effetti, va da sé che dovrei riscrivere il pezzo che state leggendo o almeno invitarvi a tener conto che l'assunto dal quale parte, che Vendola non è che una figura retorica mentre la vita concreta è appannaggio del suo alter ego, si è rivelato sbagliato. Cosicché, se comparisse, dovrei anche puntualizzare che non è lui, il Vendola-Vendola, il mio nemico.

    Fatta questa precisazione, aggiungo che per semplificare la lettura mi riferirò da questo momento all'alter ego di Vendola chiamandolo Vendola e a Vendola (che per l'opinione che mi sono fatto è esistito, sia pure con malferma consistenza) chiamandolo Vendola-Vendola. In verità io suppongo che Vendola-Vendola non mi starebbe neppure antipatico, credo di conoscere il tipo. Aperto, sorriso pronto, marxista e terzomondista, lui e pure il sorriso, ma con anche una spruzzata di cristianesimo sociale, tutto proteso a riparare i torti dell'occidente, e quindi sentimentalmente legato a profughi e immigrati di tutte le plaghe del mondo, e del capitalismo, e quindi amorevolmente portato verso poveri ed emarginati ovunque collocati, poco propenso al dubbio e per niente all'esame autocritico del proprio operato, baldanzoso perché convinto di pensare solo cose alte nobili e giuste, innamorato di sé al punto da permettersi l'orecchino, impugnare la propria omosessualità come un vessillo e offrirsi agli altri senza risparmio (ma solo a patto che questi altri ne sappiano riconoscere la disinteressata superiorità), onesto a prova di bomba ma soltanto perché incapace di concepire (e scorgere là dove si annida) la disonestà, negato alla praticità, quotidiana ed esistenziale, portato agli scenari immaginifici e ai propositi di salvazione umana, convinto di poter giocare un ruolo sugli scenari della grande politica e di influire così sui destini del paese e degli italiani al gran completo (senza disprezzare eventualmente il mondo).

    Chi non ha conosciuto nella vita uno, dieci e forse cento personaggi più o meno così? Ecco come sarebbe Vendola-Vendola, non avesse ceduto il passo a Vendola: immeritevole, del tutto immeritevole, di attirarsi antipatia, non dicasi inimicizia, e men che meno odio. Così è questo, esattamente, ciò che io credo sia successo: che a cominciare da un certo momento della sua vita Vendola-Vendola si è lasciato risucchiare pezzo a pezzo da Vendola, visto e considerato che personaggi come Vendola-Vendola, a tal punto comuni nell'antropologia della sinistra (in quella della destra ne vigono tutt'altri, più terragni e carogne, anche se più spicci e concludenti), non hanno futuro, politicamente e mediaticamente parlando. Ora io devo però riconoscere, al riguardo, che non so se questa sostituzione sia avvenuta proprio a un livello razionale, o se l'inconscio non abbia giocato il suo bel ruolo. Se insomma Vendola-Vendola a un certo punto non abbia fatto tanto di calcoli che sarebbe rimasto pur sempre un ragazzotto della politica se non avesse azzardato a buttare in campo il suo alter ego: Vendola. O se non gli sia per così dire sfuggito di mano, quel ribaldo d'un Vendola, a sua insaputa, lui malgrado. Fa niente. Il risultato è lo stesso, ed è questo: che Vendola-Vendola è sparito dalla circolazione e al suo posto è spuntato – ma non come Minerva dalla testa di Giove, di colpo, e neppure come un mister Hyde qualunque che sloggia il dottor Jekyll con una bevutina d'un fumigante infuso – dopo una paziente costruzione, tipo gli alieni che pigliano il posto degli umani con un lento processo di mutazione per un verso (in quanto alieni) e di assimilazione per l'altro (per diventare para-umani), appunto Vendola il ribaldo. Operazione resa possibile dal fatto, come ciascuno capirà, che Vendola-Vendola non era in fondo che un illustre sconosciuto. Tanto da lasciarci oggi alle prese con l'amletico dubbio se egli sia davvero esistito. Probabile di sì, ma diciamola tutta: non ci fosse stato l'alter ego, Vendola il ribaldo, quella figura retorica e ridondante, aulica e svaporante, che ne sarebbe stato di Vendola-Vendola? Inutile che stia a dire/dare la risposta. E però mi si potrebbe sempre obiettare che non è corretto prendersi come nemico Vendola quando non è neppure sicuro che un Vendola-Vendola sia esistito o che, pur essendolo, abbia lasciato apprezzabili tracce. Sarebbe un po' come scegliersi Topolino o Indiana Jones o il loro rispecchiamento cattivo in Gambadilegno e l'archeologo francese René Belloq: tutta roba di fantasia. Niente di più sbagliato. Il mio nemico, e dirò subito in che senso preciso, è l'alter ego Vendola, e non Vendola-Vendola, perché gira e rigira quello in carne e ossa è lui e non l'altro, è lui che guida (eufemismo estremo) la regione Puglia, lui che cannibalizza il Sel (pura invenzione dell'alter ego Vendola: come a dire qualcosa di totalmente fantasmatico, il soffio d'una passata elettorale così e così ed è bella che sparita), lui che aspira a competere con Bersani alle primarie di coalizione del centrosinistra. Lui che potrebbe sfidare il designato da Berlusconi per la guida del paese quando sarà. No, dico, avete presente? Un alter ego che dopo aver alter guidato la Puglia minaccia di alter guidare l'Italia, sortendo il simil effetto del venditore d'almanacchi sul futuro. A tutto c'è un limite, anche in Italia. Ecco perché mi sono deciso e quando mi hanno detto, dal Foglio, scegliti un nemico ho optato per Vendola (non Vendola-Vendola). Perché è pericoloso. Molto. E pure per se stesso, che finisce per credersi chi non è.

    Ora, è ben vero che nella sua Puglia lo adorano (questo, almeno, è quel che si sente dire, pur se molti segnali danno l'adorazione in discesa), non sospettando di avere a che fare soltanto con un alter ego e anzi proprio pensando che di Vendola non esista che Vendola senza tante storie. E credendo, assicurandoci che non c'è che un solo Vendola, di fargli un favore, a quest'ultimo, mentre è chiaro che Vendola si salva soltanto supponendo che abbia preso il posto di quell'altro, l'innocuo e pressoché sconosciuto, e chissà se mai esistito, politico di seconda e forse terza fascia, Vendola-Vendola. Insomma, è la supposta antecedente esistenza di Vendola-Vendola a riscattare, nel suo così consolante e umano anonimato rischiarato da qualche breve lampo che soltanto gli addetti ai lavori riuscivano a cogliere, peraltro subito dimenticandolo (indizio, quest'ultimo, che sembrerebbe far pendere la bilancia per l'inesistenza), l'operato inerte, non già maldestro quanto dimentico di sé come il vagare di colui che per un colpo in testa non ricordi più nulla, del Vendola che in Puglia si ostinano a considerare il governatore, alla Sel il segretario che più segretario non si può e nella sinistra il possibile competitor del predestinato dell'altra parte politica. Tutti mostrando di non capire la realtà, dilemmatica più di sempre. Ossia che Vendola può salvarsi soltanto ritornando (come non saprei, magari per una resipiscenza improvvisa, roba rara in assoluto e peggio ancora tra i politici) al Vendola-Vendola, o almeno dandogli corpo nell'eventualità non fosse esistito – cosa che, ripeto un'ultima volta, le cronache politiche non chiariscono fino in fondo. Ma che se Vendola fa così, di ritornare al Vendola-Vendola, è bello che spacciato come politico di punta, visto che quell'altro, quello eventualmente vero, non era niente di che. E' così che, in questo guazzabuglio, l'ipotesi di gran lunga più plausibile è che Vendola, l'alter ego, continui per la sua strada di Vendola giacché, per quanto incerta e sospesa, pronta al minimo smottamento che la risucchierà, è pur sempre la sola che può ancora garantirgli una speranza di grandezza.

    Che, poi, non è nemmeno detto che la strada vendoliana s'inabissi al primo smottamento “come sprofondano i piroscafi in mare con tutte le luci accese” (copyright Panella-Battisti). Ed ecco la seconda ragione della mia ostilità. Lo so che può sembrare impossibile, ma è ormai tempo di prendere in esame l'impossibilità visto e considerato che la men che claudicante guida della regione Puglia gli ha fruttato, unico esempio al mondo, applausi, notorietà, un nome, un personaggio. Il ribaldo Vendola, l'alter ego, la figura retorica, il ridondante, l'aulico, il sovranamente ma a suo modo impeccabilmente inconcludente Vendola che conosciamo (quell'altro, sempre ammesso che abbia calcato questo duro suolo, non lo ricorda più neppure il gatto) è da lì che spicca il volo nell'empireo, dalle spianate pugliesi (altro miracolo, a suo modo). Cosicché io non mi stupirei di ritrovarmelo ministro della Salute, se non proprio primo ministro, nel non impossibile governo di centrosinistra che verrà. O alle Politiche comunitarie, a disbrigare i fondi europei. Se in questi campi la Puglia brilla al rovescio c'è infatti da considerare che Vendola si è dimostrato un vero mago, capace com'è stato di far fruttare a proprio vantaggio anche i rovesci. E questa signori è classe. Ribalda, ma pur sempre classe.
    Cosicché io credo di indovinare, cari lettori, quel che vi salta in testa a questo riguardo, anche se non ne andate fieri di questo salto a vostra volta nella ribalderia (nella scommessa, finanche nell'azzardo), vi salta in testa che potremmo proprio metterci nelle mani d'uno così, capace di trasformare in simil oro anche la materia più vile e disastrata e controversa. E ciò a maggior ragione nelle secche che la stagione odierna sta dispensando alla sbuffante barca italica, vogliosa di risalire ma impicciata da fardelli che vengono da lontano e da più recenti impedimenti, bonacce impreviste e sestanti mal calibrati e bussole smagnetizzate.
    Capite dunque perché proprio lui è il nemico? Perché agita le acque come un corsaro, nemico giurato dei conti del dare e dell'avere, chiamando tutti all'abbordaggio del panciuto galeone dei potenti responsabili di tutti i nostri guai battente bandiera berlusconiana. Siamo buoni e innocenti, e non soltanto sfruttati e vessati come sempre da che mondo è mondo – ci esorta. Ci manca solo di arrovesciare il galeone con tutti gli ospiti a bordo e la cosa è fatta – giura. Il seguito seguirà, nel senso che affondato il galeone i mari torneranno a vomitarci addosso tutto il pesce che desideriamo senza che neppure lanciamo una lenza, un amo, una rete – garantisce.

    Se lo può permettere, lui, un discorso così. Già la faccia – pensateci – è quella di un corsaro nero, solo meno asciutta e per niente scavata, ma enigmatica e sfrontata, e come segnata dalla lunga abitudine all'improvvisazione di fronte a un pericolo sempre seppellito sotto un profluvio di parole da bar della politica, segnata com'è, oltretutto, da un piratesco orecchino, e semmai mancante di bandana che potrebbe però strappare a Berlusconi nell'assalto finale all'odiato galeone. Ma corsari e pirati dopo le battagliate imprese non trovano mai le rotte giuste per durare, cosicché con loro non si esce mai dai mari procellosi, e semmai ci si perde chissà dove, fuori da ogni possibile soccorso. Eppoi non hanno consistenza, un colpo di qua, uno di là, qualche doblone per rimpinguare casse che subito tornano a piangere, tanta apparenza, rullo di tamburi, ma sotto i denti poco e sotto i vestiti niente. Farci affidamento, su tipi così, è come affidare un messaggio alla bottiglia: roba da ottimisti patologici o da disperati appena prima della canna del gas.

    Ma, a conclusione di tutto, diciamocelo, che ce ne viene a noi dai tipi alla Vendola? Figure retoriche, alter ego che simil operano e pianificano senza mai arrivare in fondo e, in fondo, innocue e non prive di qualche nota simpatica. Si tolgono la giacca, per esempio, si rimboccano le maniche, quando attaccano ad arringare a destra e a manca, si sbracciano, si infervorano, profetizzano, galvanizzano, partono sempre lancia in resta. Salvo restare ferme o quasi. Vincere una mano e perdere immancabilmente la mezza dozzina delle successive. Architettare misure grandiose che il vento disperde come scritte sulla sabbia. E infine ritrovarsi invecchiate e pensare che ad avere un altro mezzo secolo a disposizione allora sì che avrebbero ribaltato il mondo e rimesso le cose nel verso giusto.

    Hanno anche loro, queste figure, vecchiaie da giardinetti. Tra piccioni scacazzanti e sospiri immalinconiti. Altro che pirati e tesori. Altro che Vendola. E' sempre il trionfo dei Vendola-Vendola (non si sa se neppure esistiti), in fondo. E allora, insomma, ma quale nemico.