La libertà di pedalare padano non si tocca, cari Vopos dell'isola che non c'è

Maurizio Crippa

Che lo sport leghista del momento, più del ciclismo, siano le scazzottate da saloon tra le tribù divise sotto il sole delle Alpi, l'abbiamo scritto sul Foglio di ieri. Da qui a tollerare i piccoli Vopos dell'Unità d'Italia, le Guardie rosse del presidio territoriale che vogliono vietare ai leghisti anche la libertà di pedalare, ce ne corre. Ieri a Loano, a cercare di bloccare la partenza della seconda tappa del Giro di Padania c'erano i soliti sinceri democratici di Prc, quelli che ancora vorrebbero i picchetti nelle fabbriche.

    Che lo sport leghista del momento, più del ciclismo, siano le scazzottate da saloon tra le tribù divise sotto il sole delle Alpi, l'abbiamo scritto sul Foglio di ieri. Da qui a tollerare i piccoli Vopos dell'Unità d'Italia, le Guardie rosse del presidio territoriale che vogliono vietare ai leghisti anche la libertà di pedalare, ce ne corre. Ieri a Loano, a cercare di bloccare la partenza della seconda tappa del Giro di Padania c'erano i soliti sinceri democratici di Prc, quelli che ancora vorrebbero i picchetti nelle fabbriche, ma anche qualche stordito quadro basso dem, come il vicesegretario del Pd ligure pronto a dire: “Il Giro di Padania è l'ennesima trovata propagandistica della Lega, e intanto l'Italia va a rotoli”. Un genio, perché Bersani non lo chiama in segreteria? Cos'è, hanno vietato la propaganda? E se l'Italia va a rotoli, è colpa dei pedali? Il primo giorno, i volenterosi Vopos hanno insultato e preso a schiaffi pure Ivan Basso, colpevole di fare il ciclista in una gara riconosciuta, tra l'altro, dagli enti sportivi.

    Per pedalare in Italia bisogna credere solo all'Italia? E' vietato a chi crede in una forma-stato differente, o anche solo si illude? Per decenni il sacro suolo italiano ha ospitato senza eccepire feste con salamelle che simboleggiavano per la plebe angoli di socialismo realizzato. Nessuno ha mai detto niente. La Padania non esiste? Manco la pace universale è di questa terra, ma nessuno ha mai preso a sberle gli squinternati della marcia della pace Perugia-Assisi per illegittimo attraversamento della valle di lacrime chiamata mondo reale. Persino Michele Serra ieri faceva il piccolo Zdanov con Basso. Eppure, siamo qui ancora con l'elenco di tutti quelli che andavano a cantare alla Festa dell'Unità (pagava Penati?), poi Festa dem (pagava ancora Penati), quelle dove invitavano sempre anche Michele Serra a fare lo spiritoso, ma dicevano: “La politica non c'entra, siamo qui per cantare”. Per cantarsela, se la cantano bene. Il problema è che agli altri gliele suonano pure.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"