In garage

Annalena Benini

In garage non fa differenza. L'attenzione scandalizzata sulle corde, i tubi e il bondage con soffocamento (finito malissimo, con una ragazza morta impiccata, un'altra in ospedale e l'uomo che guarda agli arresti domiciliari per omicidio colposo) è un ammennicolo da portineria, curiosità prevedibile attorno alla parola sesso, perché si può di nuovo fare i guardoni e nello stesso tempo dire: che orrore, con le corde signora mia. Ma ognuno cerca il (rischioso) godimento come vuole: andare forte in moto, lanciarsi col paracadute, raggiungere l'infarto a forza di salsicce.

    In garage non fa differenza. L'attenzione scandalizzata sulle corde, i tubi e il bondage con soffocamento (finito malissimo, con una ragazza morta impiccata, un'altra in ospedale e l'uomo che guarda agli arresti domiciliari per omicidio colposo) è un ammennicolo da portineria, curiosità prevedibile attorno alla parola sesso, perché si può di nuovo fare i guardoni e nello stesso tempo dire: che orrore, con le corde signora mia. Ma ognuno cerca il (rischioso) godimento come vuole: andare forte in moto, lanciarsi col paracadute, raggiungere l'infarto a forza di salsicce, fumare cinquanta sigarette al giorno per cinquant'anni, scalare le montagne, guidare un aereo da turismo, nuotare con gli squali, guidare come un pazzo a fari spenti nella notte, mettersi una corda al collo e saltellare dimenticandosi il coltello per tagliarla.

    Non una cosa da setta satanica, anzi una pratica popolarizzata e insegnata in uno storico circolo Arci al Pigneto, ottanta euro al mese per imparare come si annoda e come si stringe (ecco, il fatto che ci sia un corso con insegnanti specializzati in cui cercare parcheggio, sedersi, prendere appunti e studiare le regole dell'erotismo fa vagamente tristezza, magari fuori piove e si è di cattivo umore, oppure un tizio carino vorrebbe portarci al cinema ma no, c'è la lezione di orgasmo con calpestamento, non posso mancare). Come in quella canzone di Fabrizio De André, “Non vi conviene venir con me dovunque vada, ma c'è amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada”, la cattiva strada è ovunque ed è di tutti, quindi non ha senso frugare il profilo Facebook di questo ingegnere per trovarci frasi premonitrici, facce macabre o prove di perversione.

    Il gioco del respiro, raccontato sui giornali,
    sembra una particolare cretinata, ma allo stesso modo del lancio con l'elastico, quel bungee jumping che è passato di moda. Certo, nel film “Killing me softly” era tutto molto più glamour, lunghe sciarpe bianche di seta, camino, corpi perfetti e nessun incidente: appena lei, Heather Graham, comincia a sentire un inizio di tossetta fastidiosa le sciarpe di seta cadono morbidamente sul tappeto bianco (lui comunque si rivelerà uno psicopatico, quindi era più sicura la noia del piacere coniugale nello spazio concesso tra una partita in tivù e il sugo che si attacca alla pentola). La cattiva strada riguarda tutti e tutti la percorrono come vogliono: anche in un fetido garage attaccandosi a dei tubi una volta ogni tanto (cercando qualcosa che sia almeno ancora un po' vietato). Si possono comunque, senza paura di sembrare provinciali, rimpiangere i bei tempi dei piaceri semplici: un impermeabile e niente sotto, una mrs Robinson, una laguna blu, perfino la scena del frigorifero di “Nove settimane e mezzo” (preistoria erotica), in cui non sembrava che loro due fossero andati, prima, a sedersi su sedie scomode per una lezione su cosa intendevano esattamente per cattiva strada.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.